Domenica 5 Maggio 2024 - Anno XXII

Un secondo quarto di luna all’Hangar Bicocca

Inaugurato ieri sera il prosieguo della mostra Terre Vulnerabili, nello spazio d’arte contemporanea di via Chiese. La rassegna, di installazioni e opere site specific, crescerà di volta in volta fino a giugno prossimo

Grotta in cera di Invernomuto (Courtesy Fondazione Hangar Bicocca, Copyright Agostino Osio)
Grotta in cera di Invernomuto (Courtesy Fondazione Hangar Bicocca, Copyright Agostino Osio)

Terre Vulnerabili, il progetto espositivo d’arte contemporanea di Hangar Bicocca a Milano, ha aperto ieri la sua seconda mostra, “Interrogare ciò che ha smesso per sempre di stupirci”. Per una sera, un pubblico variegato e curioso di visitatori si è fatto strada nella fredda nebbia dell’ex-area industriale di via Chiese per vedere le opere del gruppo di artisti scelti da Chiara Bertola. Le installazioni site specific, realizzate per l’occasione o ripensate per questa sede, sono chiamate il “secondo quarto” perché la loro cadenza è ispirata alle fasi lunari e il progetto, iniziato a ottobre, prevede che le opere presentate nella prima mostra restino esposte, affiancate via via dalle altre. La mostra cresce su se stessa, ispirata a un dinamismo che si ritrova nello spirito dei lavori: il divenire che ha due facce, lo sviluppo e la dissoluzione, come suggerisce il tema annunciato, la vulnerabilità.

Tutto scorre

Gli
Gli “Appunti di viaggio” di Adele Prosdocimi (Courtesy Fondazione Hangar Bicocca, Copyright Agostino Osio)

Nella “growing exhibition” le opere del primo e secondo quarto tendono a confondersi; chi ha già visto la mostra di ottobre riconoscerà però le installazioni nuove, di Bruna Esposito, Yoma Friedman, Carlos Garaicoa, Invernomuto, Christiane Löhr, Kimsooja, Margherita Morgantin, Adele Posdocimi, Remo Salvadori, Nico Vascellari. Per i neofiti, le emozioni che ciascuna opera porta con sé si potranno ben interpretare con la lettura delle schede introduttive; la sorpresa ripagherà in modo immediato. Le opere parlano dei mutamenti perché mutano sotto gli occhi del pubblico, come la grotta di cera di Invernomuto, pensata per sciogliersi a poco a poco nel corso dei mesi. Altre alludono all’ambiguità tra gioco e dramma: nel video di Nico Vascellari, uno spettacolo pirotecnico, in un edificio distrutto dalla guerra, viene associato ai suoni di Tiberio De Poi, che imita le esplosioni dei fuochi d’artificio.

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Esercizi di visione

Elisabetta di Maggio, Dissonanze, 2010 (Courtesy Fondazione Hangar Bicocca, Copyright Agostino Osio)
Elisabetta di Maggio, Dissonanze, 2010 (Courtesy Fondazione Hangar Bicocca, Copyright Agostino Osio)

Gli artisti non hanno lavorato da soli: il progetto ha previsto incontri comuni, un dialogo, che Adele Prosdocimi ha registrato nell’opera Appunti di viaggio, ricamando alcune delle espressioni emerse su piccoli tappeti di feltro. Le riflessioni degli autori si scoprono camminando accanto ai “Sette palazzi celesti” di Kiefer, l’esposizione permanente che ha dato notorietà all’Hangar Bicocca. Chiara Bertola ha ricordato che ci sono anche opere che non cambiano nel corso dell’esposizione, come i cubi di marmo bianco di Remo Salvadori, disposti a forma di stella, quasi fossero “punti di riferimento”. La stessa Bertola ha dichiarato che “la mostra chiede molto anche al visitatore; chiede di saper aspettare che le cose accadano, …, di ritornare più volte per vedere che cosa sia cambiato”. L’intenzione, “sollecitare dentro uno spazio forte e spettacolare opere che diventano esercizi all’ascolto, alla visione, al silenzio”. (03/02/2011)

 

Terre vulnerabili II.

Interrogare ciò che ha smesso per sempre di stupirci.

Dal 3 febbraio a maggio 2011

Info: www.hangarbicocca.it

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