Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Dove volano le Cicogne

Pendolarismo cultural-gastronomico tra Milano e l’Estremadura, con puntata finale nel trionfo Andaluso di una natura pressoché intatta, ricca di una preziosa avifauna. Senza dimenticare (ci mancherebbe!) i ‘gustosi’ approvvigionamenti mangerecci

L'elegante volo di una cicogna
L’elegante volo di una cicogna

Ero già stato molte volte in Extremadura, la verde Comunidad nel sudovest della Spagna (per spiegarci, tra Madrid e Lisbona). E ho pure scritto alcuni articoli sulla sua ricca storia e sul suo ecologico ‘appeal’ (sennò mica vi risiederebbero per tutto l’anno le cicogne dall’elegante volo) perché li merita davvero, non certo per la mia bizzarra appartenenza alla associazione dei giornalisti di quella regione. Mai, però, avrei pensato che a distanza di pochi giorni vi avrei compiuto due viaggi, andate e ritorni per differenti motivi e vicende.

La prima trasferta – tra le tante mète la Fitur di Madrid – consistette infatti in una bella straccata in auto (più di 5000 chilometri) che mi permise, però, di tornare in compagnia di un divino prosciutto Pata Negra, vari esemplari del sapido formaggio Torta del Casar e di profumato Pimentòn, una Paprika di cui necessitavo per una rivisitazione del risotto alla milanese.

Dopo il bel Don Felipe, rotta verso sud

Castello di Benalcàzar
Castello di Benalcàzar

Più ‘umano’, invece, il quasi contestuale secondo viaggio, meno stressante perché avvenuto mediante comodi voli e dalle motivazioni più nobili. Ero appena tornato quando Paco Rivero, presidente dei citati ‘periodistas estremeños’ mi invita (e disciplinatamente non potevo che rispondere ‘Obbedisco’) al monastero di Yuste (Buen Retiro dell’imperatore dopo la sua abdicazione). Motivo della convocazione: assistere alla consegna del Premio Carlos V all’europeista Javier Solana da parte del principe delle Asturias (durante il cocktail che seguì l’Acto, divertente siparietto di cameriere in estasi ammiranti il bel don Felipe, sposo della Princesa Letizia, quella della fiaba: da giornalista della tivù a futura regina di Spagna).

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Quanto alla mia precedente trasferta, al volante, posso dire di aver condotto la mia coèquipier a visitare bei posti, vabbè, forse un po’ di fretta, perché l’Extremadura (due sole le province, Badajoz e Caceres), è grande, 41.000 chilometri quadrati, come l’Olanda. Una regione continentale, quindi senza mare e spiagge, che però può vantare, grazie a svariati bacini artificiali, di essere la regione europea con la maggior superficie di acque.

Estremadura, polmone verde d’Europa

Un avvoltoio nel Parco Nazionale di Monfrague
Un avvoltoio nel Parco Nazionale di Monfrague

L’itinerario della gita? Lasciata Madrid sulla Autovia (ex Carretera) dell’Extremadura, ed entrato nel nordovest della regione a Navalmoral de la Mata, ho compiuto l’ennesima sosta (si teme sempre che le foto non bastino mai) nella a me cara Trujillo (località che più ibero-americana di così non si può: vi nacquero i due fratelli Pizzarro – grazie a loro esiste il detto ‘vale un Perù’ – e Orellana, quel signore che si fece una passeggiata dal Pacifico all’Atlantico alla scoperta del Rio delle Amazzoni, gesto eroico anche oggidì). E datosi che in Extremadura, ultimo polmone verde d’Europa (idea: mandarvi i milanesi a ripulirsi le vie respiratorie dalle polveri sottili), si va soprattutto per ammirare la Naturaleza e nel nome dell’ecologìa, eccomi al Parco Nazionale di Monfrague: avvoltoi (elegante il collare di quello ‘leonado’), aquile e la magnifica Cicogna nera.

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