Mercoledì 15 Maggio 2024 - Anno XXII

Dove volano le Cicogne

Pendolarismo cultural-gastronomico tra Milano e l’Estremadura, con puntata finale nel trionfo Andaluso di una natura pressoché intatta, ricca di una preziosa avifauna. Senza dimenticare (ci mancherebbe!) i ‘gustosi’ approvvigionamenti mangerecci

Dalla Siena di Spagna (Caceres) alla piccola Siviglia (Zafra)

Un piatto di jamòn Pata Negra
Un piatto di jamòn Pata Negra

Dalla Torre del Homenaje di un castello arabo eppoi medioevale si domina un’ansa del Tago: gran bel panorama. Vista la vicinanza (e la bellezza della cattedrale e del Parador, tra i più belli di Spagna) faccio poi un salto a Plasencia; però con un mese di anticipo, perché nella seconda metà di marzo un’infinità di fioriti alberi di ciliegio imbiancano la vicina Valle del Jerte (secondo i cantori della nostrana stampa turistica “uno spettacolo mozzafiato”). Ennesimo (ci sono – tanti – posti che non mi stufo mai di rivedere) ritorno a Caceres: perché non – tra i tanti bislacchi inventati a capocchia – un gemellaggio con Siena? In entrambe le città si respira storia allo stato puro.

E storia, stavolta antica, nella capitale della Comunidad, Merida, la romana Emerita Augusta, teatro, anfiteatro e ponte da ammirare, gli antenati degli attuali adoratori di Totti ci sapevano davvero fare. E via, vieppiù a sud, a Zafra, la “piccola Siviglia”, ancora un po’ e si arriva in quella grande, andalusa. Doppia sosta notturna (“Anche gli Eroi Sono Stanchi”, fu il titolo di un film, se ben ricordo) all’hotel “Cervantes” coccolato dalla dueña/padrona Magdalena Venegas. Uno stop, quello a Zafra, fortemente voluto dal palato. Il figlio della ‘azdora’ dell’albergo mi porta nella Finca “Los Llanos”, laddove oltre a un sano agriturismo (ovvia aria pura, silenzio totale, in giro solo colline e querce) alleva i grigi grufolanti, ‘condicio sine qua non’ del jamòn Pata Negra (e da lì proviene il divino porcello, gradito compagno di viaggio nel ritorno a Milano).

Nel regno dei volatili e dei buoni cibi

Paesaggio d'acqua nei pressi di Puebla de Alcocer
Paesaggio d’acqua nei pressi di Puebla de Alcocer

Datosi che se mantengo la rotta sud l’Extremadura finisce, giro l’auto e punto a nordest, verso la parte più ‘selvaggiona’ della regione, una vera e propria mecca (nonché paradiso per i seguaci del cosiddetto turismo ecosostenibile) per chi ama la natura e le sue creature. Che, ornitologicamente parlando, si chiamano airone, upupa, cicogna, nitticora, anatra reale, martin pescatore, aquila, gufo reale, rocchettaro e quanti altri volatili porta a vedere il mio neoamico Manuel Leòn di Magnus Nature, un tour operator che mantiene fede alla ragione sociale pensando (nonché programmando e proponendo) solo alla Natura. Con Manuel (che facendomi pernottare al “Cortijo Santa Cruz” vorrebbe pure che giocassi al Golf, bel gioco ma ai miei tempi troppo snob) spazio dal territorio de La Serena (pecore, da cui la provvista del citato formaggio Torta del Casar) a una zona curiosamente chiamata Siberia, non per il freddo bensì per l’isolamento, la lontananza da grandi centri abitati.

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Salgo fino al castello ‘mudèjar’ di Puebla de Alcocer ed eccomi ad ammirare ben quattro differenti spazi d’acqua, gli Embalses (ormai divenuti Los Lagos) voluti dalle dighe e disegnati dalla morfologia di madre natura. Fiordi, insenature, piccole baie, merletti di acqua e terra resi argentei e scintillanti dal sole che vi si specchia. Mica male, l’Extremadura, parola di un pendolare.

(03/03/2011)

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