Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Il Caffè, tanto amato quanto sconosciuto

Prodotto nelle Americhe e in Africa, consumato in tutto il mondo e specialmente in Italia. Il caffè non conosce crisi e merita le attenzioni, mediante una specifica conoscenza, anche da parte di chi è in grado di parlarne con cognizione di causa a un pubblico più vasto

Un rito tutto italiano
Un rito tutto italiano

 

Solo in Italia se ne consumano 70milioni di tazzine ogni giorno. Eppure dire che si conosca quel che si beve è azzardato. Il più delle volte, a far decidere l’acquisto è la pubblicità televisiva, che nonostante il periodo di ristrettezza economica non manca mai. Dati alla mano, il caffè, forse, è tra i prodotti, anche alimentari, che sente meno la crisi. Il profumo di caffè, quello vero, intero, non artificiale della molecola aromatica che poco dopo diventa fastidioso e dà pure malessere, è il secondo come gradimento dagli italiani. Al primo posto, non poteva essere che così, c’è quello del pane fragrante.

Malgrado questi dati positivi, dire che si sa quel che si beve dalla tazzina è una scommessa. Anche giornalisti specializzati, davanti a una tazzina di caffè, non sanno come regolarsi nell’esame sensoriale. Davanti all’olio, al formaggio, all’aceto per non parlare del vino, sono molti i giornalisti che sanno che cosa dire. Davanti al caffè: muti. Al più dicono: buono questo caffè, ma senza spiegare il perché. Come un principiante in un museo: bello questo, bello quello, ma poi alla fine se ne esce senza averci capito granché.

Anche i caffè (bevande) hanno diritto alle “stelle”

Il piacere del caffè a casa
Il piacere del caffè a casa

Anche per il caffè, come per il vino, il buon prodotto lo si ottiene sul campo. Con il terreno adatto, la quota giusta, i trattamenti curati; poi viene il trasporto e la tostatura. Ognuna di queste fase è determinante per il prodotto finale. Come è determinante il barista.

“Se l’espresso è definito ‘italiano’ – precisa Luigi Odello – italiano deve essere. L’obiettivo, dunque, è di certificare tutta la “catena” e, perché no: certificare anche il barista. A questo proposito, il figlio di Luigi Odello, Carlo, che del Centro studi assaggiatori è amministratore, dà un’anticipazione: “Stiamo mettendo a punto un programma informatico che può girare su un telefonino; l’obiettivo è quello di far ‘mappare’ ai nostri 8000 assaggiatori nel mondo, il caffè che bevono nei vari locali”.

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A quando una stellata guida Michelin per i caffè?

Per ogni buon conto è utile visitare www.assaggiatoricaffe.org e www.espressoitaliano.org.

(18/07/2012)

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