Mercoledì 4 Dicembre 2024 - Anno XXII

Cartoline turkmene

“Worldzapping”, editore goWare, racconta di viaggi e, soprattutto, di incontri in diversi paesi del mondo. Incontri a volte casuali altre volte cercati. Ne risulta una galleria di personaggi molto diversi fra loro, ognuno dei quali narra la propria storia o è al centro di una vicenda. Undici piccoli reportage, arricchiti da fotografie, immagini, links, video e file musicali. Il brano che vi proponiamo ci trasporterà in Turkmenistan

Cartoline turkmene

“Scusate signori, dovreste seguirmi. Vi vogliono parlare”. Il giovane soldato indossa un enorme cappello militare in stile Armata Rossa e parla timidamente, quasi balbettando. Non attende risposta, per cui non ci resta che seguirlo attraverso il viale deserto. Dall’altro lato di Turkmenbashy Sayoli ci aspettano due energumeni che sembrano usciti dal set di un film di spionaggio. Completo nero, camicia in tinta, occhiali scuri. Aria da duri. Quello più alto ringhia qualcosa indicando la Nikon reflex che porto al collo. Mentalmente ringrazio che Roberta conosca il russo, perché il mio interlocutore dà per scontato che io capisca e non sembra molto predisposto al dialogo. – Dice che vuole vedere le ultime fotografie che hai scattato – Ringrazio anche di essere rimasto fedele a negativi e rullini. Spieghiamo che non è possibile perché la macchina fotografica non è digitale. Anche se è chiaro che non lo capisco, Terminator continua a rivolgersi a me. – Chiede se hai fotografato la Piazza o il Palazzo del Presidente – Cosa che in effetti ho fatto, pur sapendo che è rigorosamente proibito. Non potevo perdere l’occasione di fotografare uno dei luoghi più surreali del pianeta. Asghabat, capitale del Turkmenistan, nel mezzo della distesa piatta e desolata del deserto del Karakum, appare come un miraggio fatto di fontane, aiuole fiorite, palazzi in vetro e marmo bianco e cupole dorate. 

Cartoline turkmene

Una modernità esasperata ed artificiale. Così l’ha voluta Saparmyrat Nyazov, detto Turkmenbashi. Dopo il crollo dell’URSS e l’indipendenza nel 1991, Nyazov ha fatto del Turkmenistan una delle dittature più assolute ed impenetrabili del mondo. Una sorta di Corea del Nord centroasiatica. Nominato Presidente a vita, ha assunto l’appellativo di Turkmenbashi, “il padre di tutti i Turkmeni”, ha riempito il paese di enormi scritte che inneggiano alla sua figura ed ha scritto un trattato pseudofilosofico, il Ruhnama, il Libro d’Oro, diventato testo obbligatorio nelle scuole. A Berzengi, l’avveniristico quartiere di alberghi e centri commerciali quasi sempre deserti, al Ruhnama è stato addirittura eretto un monumento. Credo l’unico esistente al mondo dedicato ad un libro. Il cuore del sistema è Piazza della Repubblica, con i suoi imponenti e sgargianti palazzi: il Palazzo Presidenziale, il Parlamento, il Ministero della Difesa. Anche qui marmi, fiori e fontane ovunque. Al centro della Piazza campeggia una statua di Nyazov rivestita d’oro alta 12 metri, che rappresenta il trionfo del culto della personalità. La statua ha le braccia alzate e, grazie ad un meccanismo temporizzato, durante la giornata ruota su se stessa in modo che il Sole si trovi sempre fra le mani di Turkmenbashi. Il padre dei Turkmeni accompagna la luce che illumina il suo popolo.

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Cartoline turkmene

Tutta la zona pullula di soldati in uniforme e di 007 in borghese, inconfondibili come i due che ci stanno interrogando. Per fortuna, nonostante l’atteggiamento minaccioso, oggi devono essere di buon umore. A differenza di quel che temevo, infatti, non ci ordinano di consegnare il rullino. Dopo il controllo passaporti di prassi, spunta un poco professionale quaderno a quadretti su cui viene annotato tutto ciò che ci riguarda. Dove alloggiamo, quando siamo arrivati e da dove, quando ripartiremo e per quale destinazione, quanto rimarremo nel paese e così via. Dopo una mezz’oretta sembrano soddisfatti e ci lasciano andare. Il “cattivo”, sempre parlando solo con me, a suo modo ci presenta anche delle scuse. Asghabat, però, con i viali enormi, i soldati ad ogni angolo ed il suo pacchiano lusso scintillante è lontana anni luce dal resto del paese. La vera anima del Turkmenistan è infatti nel deserto. L’acqua qui è confinata ai margini estremi, il Mar Caspio ad ovest ed il fiume Amu Darya a nord, ma il cuore del paese è tutto desertico con il Karakum, il deserto dalle Sabbie Nere, che occupa il 90% del territorio. Due giorni più tardi partiamo a bordo di un vecchio furgone militare UAZ, uno scatolone grigio scomodo ma indistruttibile. Alla guida c’è Bava Charyev, un giovane turkmeno che parla un inglese perfetto. In realtà è più un angelo custode che non un semplice autista, visto che nessuno straniero può circolare da solo fuori dalla capitale. Non appena la città scompare all’orizzonte, tutt’intorno non resta altro che deserto in ogni direzione. Non un deserto come di solito lo si immagina, fatto di sabbia, dune ed oasi. Ma una distesa di terra battuta totalmente piatta, sterminata e vuota. In cui però capita di fare incontri strabilianti…

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Il racconto prosegue poi con la descrizione della notte trascorsa in tenda nel deserto, tra i resti di una antica moschea, e dell’incontro con Ardjan e Inna, una coppia di anziani turkmeni che, ormai da molti anni, vive sola nei pressi delle rovine, in una casupola sperduta nel mezzo del Karakum.

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(21/03/2014)

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