Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Lecce in età romana: al Must le meraviglie in 3D

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Presso il Museo Storico della città di Lecce, dal 18 settembre, sarà possibile riscoprire le bellezze architettoniche dell’età augustea grazie alla tecnologia 3D

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Lecce in età romana

Dal  prossimo 18 settembre  i leccesi e i turisti potranno fare molto più che immaginare com’era questa città prima di attraversare secoli e dominazioni e consegnarsi vestita di barocco e meraviglia. Potranno ritrovarsi nell’anfiteatro così com’era nella Lupiae di età augustea. E potranno, ancora, ammirare da vicino il teatro romano o l’ipogeo Palmieri.
Tutti ricostruiti in 3D, nell’ambito del progetto DiCet, dalla squadra di ricercatori dell’Information Technologies Lab del Cnr Ibam di Lecce, nato nel 2001, fondato e coordinato da Francesco Gabellone e composto da Ivan Ferrari, Francesco Giuri, Maria Chiffi e Massimiliano Passarelli. Gli stessi che hanno lavorato per il prestigioso museo egizio di Torino.

La tecnologia si è messa al servizio della cultura anche a Lecce, dove i ricercatori dell’Information Technologies Lab hanno collaborato con il dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università e con il Comune, in particolare con l’assessorato retto da Alessandro Delli Noci e con il consigliere delegato al Must Massimo Alfarano.

Viaggiare nel tempo al Must di Lecce
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Ingresso del MUST di Lecce

Infatti sarà proprio il Museo storico della città, in via degli Ammirati, ad ospitare un teatro virtuale e un pavimento interattivo lungo il quale si potrà “viaggiare nel tempo”, con l’ausilio della tecnologia 3D, e interagire con tutto ciò che vedrà. Si tratta, per ammissione degli addetti ai lavori e dei più autorevoli esperti di archeologia del nostro territorio, “di risultati mai visti e del tutto originali”.

Risultati che permetteranno di capire realmente l’assetto urbano di Lupiae e la sua bellezza, di valorizzare i beni culturali, ricostruendoli con tecnologie tridimensionali sia per consentirne una migliore fruizione al pubblico che per vedere per intero reperti e luoghi distrutti dal tempo o dall’incuria dell’uomo.

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“Il progetto DiCet”, spiega Francesco Gabellone “ha l’obiettivo di creare una piattaforma che inneschi processi di sviluppo sostenibile per una città intelligente, basata sulla diffusione della conoscenza e su un modello innovativo per l’utilizzo e la valorizzazione corretta del patrimonio culturale.

I resti dell’anfiteatro e del teatro della Lupiae romana sono ormai inglobati nel moderno tessuto urbano, ma malgrado l’evidenza dei resti monumentali ancora visibili, è impossibile al visitatore percepire le loro reali dimensioni, sia in pianta che in alzato, non esiste una pannellistica informativa né esistono ausili didattici che rendano possibile la comprensione dell’assetto completo dei due monumenti in antico”.

I ricercatori, quindi, hanno confezionato una accurata proposta ricostruttiva dei due monumenti grazie a rilievi laser, tecnologie image-based, applicazioni di semi-AR e narratives stereoscopici “che permettono” spiega ancora Gabellone “di comprendere le caratteristiche architettonico-costruttive non chiaramente comprensibili, ma soprattutto di rendere leggibili le ricostruzioni sia all’interno del loro originale contesto, sia all’interno del tessuto urbano odierno, approccio utile a fornire il senso di scala degli edifici”. Le immagini, del resto, parlano da sole.

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