Martedì 19 Marzo 2024 - Anno XXII

Fuerteventura, le atmosfere di Betancuria e la voce dell’Atlantico

Betancuria Fuerteventura 2

Prosegue il viaggio attraverso l’isola di Fuerteventure. Percorriamo un territorio modellato dagli agenti atmosferici e dalle mani dei suoi artigiani. La Oliva a nord, Betancuria al centro, fino alla meridionale Morro Jable

Betancuria Fuerteventura artigiani al telaio
Artigiani al telaio (© Mondointasca)

Gli agenti atmosferici non sono gli unici artigiani a modellare Betancuria, questa piccola isola canaria, anche i suoi abitanti sono da sempre dotati di mani abili ed operose, tanto che tra aprile e maggio si svolge ad Antigua la “Fiera insulare dell’Artigianato”, tra le più note e frequentate di tutto l’arcipelago. Manufatti tipici e lavorazioni in ceramica, cesti in foglie di palma, zurron, borse in pelle di capretto, in cui impastare il gofio, una farina di cereali tostati che veniva preparata e consumata già prima dell’arrivo dei colonizzatori europei. Ogni evento, soprattutto religioso e folcloristico, richiama e riunisce le genti sparse sul territorio, la cui densità di popolazione è davvero bassissima.
I paesi sono per lo più gruppi di case coloniche circondate dalla vastità naturale e collegate con poche e sconnesse strade. All’entrata dei borghi principali un piccolo portale in pietra bianca a bordo strada ne riporta il nome, anziché un banale cartello in ferro e acciaio.

La Oliva e Betancuria, dal nord al centro dell’isola
La Oliva case de los Coroneles
Casa de los Coroneles (© Mondointasca)

La Oliva, situato all’estremo nord, all’ombra della Montana de Escantraga, è uno dei più graziosi paesi dell’isola, dove ammirare i resti della Casa de los Coroneles, quartier generale militare edificato nel XVII secolo, quando La Oliva si andò gradualmente sostituendo a Betancuria come capitale di Fuerteventura.
In piazzetta l’Iglesia de Nuestra Senora de la Candelaria, che è un vero gioiello dalla potente torre campanaria.

Betancuria Villa-Historica
(© Mondointasca)

Betancuria è stata fondata nel 1404 dal cavaliere normanno Jean de Bethencourt. Raccolta all’interno di un cratere riparato dai venti, è un suggestivo e pittoresco paese che si trova nella parte centrale dell’isola, in un paesaggio di fertili e verdi vallate, punteggiate qua e là dalle cime di vulcani ormai spenti. L’intera area fa parte del Parque Natural de Betancuria e nel borgo si può visitare il Museo Arquelogico, che conserva antichi oggetti di uso quotidiano risalenti all’epoca dei Guanci.

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Betancuria
(© Mondointasca)

Merita una visita anche l’Iglesia di Santa Maria, al centro della città, che custodisce all’interno un altare barocco, il pavimento originale in pietra e legno, gli stalli intagliati ed il soffitto a cassettoni. Dietro il coro è collocato un grande dipinto, la Nave del Senor, un’allegoria che raffigura la Chiesa come una nave e dove, credo, si possa trovare uno dei primi esempi di “fumetto”, dato che dalla bocca dei personaggi rappresentati dal pittore settecentesco Nicolas Medina, esce un fascio stretto di parole.
Betancuria, appunto, è uno dei pochi centri in cui il tempo pare davvero essersi fermato e si respira un’aria antica, silente e senza pretese, ignorante di quelli che sono i ritmi e i rumori scanditi dai giorni settimanali o dalle incombenze della modernità. Non si capisce se l’atmosfera è stata ricreata ad arte per il turista o se davvero non è cambiato nulla da quando i suoi abitanti pascolavano le capre, facevano il formaggio a mano o tessevano su antichi telai in legno.

Pajara fondata da pescatori e allevatori
Betancuria Pajara
Pajara, portale azteco (© Mondointasca)

A sud di Betancuria si trova la cittadina di Pajara, collegata all’antica capitale dell’isola da una strada panoramica (si noti che, nella parte meridionale dell’isola, per attraversarla da ovest ad est, sono necessari pochi minuti di viaggio, il tempo di percorrere i cinque chilometri che dividono le due coste!) è uno degli insediamenti più antichi di Fuerteventura, fondata da pescatori e allevatori di capre che vi si insediarono nel XVI secolo.
Testimone di questo passato la chiesa Nuestra Senora de le Regla, risalente al 1684, notevole per lo stile di influenza latinoamericana. Sul portale maggiore sono scolpite figure in pietra allegoriche: un trionfo di pesci, leoni, uccelli, angeli stilizzati e serpenti che divorano la propria coda, in un’iconografia la cui origine, forse ispirata all’arte azteca, è tuttora sconosciuta. La chiesa internamente è divisa in due, con due altari maggiori e relative statue della Vergine con il Bambino: Nuestra Senora de los Dolores, patrona dell’isola.

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La pioggia a Fuerteventura è orizzontale
Betancuria Fuerteventura
(© Mondointasca)

Altre località principali sono la settentrionale Corralejo, da dove partono le navi per Lanzarote, la meridionale Morro Jable e l’orientale Puerto del Rosario, capoluogo dell’isola, sede dell’aeroporto e punto d’approdo per i traghetti da Gran Canaria..
Si dice che qui la pioggia sia orizzontale. Verticale dal cielo ne cade talmente poca, che viene assorbita in forma di vapor acqueo direttamente dalle nuvole quando si scontrano con i profili porosi dei rilievi. Così, oltre alle lente colate laviche fuoriuscite dense e magmatiche dai vulcani,  che sull’isola non si sono mai dati in escandescenze pirotecniche, alle variegate stratificazioni fossili spalmate dal vento, anche questa forma d’acqua concorre a rigare i profili del paesaggio in modo del tutto particolare e caratteristico.
Colline tonde e strette vallate, onde nere che riemergono a volte rosse, per rotolare di nuovo nel verde di oasi, che dopo la pioggia scoppiano di fiori, e poi un intreccio irrigato di terrazzamenti e muretti a secco, bruciati dal sole. Un moto ondoso di terra che si fa mescolare dagli eventi, arenaria in balia degli agenti atmosferici, fin troppo generosa nel concedere ciò che anche di suo, ha ben poco.

La poesia tra dune e “tempeste di neve” 
Fuerteventura spiaggia e dune
(© Mondointasca)

Si dice che anche a Fuerteventura, a volte, cada la neve… o almeno, così pare… All’estremo nord dell’isola, a sud della cittadina di Corralejo, onde bianchissime di sabbia abbagliante arrivano al mare tinteggiandosi in blu. Un moto ondoso palpitante, evocativo di scenari esotici, capace al tramonto di catturare ogni colore ci filtri dentro. Peccato lo scempio urbano da Las Vegas che per il sollazzamento turistico si è voluto edificare proprio in prossimità di questo paradiso, dove la poesia potrebbe restare l’unica vera ospite, tra le dune e le “tempeste di neve”, quando si alza il vento in turbini e piccole trombe d’aria, che richiedono poi la pulizia delle strade per ristabilirne le traiettorie. E’ proprio nel bianco di queste dune che si trovano le conchiglie dell’isola, tritate dalle mareggiate e fossilizzate nei millenni. Non sono granelli di sabbia, ma frammenti antichissimi di gusci marini. Senza conchiglie e riportarne l’eco, adesso capisco perché l’Atlantico ha una voce così grossa.

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Info: http://www.spain.info/it

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