La Puglia affascina per i variegati paesaggi punteggiati di vigneti, di grandi distese di uliveti, di campi coltivati. In ordine sparso spuntano i coni dei trulli e case illuminate da un bianco splendente. Spuntano muretti a secco costruiti in tempi antichi e ancora custodi perenni di gesta di civiltà passate.
Lungo il tratto ionico che fa da cerniera tra la Basilicata e la Puglia, si trovano centri storici di notevole interesse e di grande eleganza. Troviamo Martina Franca, Locorotondo, Ostuni, Alberobello ma anche agglomerati rurali costituiti da masserie e da trulli. È la testimonianza del passaggio di vite contadine che hanno contribuito ad arricchire questo territorio con ingegno e grande capacità. Ma anche traendo profitti da elementi naturali favorevoli quali la copiosità dei corsi d’acqua e il clima mite.
Puglia, crocevia di culture e civiltà
La Puglia è spesso definita il cuore del Mediterraneo. Il ponte fra Oriente ed Occidente. Il crocevia tra culture e civiltà diverse che qui hanno plasmato la storia nel corso dei secoli. Culture e civiltà che hanno cambiato il volto a una regione per lungo tempo fanalino di coda delle più gettonate città d’arte italiane. Nel territorio pugliese la tenacia e la determinazione umana hanno trasformato cavità naturali e grotte in vere e proprie città rupestri. Adibite a dimora-rifugio contro i pericoli provenienti da popolazioni straniere in arrivo dal Nord Europa e dall’Oriente. Uno di questi siti, patrimonio del barocco pugliese e testimonianza del transito di svariate etnie è Martina Franca, in provincia di Taranto.
L’origine del nome è singolare in quanto è composto da Martina e Franca. La prima in onore a San Martino di Tours venerato dagli abitanti fin dall’anno 1000; la seconda Franca su volontà di Filippo I d’Angiò, considerata “free zone”, ovvero località esente da tributi e tasse.
La città è detta anche “città bianca” per il colore bianco caratteristico delle case dai tetti piatti. Disseminate lungo un dedalo di vicoli ciechi e stradine nascoste ricordano le calli veneziane o quelle delle isole greche e di città della Spagna meridionale.
Martina Franca e le architetture barocche
Gli eleganti palazzi del centro storico di Martina Franca dominano per bellezza le architetture barocche. Architetture ricche di balconi in ferro battuto, ampi portali decorati, fregi incastonati nei muri esterni a ricordare importanti avvenimenti. E ancora variopinti fiori pendenti dai balconi, o addirittura un caleidoscopio di paralumi appesi da un cornicione all’altro.
I monumenti più rappresentativi della città sono il Palazzo Ducale e la Collegiata di San Martino. Il primo fu fatto erigere nel 1668 dai duchi Caracciolo, una delle maggiori influenti famiglie della nobiltà napoletana che si erano insediati nel territorio già nel 1507 dopo il governo degli Orsini.
Il maestoso palazzo sorge sui resti dell’antico castello ed è costituito da un’alta facciata barocca a due piani provvista di lesene e di una balconata con balaustra in ferro battuto. L’ampio portale racchiuso fra due colonne è impreziosito da decorazioni militaresche, mentre un ampio scalone conduce ai locali dell’appartamento ducale. Le sale, intitolate Sala della Bibbia, del Mito, dell’Arcadia sono abbellite dalle pitture dell’artista Domenico Carella.
L’Ultima Cena nella Collegiata di San Martino
La Collegiata di San Martino è la chiesa principale della città, ultimata dopo lunghi lavori nel 1775. Secondo la tradizione popolare, sembra che l’edificio di culto sia sorto nel luogo dove i profughi, scampati alle invasioni saracene, avevano eretto una cappella dedicata al santo de Tours. La sfarzosa facciata barocca presenta un portale con una scultura raffigurante San Martino e il povero; al lato destro si trova il campanile risalente al secolo XV. All’interno, a una sola navata, si trovano cappelle rivestite di marmo di Carrara, l’altare maggiore e opere scultoree molto decorative soprattutto nella Cappella del Santissimo Sacramento dove è collocata la pala d’altare l’Ultima Cena, opera di Domenico Carella.
Passeggiando lungo le stradine del centro storico, lo sguardo è catturato da un susseguirsi di finestre decorate, balconi, logge, facciate, rosoni che sono il simbolo dell’arte barocco-pugliese. Altri importanti monumenti sono Piazza Blebiscito, la Porta di Santo Stefano o Arco di San Martino che è la porta d’accesso al centro storico della città. Le vie principali di Martina Franca, tra giugno e luglio, sono addobbate a festa per la ricorrenza delle feste religiose. Proseguendo lungo la strada provinciale che conduce verso Alberobello, si possono ammirare le case bianche con cancelli in ferro battuto, le fontane di tufo bianco, file di muretti bassi di pietra, costruiti dai “paretari” per delimitare i confini dei poderi, uliveti e vigneti intervallati da frutteti e agrumeti.
Alberobello tra ciliegi, mandorli, olivi e vigneti
La città si trova in mezzo alla valle d’Itria, tra ciliegi, mandorli, olivi e vigneti. Il toponimo non poteva essere più esplicito. Si ipotizza che il nome derivi da Silva Alborelli come risulta da un documento che attesta la proprietà alla famiglia Acquaviva d’Aragona ed il nome Alberobello divenne ufficiale nel 1797 per opera del Consiglio Comunale. Il territorio boschivo fu bonificato fin dal secolo XV ed iniziarono le costruzioni delle umili case dei contadini che dovevano coltivare le terre con l’obbligo di consegnare parte del raccolto.
L’abbondanza della pietra calcarea e carsica determinarono la costruzione di case fatte con muri a secco senza utilizzo della malta dando luogo ai cosiddetti trulli, ovvero le tipiche case rurali divenute nel 1996 patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il metodo di costruire a “secco” fu l’astuto espediente voluto dai Conti Acquaviva d’Aragona per non pagare, al re di Napoli, i tributi imposti su ogni nuovo insediamento urbano. In questo modo i contadini del posto pensarono ad una semplicissima costruzione a secco, facile d’essere demolita ed eventualmente ricostruita.
I trulli di Alberobello freschi d’estate e temperati in inverno
I trulli di Alberobello sono disseminati lungo tutto l’agglomerato urbano, tuttavia due sono i rioni più rappresentativi: il rione Aia Piccola e il rione Monti entrambi custodi dei trulli più antichi. Un trullo ha una forma molto semplice: la base può essere circolare o quadrata, sormontata dal tipico tetto fatto di mattoni conici di pietra calcarea, di colore scuro, detti “chiancarelle”, terminanti con differenti pennacchi. L’abitazione rurale era fresca d’estate e temperata d’inverno e gli interni erano ridotti all’essenziale.
Tra i maggiori centri d’interesse segnaliamo il Trullo sovrano Corte Papa alto ben 14 metri situato in Piazza Sacramento; Casa Pezzolla, un complesso abitativo tra i più antichi, oggi sede del Museo del Territorio; la chiesa a trullo dedicata a Sant’Antonio da Padova nel rione Monti che, pur essendo stata costruita nel 1927, rispetta l’habitat circostante attraverso le cupole coniche tipiche dei trulli.
Al giorno d’oggi, i trulli sono stati trasformati in shop di souvenir, enoteche e negozi di prodotti locali dove poter acquistare il meglio dei sapori di Puglia: dai liquori d’erbe, alla pasta fatta a mano come le orecchiette o i cecatelli; al pane d’Altamura dall’inconfondibile fragranza e genuinità ai vini DOC della valle d’Itria e al famoso oro verde del Bitonto, ovvero l’olio di cui la Puglia è una grande produttrice. Martina Franca e Alberobello sono luoghi ricchi di storia e di bellezze naturali dove hanno dimorato santi e marinai, contadini e duchi, consegnando alla storia uno scrigno di tesori senza tempo.
Informazioni:
www.comunemartinafranca.gov.it
www.comunealberobello.gov.it
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