Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Mont Saint Michel, isola sospesa tra il visibile e l’invisibile

Mont Saint Michel visto-dall'alto

Un paesino-monastero buttato nel mare come un grosso sasso cesellato. Sorge dal mare per scomparire nella nebbia e riapparire dal nulla. Mont Saint Michel è un portale dello spazio tempo Patrimonio dell’Umanità

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Mont Saint Michel (foto: Luca Deboli)

Mont Saint Michel alle soglie dell’inverno: il freddo che si trasforma in calore, la nebbia che genera limpidezza. Non c’è posto migliore per considerare l’utilità del cambio di prospettiva. Chiunque può immaginare come sia vedere l’impervio isolotto da una certa distanza (o intuirlo, a seconda di com’è la giornata), perché di foto dalla terraferma di questo paesino-monastero buttato nel mare come un grosso sasso cesellato è pieno il mondo e anche il web. Ma arrivarci di persona è tutta un’altra emozione. Sono davvero pochissimi i posti al mondo che rappresentano un portale dello spazio-tempo. Questo lo è. Ne ha tutte le caratteristiche: è capace di scomparire nella nebbia, ma anche quando arrivi in un giorno magnifico di sole guardi guardi e ti accorgi della sua presenza all’improvviso, come se fosse apparso dal nulla. Intorno al monte il mare arriva e si ritira come vuole, secondo maree diverse dalla altre: più imponenti e se vogliamo misteriose.

Mont Saint Michel: la chiesa sulla roccia
Mont Saint Michel Abbazia-France-Normandie
Mont Saint Michel, veduta dell’Abbazia

E poi c’è la dedica a San Michele, l’arcangelo che ha sconfitto il diavolo. Michele in persona aveva notato la bellezza del sito. Infatti aveva chiesto al vescovo Auberto di Avranches di fargli una chiesa sulla roccia. E una e due volte, ma il vescovo niente. Allora San Michele gli buca il cranio con un dito e finalmente il religioso intuisce che deve esaudire la richiesta e dà inizio alla costruzione del monastero sulla roccia a momenti alterni separata dal mondo dalle maree.
Il nome completo del sito (oggi Patrimonio dell’Umanità) è Mons Sancti Michaeli in periculo mari (Monte San Michele al pericolo del mare). Perché il mare a quei tempi era pericoloso e ancora adesso con lui non si scherza, tanto meno qui. E conviene stare attenti a non voler addentrarsi troppo nei banchi di sabbia che emergono dalle onde sinuose e innocue solo in apparenza, perché qui in un attimo la marea arriva e sono guai.

Sacra di San Michele il bisogno di avvicinarsi al cielo
Mont Saint Michel Chiostro dell'Abbazia ph-Miriam-Briotti
Chiostro dell’Abbazia (foto: Miriam Briotti)

Il monte, che al principio si chiamava Tomba, comincia la sua vita nel 708, in occasione del famoso buco in testa fatto da San Michele al vescovo testone, come abbazia benedettina non troppo grande. Ma il sito, per la sua straordinaria location (che lasciava a bocca aperta anche gli angeli del Paradiso), ha presto successo come meta di pellegrinaggi (i quali, allora come ora, sono una forma di turismo parecchio remunerativa e di moda). I michelotti, così si chiamavano i frequentatori del Monte dedicato all’arcangelo, vanno in gita e acquistano immaginette del santo e ampolle di piombo contenenti la sabbia che non manca intorno all’isolotto. L’abbazia benedettina, per questo e altri motivi, diventa sempre più ricca e potente e bella. Si arricchisce di sale che si susseguono su vari piani collegati da dedaliche scale. In cima a tutto s’innalza la maestosa cattedrale, svettante e poderosa come l’angelo guerriero a cui è dedicata. Come la Sacra di San Michele, oltre allo stesso santo, domina un senso di ascesi, come se tutti quelli che sono giunti, giungono e giungeranno qui, per volontà o per caso, per vacanza o per pregare, come se tutti insomma avessero un disperato bisogno di avvicinarsi al cielo.

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Mont Saint Michel: Paradiso nebbioso e fiammeggiante
Mont Saint Michel Ramparts
Mont Saint Michel

Questo bisogno esiste ancora, eccome se c’è: il dato se vogliamo negativo di questo paradiso scuro e nebbioso e insieme nitido e fiammeggiante è infatti l’imponente afflusso di anime mortali. Con i suoi due milioni e mezzo di visitatori l’anno (cifra mostruosa, datosi che il luogo consta di poche vie e di un unico, seppur imponente, complesso religioso) è uno dei siti principali della Francia nonché delle mete predilette dai turisti di tutto il mondo, ma proprio tutto. Trovi torme di giapponesi che immortalano ogni centimetro mettendoci dentro se stessi (la nippo-selfie è un must). Cicloturisti tedeschi in pantaloncini e americani attempati in tenuta da safari o vestiti da figli dei fiori. Scolaresche dalla prima asilo al giorno antecedente la laurea, insomma di tutto un po’.

Usato come carcere dopo la Rivoluzione Francese
Mont Saint Michel le-strette-strade
Le strette vie del borgo

Ecco perché è meglio visitare l’ex Monte Tomba alla fine dell’autunno: perché il cammino verso l’alto è più stimolante quando tira aria gelida e più pulito quando non si suda.
Sudavano invece e stavano male i detenuti che vissero qui nel periodo in cui Mont Saint Michel fu un carcere, dopo la Rivoluzione Francese e la cacciata dei religiosi. Resta terrificante la visione della ruota in cui, come topi, erano costretti a correre i carcerati per azionare la carrucola che fungeva da ascensore per vettovaglie e cose utili alla prigione.
Nel 1874 tornarono i monaci e nel tempo è stata fatta a più riprese una decisa opera di risistemazione, a volte un po’ invasiva (ma ai francesi, si sa, piace il restauro creativo). Ma che importa?

La Meraviglia dell’abbazia di Saint Michel
Mont Saint Michel Interno Abbazia ph-Miriam-Briotti
Interno dell’Abbazia (foto: Miriam Briotti)

L’abbazia di Saint Michel è uno straordinario insieme di edifici sovrapposti a formare un tutt’uno con la roccia e con l’arte, come in una specie di magia: così ci è dato vedere quella meraviglia trecentesca che è appunto chiamata (giustamente) la Meraviglia, con la sala degli Ospiti, il Chiostro, la Sala dei Cavalieri (che era lo scriptorium dei monaci) e il Refettorio, con un gioco di finestre così raffinato che entrando vieni investito dalla luce ma non vedi le aperture da cui essa proviene. E le altre sale su più piani, fino ad arrivare alla chiesa abbaziale, dove lo spirito s’incanala e si placa nelle colonne, nelle finestre e negli archi di questo gotico ardito e insieme rassicurante. Entri e vedi una suora sedersi per terra adagiando con decoro e leggerezza l’ampia gonna sul pavimento. Si aggiusta il foulard di cotone sulla testa e prega in silenzio. E in mezzo a questa luce e a questa calma (malgrado le risate dei giapponesi e il chiacchiericcio dei turisti) senti l’arcangelo Michele non che ti buca il cranio con il dito, ma che ti bacia sulla testa, liberandoti dalle pene inutili ed evocando qualcosa che c’era in te ma che non sentivi più.

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Isola monastero: incantevole poesia
Mont Saint Michel Sala dei cavalieri ph-Miriam-Briotti
Sala dei cavalieri (foto: Miriam Briotti)

Le finestre sono la chiave di lettura dell’interno di tutto il Monte che, visto da fuori, si spiega da sé. Attraverso i vetri si osserva un mare che sembra esista solo qui. Un mare di un altro pianeta, che spiega altri universi. Chissà come doveva essere per gli uomini del passato guardare il buio da questa isola monastero che è una specie di baluardo sospeso tra l’uomo e il nulla, forse più che tra l’uomo e il cielo.
Guardare l’insieme si Mont Saint Michel dall’esterno è incantevole poesia. Osservare il fuori dalle vetrate e dai bastioni genera un’inquietudine trasversale. Pensi ai monaci, ai galeotti, ai soldati delle molte guerre passate da qui, ai pellegrini con la loro boccetta piena di sabbia che osservavano gli strani mulinelli di acqua spumosa che esercitano una forma di ipnotismo nel loro continuo cambiare tonalità e screziatura. E quei gabbiani bellissimi, enormi e guasconi, che si divertono a sfiorare i turisti o a torreggiare davanti ai tavoli dei ristoranti sui remparts e che, per uno strano mistero, si calmano nell’ora del tramonto e si posizionano sui tetti e sui camini tutti con lo sguardo rivolto verso il sole che se ne va?

Mont Saint Michel lascia che l’acqua scorra come vuole
Mont Saint Michel di notte
Mont Saint Michel nella magica atmosfera notturna

Sceso il sole a Mont Saint Michel è ora di gustare la tipica omelette cotta solo da una parte inventata dalla Mère Poulard, che, arrivata dalla Borgogna nel 1872 come domestica dell’architetto incaricato dei restauri e diventata moglie del fornaio, con la sua frittata e i suoi biscotti ha costruito un solido impero commerciale che resiste al tempo.
Tutto qui deve fare i conti da sempre con lo scorrere del tempo. Forse perché è forgiato dall’imprevedibilità delle maree e del clima, dalla volubilità umana. Eppure il luogo, sospeso com’è tra il visibile e l’invisibile, si arrende al volere dei giorni e lascia che l’acqua scorra come vuole. Scegliete il tardo autunno o l’inverno per andare al Monte Tomba solo se non andate pazzi per la folla, altrimenti andateci quando vi pare, pure a Ferragosto. Però non fate l’errore di studiare accuratamente le maree per scoprire quale sia il giorno più adatto: facendolo tradite il senso profondo di questo luogo e san Michele non sfiorerà la vostra testa. Mont Saint Michel non sorge ogni giorno dal mare per farsi vedere da noi. No, sorge ogni giorno dal mare per venirci a vedere.

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