Siamo a mezz’ora da Verona, un’ora da Venezia, quaranta minuti dal Lago di Garda. La Valpolicella orientale è facilmente raggiungibile dalla rete autostradale. È sufficiente percorrere pochi minuti per ritrovarsi in un mondo rurale ancora autentico. In mezzo a paesaggi dove non prevale la monocoltura e i vigneti si alternano ai boschi, agli ulivi, alle erbe aromatiche e ad altre coltivazioni.
Come a Mezzane di Sotto dove Camilla Rossi Chauvenet ha ripreso la casa di campagna che appartiene alla famiglia dal 1883. Una casa circondata da una tenuta di 30 ettari, di cui 15 a vigneto coltivati con criteri biologici. Un luogo magnifico per passare qualche giorno di relax. Negli ultimi anni è stata sviluppata l’offerta ricettiva e Massimago, questo il nome della tenuta, è diventato uno dei migliori “wine relais” della zona. Tre appartamenti, otto camere, una piscina, una piccola Spa e varie esperienze attorno al mondo del vino vengono proposte agli ospiti.
Massimago: il Profasio e il mitico Amarone
Perché siamo pur sempre in Valpolicella. Una delle più famose aree vinicole italiane. E questa è zona di produzione di un re dell’enologia italiana, il mitico Amarone. “Il Profasio è il vino di eccellenza della nostra azienda”, racconta Camilla Rossi Chauvenet, titolare dell’azienda. Ci accoglie nel bel fruttaio dove i grappoli d’uva subiscono l’appassimento nella più tipica tradizione veronese. “E’ un vino che guarda all’Amarone e nasce su parcelle denominate Macie e Boscare. Un terreno prevalentemente calcareo e minerale, ad una altitudine di circa 300-350 metri sul livello del mare; adatto ad essere abbinato a carni saporite, a piatti con il tartufo.”
Quando chiediamo dell’origine del nome Profasio, Camilla Rossi Chauvenet si apre ai ricordi: “la memoria va a un mix di spezie che le donne della mia famiglia utilizzavano per preparare un elisir che veniva messo nei piatti dei mariti, perché si pensava liberasse le emozioni.”
Valpolicella Superiore
Da qui l’idea di chiamare questo vino importante – un Valpolicella Superiore che richiede un lungo invecchiamento prima in tonneaux di rovere francese, poi per altri 12 mesi in bottiglia – con un nome che deriva dall’espressione greca “che ti fa parlare”. Sono anche bottiglie che fanno parlare di sé a lungo, perché le annate 2009, 2011 e 2012, per fare degli esempi, sono pienamente apprezzabili, pur nella diversa evoluzione di stagioni una diversa dall’altra.
“Come una Madeleine di Proust questo vino mi lega a tutte le donne della mia famiglia, alla mia terra e allo spirito di Massimago”, ha scritto Camilla per riassumere le emozioni che l’hanno spinta a produrre il Profasio.
Zurlie il caffè rosa
Ma da queste colline nascono anche altri vini. Come lo Zurlie, che è un rosé con rifermentazione in bottiglia da base spumante. Aggiunge Camilla Rossi Chauvenet: “noi lo chiamiamo caffè rosa e lo serviamo a tavola a volte dopo l’Amarone. È un vino che si abbina bene anche con lo street food, con le ostriche o la pizza.
Per noi è un modo di interpretare in maniera alternativa le uve Corvina, tipiche del Veronese.” Anche in questo caso il nome deriva da un gioco di parole e allude all’espressione francese “sur lie”, sui lieviti.
La cucina di Massimago
Massimago significa anche cucina, affidata allo chef Ervin Bashkimi. Si può pranzare nella vecchia cantina circondati dalle botti di rovere. Cenare a lume di candela. Nella bella stagione, si possono gustare i piatti direttamente in vigna. I prodotti locali si abbinano ai vini dell’azienda. Un flan di peperoni e patate al timo si abbina al Ripasso. Il rotolo di gallina con salsa di uva corvina e cipolla cotta con l’Amarone con lo stesso Amarone della Valpolicella e il semifreddo all’Amarone con il Salasso all’Amarone, una vino dolce che è una vera e propria chicca prodotta in solo 500 bottiglie da mezzo litro.
Leggi anche: