Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Massimo Priviero sulle ali del rock

L’ultimo progetto del cantautore di Jesolo è un inno alla libertà e alla forza, in musica e poesia. Priviero festeggia 25 anni di carriera dalle prime esperienze da squattrinato menestrello in giro per l’Europa fino alla notorietà senza compromessi. Le date del suo tour invernale

Massimo Priviero fotografato da Ferdinando Bassi
Massimo Priviero fotografato da Ferdinando Bassi

Venticinque anni di carriera artistica sono sicuramente un traguardo importante per chiunque. Ma se ti chiami Massimo Priviero e hai vissuto sempre a tempo di rock, senza mai scendere a compromessi, anche a scapito di un certo successo commerciale, questi 25 anni rappresentano un compleanno di non poco valore sia a livello umano che professionale. Compleanno che il menestrello di strada, dopo aver viaggiato (da giovane) per l’Europa con la chitarra acustica a tracolla, aver firmato contratti con major discografiche (alla fine del 1988 pubblica con la Warner Music “San Valentino”, il suo primo album) e lavorato con etichette indipendenti, ha deciso di festeggiare con un nuovo progetto: Ali di Liberà. Album che per l’occasione esce anche in vinile con una limited edition, che contiene una traccia bonus di Bacio d’addio in versione elettrica e inedita. “Ali di Libertà  – ci racconta Massimo Priviero – è forse l’album più importante della mia vita artistica. Il mio rock d’autore è il mio modo di stare al mondo. Per essere il più possibile me stesso nelle canzoni che scrivo. L’album traduce soprattutto il bisogno di forza, che cerca di diventare musica o poesia. Forza di vivere. Sia questa più condivisa o più introspettiva. Perché è della forza da cercare in noi stessi che abbiamo ogni giorno sempre più bisogno”. Le sorprese non finiscono qui però.  

 

Già fissate anche le prime date del suo tour invernale: il 19 novembre al Rock N Roll Club di Milano, il 21 novembre al Diavolo Rosso di Asti, il 6 dicembre al Teatro Ambra di Albenga (Savona), il 7 dicembre al Teatro Sociale di Bergamo, il 20 dicembre al Sacco&Vanzetti Club di Concordia Sagittaria (Venezia) e il 17 gennaio al Teatro Duse di Besozzo (Varese). Appuntamenti sicuramente da non perdere visto che i suoi concerti dal vivo, come ci racconta lo stesso Massimo Priviero, “sono un momento di scambio col pubblico molto forte”. “Rispetto al CD c’è un carico ulteriore di emozionalità. Tutta la mia forza, la mia emotività”. Uno spettacolo sicuramente da non perdere per gli appassionati di rock.

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Massimo Priviero sulle ali del rock

Venticinque  anni di carriera. Tempo di bilanci.
È dura rispondere a questa domanda di sabato mattina quando sei andato a dormire alla quattro. Diciamo che ho fatto tante cose giuste e tanti errori. Se rifarei tutto non lo so, ma posso dirti con sicurezza che non ho rimpianti perché con orgoglio ho cercato di essere un uomo libero e vero.

 

Parlaci un po’ della tua ultima fatica discografica?
Questo è il mio album più autobiografico che abbia scritto, ma è anche un album condivisibile da chi ha un certo modo di stare al mondo.

In Ali di Libertà c’è un brano che più ti rappresenta o a cui sei più legato?
I miei sono tutti pezzi di vita. Sono più legato ad Ali di Libertà e a La casa di mio padre perché sono molto autobiografici. Il messaggio che con questo disco voglio lanciare è di avere la forza di esistere, di credere che ha senso la vita, di difendere il nostro posto nel mondo.

 

Il tuo disco può fare da colonna sonora a quale tipo di viaggiatore?
A chi viaggia cercando il posto verso cui sta andando e contemporaneamente cerca se stesso. È un album che ti costringe a guardare quello che trovi, a vivere fino in fondo il viaggio che si è deciso di intraprendere e a fare i conti col viaggio stesso.

 

In molti ti hanno paragonato al Bruce Springsteen italiano. La cosa ti ha fatto piacere?
Il paragone mi ha inorgoglito anche se ritengo sia la classica etichetta che ti viene appiccicata, soprattutto dai giornalisti, per essere più facilmente identificato. Per un certo periodo il paragone ci poteva però anche stare vista la mia collaborazione con Little Steven, il braccio destro del Boss. 

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Milano, Corso di Porta Ticinese
Milano, Corso di Porta Ticinese

Che ricordi hai dei tuo periodo da menestrello di strada?
Da ragazzo ho girato l’Europa mantenendomi suonando dove capitava: in metropolitana, nei localini, per strada, sui marciapiedi. Era il mio modo di comunicare col mondo e al tempo stesso mantenermi gli studi. Sono stati anni meravigliosi nella loro innocenza. Con quel ragazzo tutta innocenza, idealismo e forza di vivere ho un debito, che ancora oggi cerco di non tradire mai.  

 

Essere un uomo libero ti ha penalizzato professionalmente?
Se scegli di essere in un certo modo è indubbio che paghi un prezzo. Ma io devo essere me stesso. Ho avuto dischi che hanno scalato le classifiche, altri che sono andati male, ho suonato con grandi artisti e altre volte per pochi soldi. Ho fatto di tutto e di più ma sempre con questo filo conduttore. 

 

Diciamo che sei sempre stato coerente con te stesso?
Io preferisco dire che sono quello che scrivo.

 

L’essere laureato in Filosofia Politica ha influenzato il tuo modo di scrivere?
L’amore per certi studi ti porta inevitabilmente ad approfondire un certo modo di scrivere. L’amore per il rock d’autore, il folk, il blues, unito a quello per la letteratura e la storia mi hanno sempre accompagnato fin dalle mie canzoni in cerca di quella fusione tra rock d’autore e poesia che penso trovi piena conferma anche in questa mia ultima produzione, in felice equilibrio tra forza esistenziale, scrittura e grande emotività vocale.

 

Com’è la valigia di un uomo libero?
Ti voglio rispondere metaforicamente: molto pesante. Dentro ci sono una serie di coperte di Linus che porto in giro con me. Nel mio borsone trovano posto tante piccole debolezze che a volte sfociano nella paranoia.

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Come ti senti a essere un milanese d’adozione?
Milano mi ha dato tanto. Mi ha dato molto di più di quello che mi ha tolto. Ovvero la dimensione di vita a cui ero abituato quando da ragazzo vivevo a Jesolo. Da Milano però non andrei mai via per una questione pratica ed esistenziale.

 

Come ti vedi fra altri 25 anni?

Non mi vedo. 

(15/11/2013) 

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