Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

“Gozar de la vida”, rito spagnolo

C’è la prima colazione, quindi il pranzo e poi la cena. Tutte con le loro brave specialità gastronomiche. Ma il trionfo avviene con le ‘Tapas’, che da nord a sud del paese fanno apprezzare gusto, convivialità, chiacchiere

Gozar Paella Valenciana
Paella Valenciana

“Gozar de la vida” “Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più”. (Oscar Wilde, “L’anima dell’uomo sotto il socialismo”).

È abbastanza noto quanto la Spagna gode – a tavola, nei bar, alle ferias – quei piaceri ad altri popoli sconosciuti o insignificanti, che rendono l’esistenza un filino più accettabile. Non si tratta di conoscere la lingua di Cervantes, tanto meno di dilettarsi in filologia. ‘Gozar de la vida’ è un modo di dire tutto spagnolo; se ne comprende il senso ma non è facilmente traducibile. In italiano potrebbe significare godere la vita (ma gozar suona meglio, è più terrestre) o farsela bene (ma sa tanto di Luna Park) o gozzovigliare (termine però volgare, carnascialesco).

L’universo spagnolo delle birre

Gozar Foto Michal Osmenda
Foto Michal Osmenda

Ma che senso avrebbe una tapa non accompagnata da un generoso trago (sorso)? E anche nel bere la Spagna goza de la vida . Oltre al canonico vino da pasto (domina il Rioja, come un tempo in Italia il Chianti), lo spagnolo degusta i vini finos (tra questi il Jerez, noto in Italia come Tio Pepe) ma va anche forte sulla birra (in Spagna consumo ben superiore a quello italiano). La cerveza-birra (da Ceres/Cerere divinità dei campi, da cui i cereali) scorre a fiumi all’ora delle tapas, accompagna anche un pasto (versata in grosse caraffe), rinfresca durante la giornata e disseta quando nelle estati del sud il caldo opprime. Tra le birre spagnole più note e bevute si distinguono la sivigliana “Cruzcampo” e la madrileña “Mahou”, a Granada producono la (te pareva…) “Alhambra”, in Aragona la “Ambar” e se i nomi esotici, almeno psicologicamente, contano (e nel caso della birra, meglio se tedesco) c’è pure la birra “Damm”. Quanto al modo di consumarla, in Spagna è gradita la caña birra spillata normalmente versata in un bicchiere di medio contenuto, da cui tre aspetti positivi: freschezza del prodotto, dose non eccessiva e costo contenuto.

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Filosofia del “goder” della vita

Gozar

‘Gozar de la vida’ è contestualmente una rivendicazione del palato, una teoria filosofica, la considerazione che con tanto penare sulle spalle l’essere umano avrà pur diritto a trattarsi bene. Non si parla di champagne e aragoste, di Pantagruel e toujours perdrix. In una delle mie prime spedizioni in Spagna chiesi una caña (birra spillata) in un bar della periferia di Linares, umile cittadina andalusa, famosa per esservi morto il grande Manolete più che per la povertà prodottasi dalla chiusura delle circostanti miniere: sul banco porgono il bicchiere e accanto un piattino contenente un langostino (mazzancolla). Era la tapa – assaggio, stuzzichino preprandiale – l’immancabile plus goduto da uno spagnolo in liturgica visita al bar. Chi mi porse quell’insperato omaggio era un’umile barista che però sapeva, come tutti gli spagnoli, che l’importante è gozar de la vida.

“Gozar”, anche in tempi di crisi

Gozar

In Spagna si goza a tutte le ore

, a tutti i livelli – culturali, economici, sociali – dai Pirenei alle Colonne d’Ercole. E semmai gli euro non abbondassero, è subito pronto un proverbio che tacita budget e coscienza: ‘La vida buena es cara, hay otra mas barata, pero eso non es vida’ (La bella vita costa cara, ce n’è un’altra a buon mercato, ma non è più vita). Per perpetuare i valori di questa vida buena – da opporre alla barbarie dell’altra vida, quella volgare, insipida, ancorché o forse appunto per questo mas barata – l’anima eroica dello spagnolo lotta diuturnamente con pervicacia, hasta la victoria, in questo caso del palato. Victoria (del gusto) che si ottiene prima conquistando la barra (banco) di un bar eppoi succhiando i percebes (il balano o peduncolo carnoso, marisco – frutto di mare – somigliante a una minizampetta di elefante, pescato tra le insidie della risacca lungo le scogliere della frastagliata costa atlantica della Galizia). Beninteso, alla fine delle battaglie gastronomiche di uno spagnolo (parola d’ordine? gozar de la vida!) i trofei son visibili, basta guardare per terra le spoglie di quanto degustato, i desperdicios.

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Spuntini pre-pasto. Una vera “religione”

Gozar

Si tratta prevalentemente (ma anche in Spagna la festa è finita, e adesso, con la crisi e qualche locale celebrante la sciagurata happy hour, non è più come un tempo) di gusci di gambas (gamberetti o gamberi rosa), prime scelte (direbbero nel basket americano) dell’offerta di tapas (pintxos nel nord, e qui si può tranquillamente parlare di minigastronomia). Offerta è vasta e curata per il semplice motivo (a parte il pundonor – amor proprio del titolare) che il cliente-medio spagnolo non lo puoi fregare (come in molte regioni d’Italia la gente ha il palato fino). Bando ai paragoni, ma, soprattutto un tempo, le tapas spagnole facevano aggio sulle tristi olive e patatine dei bar del Belpaese, fino a potersi proclamare che ogni giorno il señor Garcia tratta meglio il palato appetto al signor Rossi.

“Tapas” di ogni tipo. Più il “Pata Negra”

Gozar Bar de pinchos foto Basotxerri
Bar de pinchos foto Basotxerri

E in Spagna va pure forte il whisky, e chissà che l’attuale crisi non abbia riportato gli spagnoli ai tempi in cui – ricordo bene – si beveva un autarchico Scotch, non così malaccio, il Dyc). Se invece si parla di superalcolici e digestivi a sud dei Pirenei, oltre ai comuni coñac-brandy le tipicità sono costituite dal navarro Pacharàn (distillato di prunolo anicizzato), dall’Orujo (aguardiente tipo grappa) prevalentemente della Galizia e (come in tutto il Mediterraneo) dai tanti anici (ma … ‘senza mosca’, agli spagnoli è sconosciuto il chicco di caffè nel bicchierino) Infine, se in Spagna tapas, cervezas, mariscos e finos costituiscono il minimo comun denominatore del gozar de la vida, su tutto ‘sto ben di dio svetta sibariticamente il jamòn, mitico prosciutto. Beninteso, del cerdo-maiale iberico (de Pata Negra, zampa nera). Un divino piacere palatale che richiede un vero e proprio minitrattato. Che ho avuto il piacere di scrivere ed è pertanto a disposizione della gentile aficiòn lettrice.

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