Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Frivola Miniguida (Turismo, Geografia, Storia e Gossip) dei 192 Paesi ONU

Tallinn vista dall’alto Estonia – Il primo in ordine alfabetico dei cosiddetti Stati Baltici. Per localizzarlo “si scende giù” col dito dalla Finlandia alla Polonia, lungo la costa orientale del Mar Baltico; meglio chiarire questa classificazione, onde evitare campanilistiche incazzature ancorché i nordici siano gente più frigida dei “terùn”.Seguono a ruota, sempre da nord a sud, la Lettonia e infine la Lituania (provveda il lettore a memorizzare il tutto, perché capita a tanti di incasinarsi e non sapere dove e come collocare il tutto sulla mappa del Nord Europa). Per inciso, tutti e tre gli Stati furono indipendenti dal 1918 … Leggi tutto

Tallinn vista dall'alto
Tallinn vista dall’alto

Estonia –

Il primo in ordine alfabetico dei cosiddetti Stati Baltici. Per localizzarlo “si scende giù” col dito dalla Finlandia alla Polonia, lungo la costa orientale del Mar Baltico; meglio chiarire questa classificazione, onde evitare campanilistiche incazzature ancorché i nordici siano gente più frigida dei “terùn”.
Seguono a ruota, sempre da nord a sud, la Lettonia e infine la Lituania (provveda il lettore a memorizzare il tutto, perché capita a tanti di incasinarsi e non sapere dove e come collocare il tutto sulla mappa del Nord Europa).
Per inciso, tutti e tre gli Stati furono indipendenti dal 1918 al 1940, quando il cosiddetto “Orso Russo” (si diceva ai tempi degli Zar, ma l’appetito non cessò con l’apparizione di Baffone Stalin) se li pappò fino al 1991. Parimenti alle due “cugine”, l’Estonia (45.000 chilometri quadrati 1.400.000 abitanti, capitale Tallinn, quasi il 26% di Russi, ottimo 36° posto di indice di sviluppo umano) merita una visita, soprattutto se ci si trova dalle parti di Helsinki: ottimi collegamenti con navigazione allietata da colossali ciucche di Vodka & C. al bar del traghetto. Sempre a proposito di Estonia, Lettonia e Lituania, belle le capitali con architetture medioevali dai colori pastello, ma soprattutto magnifiche visioni pianeggianti di una natura che più ecologica di così non si può.  

Etiopia –  Faccetta Nera? Tèla chì! Era quella etiopica! Laddove si fa riferimento alla notissima (almeno nel 1935) canzoncina usata (con i cannoni e una spolveratina di gas) per la conquista di questa immensa terra dell’Africa Orientale (quasi quattro volte il Belpaese, ma meno abitanti) da parte del cav. Benito Mussolini e di S.M. Vittorio Emanuele III  re d’Italia (che appunto divenne pure, il 5 maggio del 1936, Imperatore d’Etiopia). Un italico impero che durò poco più dell’ “espace d’une nuit” (facciamo cinque anni).  

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Figi
Figi

Figi – Un gran bell’arcipelago polinesiano “sopra” la Nuova Zelanda e a “destra” dell’Australia. Un tempo di grandissima moda (almeno per quel che riguarda il mercato italiano). Nei piccoli arcipelaghi contornanti le due isole principali (Viti Levu e Vanua Levu) raffinatissimi “Resorts All Inclusive” per Sciùr, dal costo un filino eccessivo se si è astemi, oppure ragionevole se il cortese ospite (vedi gli Australiani) “ci dà dentro” dal mattino alla notte (c’è chi prima di andare a coricarsi passa dal Bar Self Service eppoi si dirige verso il “deluxe bungalow” con due belle bottiglie di Champagne Millesimè sotto le braccia).
Il problema delle Fiji è politico: gli indigeni (“bestiùn” di razza polinesiana tipo i rugbisti della vicina Tonga, generalmente fanno i soldati o i poliziotti) si incazzano periodicamente con gli Indiani (portati decenni fa dai Britannici per coltivare la canna da zucchero) che, arricchitisi con commerci e traffici, vogliono comandare (fregando i nativi Fijiani). Di qui turbolenze politiche e casini tra le due etnie con conseguenti “problemi” per il Turismo.

Filippine – Ben 7.002 isole, così battezzate in onore di Filippo II di Spagna (che possedette questo assai composito arcipelago del Pacifico, grande complessivamente come l’Italia ma con poco meno di novanta milioni di abitanti, fino al 1898).
Quanto a genti c’è di tutto: Neomalesi, Indonesiani, Cinesi, Paleomalesi, Indiani ecc.,  parlanti il “Pilipino” o l’Inglese. Andarci? Affermativo (anche perché resorts e alberghi costano meno rispetto ad altre destinazioni esotiche!)
Manila è una bella capitale ingentilita da tradizioni e costumi spagnoli (nel vero senso della parola, vedi le camicie maschili tipo Guayabera cubana e gli abiti con le maniche a sbuffo delle belle filippine: somigliano ai Trajes de Gitana andalusi). Spiagge mare e palme a volontà. E allora perché le Filippine sono così poco battute dal Turismo del Belpaese? Forse (ma solo forse) c’è una spiegazione (freudiana).
Chi dovrebbe andarci (probabilmente) fruisce dei servigi domestici resi da qualche poveraccio che di là è venuto fin nello Stivale per spolverare e portare a passeggio l’altrui cane. E ai ricchi i poveri danno fastidio. Meglio evitarli.

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Foto: Finnish Tourist Board
Foto: Finnish Tourist Board

Finlandia – In un Paese poco più grande dell’Italia gli abitanti sono poco più di cinque milioni. E pertanto hanno enormi spazi sui quali far scivolare snelli sci di fondo (montagne poco o niente, in compenso una miriade di bei laghi).
C’è il boscaiolo che all’imbrunire (d’inverno verso le 14, 14,30 …) va a trovare un amico a dieci o venti chilometri, fanno insieme una bella sauna e una robusta ciucca di Vodka, dopodiché se ne torna a casa spingendo gli sci per i già citati venti o trenta chilometri. Perché i Finlandesi sono fantastici atleti (parlanti un canchero di lingua, il Suomi, della famiglia Ugro-Finnica, una sorta di incomprensibile “ungherese del nord Europa”). Oltre a loro, ci sono i Lapponi (pochi e a nord, non disturbano e fanno folclore), i Golia Russi (ai quali i Davidi Finlandesi diedero una paga della madonna agi inizi della seconda Guerra Mondiale) e gli Svedesi (circa un otto per cento che i locali hanno cordialmente sulle balle, ma da freddi nordici fanno finta che non ci siano). Turismo (verso la Finlandia): praticarlo, sia d’estate che d’inverno (davvero intrigante, e non è poi così ghiaccio).

Francia – Talvolta dolce, “douce” (almeno per Charles Trenet, Giovanna d’Arco e Ribot, il mitico mai battuto cavallo nato a Dormelletto Ticino che a Longchamps vinse due “Arco di Trionfo”). Talvolta ingrata, all’Italia fascista solo perché si voleva tenere Gibuti, Tunisi e la Corsica (da cui la canzone “Vincere” che recitava: “Malta, Gibuti, Tunisi, Corsica e Gibilterra sono le mète fulgide di questa santa guerra”). “Chi troppo vuole” (nel senso dell’Italia; e dire, oltretutto, quei tre posti non erano mai stati italiani) “non solo nulla stringe” ma pure perde la guerra che dichiara per eccessivo appetito. Ah già… la Francia, ma descrivere un posto così vicino è superfluo. Unica precisazione: non dicano in giro di “essere stati in Francia” quelli che vanno a mangiare le ostriche al nizzardo “Cafè de Turin”. Nota bene: il  96,3 % degli avventori italiani ci va in agosto, quando le ostriche sono cattive e talvolta anche rischiose, risultando chiusi da maggio a ottobre gli allevamenti nel Mare Nostrum.

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