Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

La magia delle rose e dei libri sulla tomba dell’ultimo re di Francia

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A Nova Gorica su una collina, immerso nel verde, c’è il monastero di Castagnevizza. Fondato nel 1623. Qui sono sepolte le spoglie di Carlo X ultimo re di Francia. Fiori, antichi volumi e tombe bianche curate dai frati francescani

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Interno del convento

Un monastero su una collina al principio della valle del fiume Vipava. Candido e calmo guarda Gorizia a duecento metri dal confine. Siamo nel convento di Castagnevizza (Kostanjevica), a Nova Gorica. Oasi di castagni, di cui sopravvivono pochi esemplari. Ma il verde non manca di certo. Fondato nel 1623, il convento fu dei Carmelitani per più di 130 anni. Poi, all’improvviso, l’imperatore Giuseppe II decise di mandarli via e l’edificio fu abbandonato per quasi un decennio, finché non fu affidato ai francescani, che lo restaurarono in più occasioni, anche dopo la Grande Guerra, durante la quale le strutture subirono seri danni.

Castagnevizza: Monarchi, piante e carta stampata

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Oggi, restaurato a dovere e ancora custodito dai frati, si offre innocente alla visita. Ad accogliervi Miriam Brecelj, una signora di una simpatia straordinaria, che parla italiano. Sorride e vi spiega, tra le altre cose, tre storie che riguardano monarchi, piante e carta stampata.
Vi scorterà in una stanza bianca, che su una parete ha un’apertura recante a destra e sinistra due macabre corone fatte di filo di metallo con al centro un ovale di fiori protetti da una cupola di vetro.
Il contrasto con il candore circostante è tale che a prima vista tali corone sembrano funebri. E infatti è così. Entrati nel varco vi troverete in un angusto ma non asfittico corridoio, sempre bianco, in fondo al quale sta una minuscola cripta quasi tutta occupata da ricchi sarcofagi marmorei.

Carlo X il re di Francia in esilio
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La cripta con le spoglie dei Borbone

E chi ci sarà mai di misterioso nascosto in un ambiente così piccolo ma in tale etereo lusso? L’ultimo re di Francia con cinque parenti più o meno stretti, ecco chi c’è. Lui era Carlo X. Nato nel 1757 a Versailles, si trovò a vivere in esilio a causa della prima Rivoluzione Francese. Divenne sovrano di Francia nel 1824 (non era un ragazzo) ed era così reazionario che in sei anni convinse i francesi a fare un’altra rivoluzione, che, dal 1830 al 1836, lo portò a varie peregrinazioni. Finì reduce a Gorizia, nel palazzo dei conti Coronini. Qui rimase per ventitre giorni, alla fine dei quali morì di colera e fu sepolto. Ora sta lì, nella cripta dei francescani, amorevoli custodi della fine di una monarchia che ha aperto la strada a un concetto di libertà diventato patrimonio di un numero di individui che non sono essere contati.

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Castagnevizza, una biblioteca con oltre quindicimila libri
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La biblioteca del convento

I francesi vorrebbero indietro le sue spoglie, ma Carlo aveva detto che mai e poi mai sarebbero dovute tornare sul suo suolo patrio. Aveva un brutto carattere, insomma. La disputa tra Slovenia e Francia è tuttora in corso, ma ciò fa parte di letteratura e diplomazia. Ora la sua tomba è un sigillo di libertà per gli sloveni, un popolo che ne ha viste davvero di tutte. Alla fine si tratta di dettagli, ma Castagnevizza ti concede, se vuoi, l’onore di comprenderli.
Dopo aver reso omaggio ai sacelli dei Borbone (o solo aver curiosato tra le loro tombe), dopo aver attraversato uno splendido roseto (il cui vanto sono guardacaso le rose Bourbon) arriverete a un’altra porticina che nasconde un gioiello forse ancora più estremo della cappella reale. Si tratta della biblioteca del convento, intitolata a Stanislav Škrabec, frate che visse per più di quarant’anni in questo convento e fu il più grande linguista sloveno del XIX secolo. I libri sono più di quindicimila e tra essi si contano trenta incunaboli. Nientemeno. Qui c’era anche una scuola, dove sono state educate generazioni di anime. Molte delle quali sicuramente la pensavano diversamente da Carlo X, ed è questo il bello.

Monastero tra rose, libri e tombe bianche
Castagnevizza Roseto
Roseto

Il monastero di Castagnevizza ha un’atmosfera che è tutto l’opposto rispetto a quella del Nome della Rosa. Non cupo buio, ma serena luce. Entrambi sono circondati da un’aura che, in modi diversi, ispira sapienza e riflessione. Qui ci sono libri, rose e tombe bianche.
Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus” (la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nomi nudi), il verso con cui termina il romanzo di Umberto Eco, vuol dire che alla fine dell’esistenza resta solo il nome. Tutto svanisce, a parte ciò che si è fatto.
Nella serenità di Castagnevizza si sono trovati a convivere sovrani in disarmo, fiori voluttuosi e antichi volumi. E gente che studiava e pensava. E si trovano ancora bene. Forse per caso, ma forse anche no.

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www.samostan-kostanjevica.si/it

www.hit.si

www.slovenia.info

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