La Nuvola Lavazza si apre alla città e inaugura il Museo che racconta 120 anni di storia dell’azienda torinese del caffè e il nuovo ristorante gourmet nato con la supervisione di Ferran Adrià. Ma la Nuvola – investimento da 120 milioni di euro – è qualcosa di più, perché la famiglia Lavazza ha deciso di spostare di poche centinaia di metri il suo headquarter e di riqualificare un intero isolato nel popolare quartiere Aurora, a pochi minuti dal centro del capoluogo piemontese e di affidare la progettazione del nuovo edificio all’architetto milanese Cino Zucchi. Lunghi anni di lavori, rallentati dalla scoperta di una basilica paleocristiana del IV-V secolo d. C. ora visibile attraverso lastre di vetro trasparenti, ma alla fine l’avveniristico edificio di vetro e acciaio convive adesso armonicamente con la Cattedrale, l’ex centrale elettrica recuperata e trasformata in uno spazio per eventi e allo IAAD Istituto di Arte Applicata e Design che ospita 700 giovani creativi.
Bistrot per la ristorazione collettiva
Per rendere la Nuvola allargata al quartiere e alla città, il Bistrot – lo spazio di ristorazione collettiva ospitato in una navata laterale della Centrale – supera il concetto di mensa aziendale ed è aperto sia ai dipendenti Lavazza sia al pubblico esterno. Davanti al Bistrot si può leggere una frase del fondatore Luigi Lavazza che riassume questa filosofia della condivisione di esperienze: “Il caffè non è solo una bevanda, è un modo per stare insieme”.
Lavazza: cinque generazioni 123 anni di storia
Era il 1895 quando Luigi Lavazza, arrivato da Murisengo un paesino piemontese, apre la sua prima bottega in via San Tommaso 10, in pieno centro città, a meno di due chilometri da qui. In oltre 120 anni di attività l’azienda non ha mai abbandonato Torino pur essendo diventata una realtà internazionale che ospita 600 dipendenti solo nella sede centrale e circa 3 mila in tutto il mondo. Una storia al tempo stesso familiare – siamo ormai alla quinta generazione di management – e globale che è raccontata in modo spettacolare nel Museo progettato dallo studio americano Ralph Appelbaum e collegato agli uffici da un grande atrio pubblico centrale.
I mitici personaggi della pubblicità: Caballero e Carmensita
Seguendo le 5 “gallerie” del museo, oltre a ripercorrere in modo interattivo e scenografico un secolo abbondante di storia dell’azienda, si incontrano i grandi personaggi frutto di oltre 60 anni di collaborazioni creative con grandi personaggi della pubblicità. Colpiscono in particolare le grandi riproduzioni dei mitici Caballero e Carmencita, i personaggi creati da Armando Testa protagonisti di indimenticabili Caroselli televisivi negli anni ’60. “Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via” è la frase pronunciata da Caballero diventata quasi un tormentone in quegli anni e che tanta fortuna mediatica portò al caffè “made in Torino”.
Tazzina di caffè interattiva
Fattore fondamentale di coinvolgimento e di personalizzazione dell’esperienza museale è la tazzina di caffè interattiva, che accompagna i visitatori durante l’intero percorso espositivo e offre la possibilità di raccogliere informazioni. Con essa, gli ospiti hanno l’opportunità di scoprire e memorizzare contenuti digitali, anche non immediatamente visibili, per poi poterli riesaminare nell’ultima galleria, l’Universo. Qui è possibile scorrere e rivedere quanto memorizzato, decidere cosa conservare e, infine, condividere l’esperienza digitale con gli amici sui social media.
Contemporaneamente al Museo Lavazza apre al pubblico anche Condividere il ristorante gourmet dove trovano una sintesi le idee di Ferran Adrià, il talento dello chef italiano Federico Zanasi e le scenografie del premio Oscar Dante Ferretti. “Abbiamo deciso di ritornare alla materia: è il cibo a determinare l‘esperienza della ristorazione, e non viceversa, come accaduto per molto tempo. Al centro non c’è più il fuoco di artificio, l’apparenza, ma la sostanza”, ha dichiarato Ferran Adrià.
Al termine del pasto i clienti si spostano in un’area dedicata e appositamente attrezzata per degustare il dessert e dare valore evocativo al rito finale del caffè. Perché in fin dei conti qui ci si siede a tavola in una fabbrica del caffè che è sempre co-protagonista dell’offerta food della Nuvola.