Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Egitto: un paese che potrà essere salvato dalla sua storia

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La Repubblica araba d’Egitto vive una situazione economia difficile. Il turismo è in fortissima crisi. Le disparità sociali sempre più accentuate. E’ vietato criticare pubblicamente il Paese. Un popolo che cerca di resistere come le sue famose piramidi

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Templi sul Lago Nasser

Ciclica gira e rigira, come sospinta da uno scarabeo, la sfera solare, determinando epoche e stagioni. Primavere non sempre miti nei toni, ma rivoluzionarie nell’insorgenza dei bisogni sociali di giustizia ed uguaglianza. Così è sgorgata, parallela allo scorrere del Nilo, riconosciuto con i suoi 6.800 chilometri (ca.), il fiume più lungo e paziente del mondo, un’altra corrente di gente e ribellione.

Gente e ribellione che in Egitto ha investito in ondate successive tutte le strade, circondato palazzi e monumenti, per manifestare contro una politica sporca di eccessivo divario sociale, macchiata di corruzione. Tanto ascolto dalla voce di Hoda, la mia guida, mentre il vento gli scompiglia i capelli e lei mi guarda, in viaggio verso Saqqarah, 24 chilometri a sud-est del Cairo.

Il Cairo ammasso di laterizi che ospitano famiglie

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Il Cairo, che negli anni Cinquanta del secolo scorso si mostrava altezzosa come una parigina elegante nel suo atteggiarsi a gran dama. Nulla aveva da invidiare ai viali alberati e lindi delle capitali europee. Oggi appare come un mucchio ammassato di giganteschi mattoni, i cui alveoli in laterizio ospitano famiglie.

Appartamenti arredati di polvere, panni stesi, tendaggi, cavi, fili e tubature che si intrecciano ai ferri delle armature che spuntano in alto, in attesa che la prossima generazione vada avanti nell’edificazione familiare. Non c’è normativa a riguardo: non serve finire le case, è molto più necessario sposarsi presto e fare figli.

Forti le disparità tra ricchi e poveri
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Negozio di spezie

La disparità tra poveri e ricchi è abissale. La classe media sta scomparendo. Ma c’è chi vive per strada e chi costruisce il suo mondo lussuoso in oasi nella città, circondate da mura. Scrigni che contengono ogni cosa necessaria al superfluo. Fuori irrompe il rumore di una metropoli viva a qualsiasi ora del giorno e della notte, che si ferma solo se le temperature scendono a tal punto da assiderarne i ritmi. Fenomeno raro, ma a volte capita, come i sei gradi di fine gennaio, che per due settimane hanno fatto battere i denti agli egiziani, i quali ancora adesso, con il sole che scandisce i venti gradi, escono ricoperti di lane, sciarpe e cappelli.

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Le donne camminano velate o libere di sorridere: basta avere il coraggio di sostenere eventuali sguardi di disapprovazione, da parte di chi ancora crede nell’indottrinamento pseudo religioso. Ben visto, invece, chi si laurea e prosegue gli studi oltre il diploma. I richiami alla preghiera scandiscono le ore, mentre Corani e Bibbie vengono custodite nei rispettivi luoghi sacri, a volte simili, contrassegnati unicamente da una croce per i copti o da una mezza luna musulmana al culmine del minareto.

L’Egitto sarà salvato dalla sua storia

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L’Egitto è la sua storia che lo salva, intrisa in ogni giorno, come di miele i suoi stucchevoli e zuccheratissimi dolci. Non credo ci sia persona che trovandosi qui, non senta almeno per un attimo di farne parte e di comprenderla… più o meno inconsciamente. Panorami di consistenza sabbiosa e palme, dritte e lunghe con il vertice frondoso a ventaglio, cha pare fatto apposta a spazzare via polvere e tenere a bada il deserto che avanza. Palme e verde, che intenso da frescura alla gola solo a guardarlo, quando gli orizzonti tremolano dunosi e inconsistenti, ma persistenti nei venti e nei millenni.

L’Egitto: manca colore ma c’è intensità di prospettiva. Patrimonio culturale di un’umanità che si riconosce nei suoi racconti mitologici e nei simboli, che resistono, come le sue famose piramidi. Complessi funerari, destinati a durare, a dimostrazione dell’eternità dello spirito di chi vi è sepolto. Nulla è rimasto infatti delle “cose dei vivi”; esistenza, questa terrena, friabile e inconsistente, che ben può consumarsi nell’effimero, se resta comunque il segno ad indicare il cammino all’anima che è in viaggio e deve tornare.

Saqqarah il sito più antico dell’Egitto
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Sito di Saqqarah

Il sito di Saqqarah risale a 2700 anni prima di Cristo. É il più antico in assoluto, voluto da Djoser, faraone desideroso di riconoscere il luogo esatto in cui si trovava la fossa dove, fino ad allora, era uso restituire i defunti alla terra. Incaricò quindi un visionario e lungimirante ingegnere del tempo, farmacista, astrologo, visir e scienziato, Imhotep, che contrassegnò il cenotafio edificandoci sopra una mastaba (dal termine arabo che significa “panca”), un quadrilatero di calcare alto dieci metri, dalla base variabile in funzione delle successive mastabe, che man mano si andarono ad aggiungere per la gioia megalomane del faraone.

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Esempio e sfida accolta dai re delle successive dinastie che, non potendo sfigurare in altezza e nobiltà, vollero piani su piani di mastabe, allargando e fortificando in proporzione le basi d’appoggio delle sottostanti, conservando comunque la metratura dell’altezza. Prototipo massiccio di piramide, alto 61 metri (quindi sei piani di mastabe e qualche centimetro in più…), si erse verso il cielo ed entrò a far parte dei libri di storia.

Catacombe, fosse comuni e la chimica dei colori

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Un muro massiccio circonda tutto il sito cimiteriale, custodendo catacombe e fosse comuni. Le decorazioni sono alto e basso rilievi che ritraggono scene della vita quotidiana, con una finezza ed un verismo degni dell’affresco. Volte stellate e pareti di geroglifici vergati nell’alabastro. Cartili con il nome del faraone. Alfabeti mistici impressi su pietre millenarie, come sigillo essenziale di formule magiche. Portiamo alla luce misteri che, invece, la luce già dovettero e dovrebbero darla, con le loro rivelazioni.

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Sulle sponde del Nilo

Ancora segreta resta la chimica dei colori in Egitto e sopravvissuti nitidi al tempo: verde Nilo, il cui pescato è ben riconoscibile nei panieri e nelle reti delle decorazioni, tra coccodrilli ed ippopotami dai denti pronti a serrarsi. Rosso corallo nel sangue dei tori sacrificati e smembrati per essere portati in una processione votiva. Blu lapislazzulo, azzurro turchese tra ali di ibis e becchi d’uccelli dalle piume spiegate. Giallo ocra nelle vesti di scribi e funzionari, aranci solari stampati con l’intento di mostrare una realtà collettiva, ritratto del quotidiano come doveva essere sentito.
Febbraio è un periodo di alta stagione e le scuole sono chiuse qui in Egitto. Sarebbe bello camminare in questi luoghi in solitaria e far perdere lo sguardo un poco oltre, tra la vastità desertica ad un orizzonte e la cortina di smog e condensa sopra i tetti del Cairo all’altro.

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La moschea di Alabastro
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Il Cairo, Moschea di Alabastro

Torno verso la città per risalire l’alta piattaforma rocciosa della Cittadella e godere dell’ottima vista delle sue terrazze, sovrastanti il margine della metropoli. L’edificio che domina il sito è la moschea di Mohammed Alì o Moschea di Alabastro. Per la posizione e la mole (un minareto di 182 metri) è il monumento più appariscente, anche se uno dei più recenti (risale al 1820). Più che un luogo di culto pare un ritrovo per famiglie e amici, che seduti in cerchio sui tappeti da preghiera, trascorrono insieme tempo e chiacchiere, mentre i bambini si rincorrono. Ed il vociare si fa sempre più intenso, mentre i rumori scendendo giù tra i vicoli del bazar di Khan El Khalili, nel cuore islamico del Cairo, dove poter comprare spezie, vestiti e gioielli o essere venduta per un numero di cammelli, che sarebbe ancora da contrattare!

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