… con qualche piccolo “disagio”
Nessun inconveniente? Ma si, un po’ di cuore in gola quando il Concorde piomba sulla pista a 400 all’ora, col fracasso dei motori che frenano e poi il fatto di dover lasciare ogni sera (entro le 24) la valigia pronta fuori dalla camera d’albergo per la partenza del giorno successivo. Nessuno, assicurano i golf-men d’Italia, se ne è lamentato, anche per la presenza il mattino dopo di uno stuolo di inservienti sempre pronti ad occuparsi dei bagagli, delle lussuose autovetture e delle laute mance. Sotto il profilo puramente sportivo, pur essendo giocatori di buon livello, gli italiani hanno lamentato sonore sconfitte con i tedeschi, i più bravi in assoluto. Per quanto riguarda poi l’aspetto “esotico” del viaggio, sempre gli italiani non hanno mancato di notare, in Thailandia e a Rio, dei travestiti bellissimi! Alla fine, un senso di appagamento generale. Troppo bella ed esclusiva l’avventura vissuta, alla portata di pochi, tutt’attorno a questa vecchia palla magari inquinata quando si è costretti a “respirarla” stando a terra, ma straordinariamente unica, con le nuvole bianche, l’azzurro del cielo e il blu intenso del mare, vista da lassù.
Le perle nere di Tahiti
Il gioiello marino è frutto del caso: l’incontro di un granello di sabbia con la “madre” della perla. Incapace di sbarazzarsi del corpo estraneo entrato, l’ostrica lo isola secernendovi sopra strati di perla; questi strati concentrici di conchiglia, incrostati con cristalli calcarei attorno al nucleo, fanno nascere lentamente la perla. In natura, sono necessari diversi anni prima che le perle possano essere estratte dalle conchiglie.
Questo processo naturale è stato modificato e accelerato dai “giardinieri del mare” della Tahiti Perles, che coltivano le ostriche perlifere nelle isole Tuamotu e Gambier, oltre mille chilometri al largo di Tahiti. Qui, con l’aiuto dell’uomo, l’ostrica genera una perla entro pochi anni.
Introdotto nelle gonadi da un micro processo chirurgico, un “nucleo” rimpiazza il granello di sabbia che qualche volta viene anche lasciato in loco. Nasce così, fra mille attenzioni e nelle condizioni ambientali più favorevoli, la famosa perla nera di Tahiti che viene valutata singolarmente in base a ben precise caratteristiche: dimensione, luce interiore e luminosità, colore, forma, purezza.
Inutile dire che le perle “figlie” della Pinctada Margaritifera dei mari del sud, l’ostrica che le genera, hanno costi notevoli. Non comunque accessibili per le finanze dei comuni mortali.
I “numeri” del giro del mondo
■ Il giro del mondo giocando a golf, soddisfaceva in primo luogo la grande voglia di praticare questo sport d’élite da parte dei non pochi VIP (very important people) di tutto il mondo, specie quelli europei. Appartenere alla categoria dei VIP vuol dire, ancora oggi: essere benestanti, industriali, maghi della finanza, banchieri (e non bancari). E’ poi assolutamente imperativo disporre di un portafoglio a fisarmonica. Il denaro, per queste fortunate ma abili persone, è ad ogni modo l’ultimo dei problemi.
■ La nave dei sogni per questi 90 eletti era il Concorde, il mitico aereo supersonico anglo-francese che volava a 2.200 km all’ora ad un’altezza compresa fra i 15.000 e i 18.000 metri, dove l’aria è rarefatta: niente turbolenze, niente rumori. Durante il decollo il Concorde raggiungeva i 360 km mentre, in fase d’atterraggio, la velocità sfiorava i 400 km. all’ora.
Il tempo totale impiegato per il giro del mondo (ore di volo effettive), superava di poco le 30 ore.
■ Ciascuna tratta del “giro” non superava mai le 4 ore, riducendo al minimo il fastidio del jet-lag. Altri fastidi evitati o ridotti allo stretto indispensabile: operazioni doganali, controllo passaporti, bagagli, spostamenti da e per gli aeroporti (c’erano le limousine ad accogliere questi vacanzieri speciali) ricerca degli hotel (di lusso, occorre dirlo?), dei ristoranti ecc.; in più, magnifiche escursioni per gli accompagnatori, per coloro (pochi) che non si dedicavano al golf in alcuni dei luoghi più celebrati della terra.
I costi della crociera
■ Il costo di questa crociera speciale si aggirava sui 90 milioni a testa, tutto, ma proprio tutto compreso. I paesi visitati erano questi: Francia (Parigi), Sultanato dell’Oman, India, Thailandia, Indonesia (Bali), Australia (Sidney), Nuova Zelanda (scalo tecnico) Tahiti, Cile (Isola di Pasqua), Brasile (Iguassù e Rio de Janeiro), Senegal (Dakar, scalo tecnico), di nuovo Francia.
■ Un secondo giro del mondo, che partiva da Londra, toccava New York (scalo tecnico) Cancun in Messico, Oakland in California (scalo tecnico), Honolulu nelle Hawaii, le isole Figi nel Pacifico, Cairns nel nord dell’Australia, l’isola di Bali, Goa in India, Dubai negli Emirati Uniti, Aqaba in Giordania con visita a Petra, di nuovo Londra.
■ Inutile precisare che il servizio, a bordo e a terra, era inappuntabile, sotto ogni punto di vista. Cucina d’alta qualità, poltrone-letto comodissime, intrattenimenti vari durante i voli di trasferimento.
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