Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

Transcantabrico, “albergo” su rotaie

Transcantabrico

Un viaggio dai ritmi diversi, con il treno. Attraverso la storia, l’arte, la religiosità della Spagna del nord. Tonificati dal mutevole clima atlantico che ravviva una natura di per sé già splendida

San Giacomo
San Giacomo

Obbligata a emigrare, la laboriosità dei Gallegos edificò ricchi palazzi a Cuba e a Buenos Aires (ove gallego è sinonimo di spagnolo) popolò di politici, Guardias Civiles e ristoratori Madrid e gran parte della Spagna, mentre nella terra natìa sopravviveva radicatissimo il sentimento religioso originato da una leggenda. Le spoglie di Santiago (San Giacomo), miracolosamente ritrovate agli inizi del IX secolo dove oggi sorge Compostela, richiamarono torme crescenti di pellegrini fino a costituire un grande evento della cristianità, il Camino de Santiago, che rappresentò per secoli un viavai di cultura e religiosità colleganti lontane città europee ad un remoto angolo di Spagna. Lungo il Camino sorsero eremi e cattedrali, palazzi e università, ospedali e conventi per ospitare i pellegrini con la conchiglia di San Giacomo, divenuta il simbolo di un risveglio di menti e coscienze forse più importante di quello turbato dagli eccessivi connotati mercantili dalle Crociate. Da circa un trentennio il Camino è sempre più affollato, soprattutto nell’Anno Santo Compostelano quando il 25 Luglio, giorno di Santiago Apostol, festa nazionale spagnola, cade di domenica. Accade nel 2004 e c’è da prevedere che, oltre a quelli giunti a piedi e in bicicletta, passerà sotto il Portico de la Gloria anche qualche “peregrino” sbarcato dal Transcantabrico.

Tra oceano e monti, un clima bizzarro

Il porto di Luarca
Il porto di Luarca

Terza motivazione per definire “altra Spagna” le regioni del nord ovest, la meteorologìa. Raramente esistono giorni belli o giorni brutti, pioggia continua o sole costante: differentemente dalla accecante “meseta” della Mancha, dalle assolate spiagge mediterranee, la Cornisa Cantabrica dispensa quotidianamente quasi tutte le bizzarrie elencabili in un bollettino meteorologico. Dall’Atlantico provengono l’umidità e le nubi che assicurano un perenne verde “svizzero” ai monti delle Asturie ricchi di foraggio, bestiame e mele; per quanto riguarda il frutto, è davvero un peccato non assistere ai festeggiamenti autunnali dedicati alla nuova “sidra”, lo spumeggiante succo di mele che delle Asturie è bevanda nazionale. Ma dall’Atlantico tira anche deciso quel vento che spazza cirri e cumuli, lasciando spazio a luminosi raggi di sole. Sono indubbiamente meno numerose le giornate serene rispetto a quelle bagnate dal “sirimiri”, la fastidiosa pioggerella che si infila anche su per il naso e non a caso certi angoli di Bilbao ricordano le brumose stradine di Plymouth o di Bristol; ma chi ama gli squarci di cielo azzurro prima o poi è accontentato. Tanto infrangersi di onde atlantiche ha scavato profonde insenature, è indubbia la somiglianza tra le “rias gallegas” e i fiordi norvegesi, ha plasmato spiagge uniformi e maestose, le sabbiose distese tra Laredo e Santoña, quelle contornanti Llanes e Luarca.

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E la “buona tavola”, dove la mettiamo?

Empanada gallega
Empanada gallega

L’orografia della Cornisa, alti monti a ridosso del mare, produce fiumi e torrenti ricchi di trote e salmoni (un tempo paradiso di pesca per il deprecato “Generalisimo”) e porti pescherecci assai riparati, oggi attrazione turistica, come Cudillero, Luarca, Ribadesella, oltre che gastronomica (e chi viaggia sul Transcantabrico, con i pasti principali serviti in ristoranti selezionati, ne trarrà piacevole sorpresa). La cultura della buona tavola, con tutto quel ben di dio di pesce e frutti di mare elargiti dall’Atlantico, è universale in Galizia, Asturie e Cantabria per divenire epicurea ossessione nei Paesi Baschi, con le loro “Sociedades Gastronomicas”, circoli i cui soci si esibiscono nell’elaborazione di piatti ricercati. A fronte della raffinatezza basca, un menu gallego si rivela estremamente semplice: si pensi alla saporita ma umile “empanada”, carne o tonno sminuzzati e avvolti in un involucro di pastafoglia, ma prelibata; basti pensare alle tante varietà di frutti di mare (tipici i succulenti “percebes”) e crostacei: eccellente la carne del centollo (granseola) e del “buey de mar” (granchio gigante). Se a tanti piatti elaborati i Baschi alternano vecchi piatti popolari (il “marmitako”, minestra di tonno e patate, il “bacalao a la vizcaìna”, baccalà ammollato con peperoni e cipolle) non sono da meno gli Asturiani con una cucina marinara tradizionalmente votata alla “terra”! Per esempio la “fabada”, una vera e propria sfida al colesterolo affrontata con fagioloni bianchi, salsiccia, lardo, guanciale e sanguinaccio. Chi, insoddisfatto, cerca ulteriori sapori forti, chiuderà il pasto con il potente “cabrales”, un forte formaggio, tipo Gorgonzola, di latte di pecora. Ma non si spaventi il viaggiatore del Transcantabrico: prevista a metà viaggio la cucina asturiana non risulterà indigesta nemmeno d’estate, sia per il ricorso a piatti di pesce, sia per il fresco clima del Principato.

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Paesaggi e monumenti. Binomio perfetto

Santa Maria del Naranco
Santa Maria del Naranco

Oltre alle bellezze paesaggistiche e ai piaceri gastronomici, la settimana turistico-ferroviaria propone opere d’arte e monumenti di assoluto valore: dall’argentea mole del nuovissimo Museo Guggenheim di Bilbao, al trionfo del barocco nella Plaza del Obradoiro a Santiago de Compostela; dagli eleganti palazzi del lungomare di Santander al genio di Gaudì a Comillas. La grande sorpresa è poi costituita dai capolavori del romanico nelle Asturie e in Cantabria. Come si suole dire, la Collegiata di Santillana del Mar – cittadina tanto ricca di secolari e storiche case nobiliari da pensare che sia finta – e la pre-romanica Santa Maria del Naranco, affacciata sulla nobile Oviedo, valgono il viaggio. L’emozione nel visitare questo monumento aumenta se si fa riferimento ai secoli bui in cui fu concepito – dopo aver respinto i “Moros” a Covadonga nel 722, Don Pelayo si dedicò ad abbellire il suo regno – e ci si sofferma su alcuni elementi decorativi provenienti dalla lontana cultura bizantina. Se il colto viaggiatore del Transcantabrico non fosse ancora soddisfatto dello splendido romanico ammirato alla partenza da Leòn, nessun problema: all’arrivo del treno-albergo a Compostela, dopo una settimana di un viaggio diverso e intelligente, sarà accompagnato in visita nella cattedrale, meta finale del Camino de Santiago e sepolcro dell’apostolo “Matamoros”.

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