Mercoledì 1 Maggio 2024 - Anno XXII

San Miguel de Allende, gemma del Messico “colonial”

Panorama San Miguel de Allende

Una cittadina, monumento nazionale, nata dalle vicende storiche che hanno contrapposto un tempo Stati Uniti e Messico. Al di là delle bellezze architettoniche, è famosa per aver ospitato e assimilato artisti, intellettuali e ricchi pensionati degli States

San Miguel de_ Allende
San Miguel de Allende foto Juan Carlos Fonseca Mata

La vicenda dei rapporti tra Messico e Usa, che a livello culturale coinvolge le due più importanti lingue mondiali, l’inglese e il “castellano-spagnolo” (i più di due miliardi di cinesi e indiani parlano tanti differenti idiomi) vive periodicamente momenti di tensione per l’eccessivo aumento della presenza latino-americana tra New York e Los Angeles.
Alla base delle preoccupazioni dell’antico “establishment” degli Stati Uniti (i famosi “wasp”. White Anglo Saxon Protestant) sta soprattutto l’invasione clandestina degli States, da parte dei “chicanos” attraverso quella frontiera-gruviera (ogni mattina non si contano i buchi aperti nottetempo nel reticolato) che va dalla California al Texas.
Ma la migrazione non si svolge a senso unico, come pensano i “gringos”, così sono chiamati gli statunitensi dai messicani, termine derivante dalla parola “green” – si legge “grìn” (in inglese “verde”) – come le banconote dei dollari Usa; “Gringos Go Home” (tornate a casa) urlata dai messicani durante una guerra a metà dell’Ottocento che vide i Marines occupare Città del Messico.

Insediamento nato per proteggere oro e argento

Chiesa di San Francesco
Chiesa di San Francesco

Esiste infatti un controesodo, una ancorché minima invasione di Yankees che si trasferiscono a vivere “South of the Border”, a sud del confine, lungo quella “Mexico Way” cantata da Frank Sinatra in una famosa canzone, nota in Italia come “Stella d’Argento”. Una ulteriore conferma – in Europa la vicenda ha proporzioni ben maggiori – dell’attrazione dei popoli settentrionali verso quelli di cultura latina; quasi a dire che si va a nord per fare i soldi e si va a sud per capire e godere la vita.
L’invasione statunitense nel Messico, alla ricerca di una vita meno indaffarata, si segnala per l‘alto livello culturale dei suoi membri e ha una precisa destinazione: San Miguel de Allende, storica città a ottantacinque chilometri da Queretaro e a meno di trecento da Città del Messico) sulla “Ruta de La Independencia”, così chiamata dai fieri messicani; per i discendenti dei Conquistadores spagnoli è la “Ruta Colonial”.
San Miguel de Allende nasce poco dopo la conquista del Messico da parte di Hernan Cortèz. Disturbati dagli assalti della tribù dei Chichimecas ai trasferimenti di oro e argento dalle miniere di Zacatecas e Guanajuato, nel 1542 gli spagnoli decisero di costruire un insediamento fortificato.
Provvide alla bisogna Fray Juan de San Miguel e non stupisca la presenza di un frate: nella colonizzazione dell’America ispanica l’evangelizzazione degli Indios si alternava tranquillamente con gli affari di bottega e le lotte intestine tra Francescani e Domenicani.

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Memoria di Spagna e vocazione artistica

Processione
Processione

La nuova cittadina fu battezzata San Miguel de los Chichimecas per divenire, a indipendenza messicana conquistata, nei primi anni dell’Ottocento, San Miguel de Allende in onore di un Padre della rivolta antispagnola, l’ “insurgente” Ignacio Allende. Ormai messicano, il pueblo non ha però dimenticato le origini spagnole, tra le quali una “Pamplonada” con tanto di “Encierro”, identico a quelli che aprono le giornate durante i Sanfermines in Navarra.
Attratti da un clima quanto mai salubre grazie all’aria pura delle montagne circostanti, da un paesaggio addolcito da sinuose colline e da bellezze appaganti lo sguardo – basti citare le chiese e i campanili del barocco coloniale, il verde dei giardini e le case dagli accoglienti “patios” – negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso artisti texani, intellettuali californiani e anziani pensionati provenienti dal freddo nord degli Usa, diedero vita a una progressiva occupazione di San Miguel, richiamati anche dai corsi di pittura “murales” del maestro Siquieros nell’Instituto de Bellas Artes.

Una via cittadina
Una via cittadina

Negli anni Sessanta, invitando alcune star di Hollywood, il grande attore messicano Cantinflas diede un’ulteriore impronta allo sviluppo turistico di questa località incastonata nei monti dello Stato di Guanajuato.
L’accumulazione di ricchezza e i potentati sono certamente esecrandi e condannabili, ma sovente va ascritto a loro merito il mecenatismo, l’offerta di mezzi economici che permettono l’erezione di edifici, chiese, monumenti, palazzi.
Questo rapporto tra denaro e arte si sviluppò in generose dimensioni anche a San Miguel de Allende, a tal punto che la città è stata dichiarata monumento nazionale. Grazie all’argento estratto dai discendenti di Montezuma per i forzieri di nobili e spiantati ex Hidalgos emigrati dalle più povere regioni spagnole, si visitano oggi (in stile invariabilmente “colonial”) la Casa del Mayorazgo del Canal, il palazzo del Conde de la Canal, la Casa del Inquisidor (ancorché non rallegri lo scudo
– onnipresente all’ingresso delle residenze dell’ameno Tribunale – contenente croce, spada, tibie e teschio).

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Chiese, palazzi e una Parrocchia in gotico “copiato”

Basilica di San Miguel
Basilica di San Miguel

Tra tante bellezze create dal barocco coloniale – connubio tra l’arte europea e la sua interpretazione da parte di architetti, pittori e scultori indigeni – a San Miguel de Allende si ammira anche una chiesa vagamente “kitsch” costruita con la collaborazione di alcune “cartoline postali”.
Nell’ultimo scorcio dell’Ottocento, intrigato dallo stile gotico ma impossibilitato per motivi logistici a conoscerne di persona qualche esempio, un capomastro locale, Zeferino Gutierrez, pensò bene di costruire la “Parroquia” ispirandosi alle foto di chiese e cattedrali sulle cartoline provenienti dall’Europa.
Nel Convento Real, sotto le cupole della chiesa della Concepciòn, l’Instituto de Bellas Artes offre laboratori e Studios per la curiosità e l’ozio acculturatore del residente.
A tanta arte e cultura si aggiungono boutiques, minigallerie d’arte, botteghe di souvenir, antiquari, ristoranti con “tortillas tacos e nachos”, alberghi discreti.
Ma l’effimero e il mondano non guastano, se vengono proposti in contesto storico-monumentale ben preservato e protetto.
A San Miguel de Allende, nel cuore del Messico. La piacevole constatazione che una pacifica convivenza tra differenti culture è sempre possibile.

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