Lunedì 6 Maggio 2024 - Anno XXII

L’arte del camminare in verticale

La storia dell’alpinismo comincia simbolicamente con Petrarca e la sua ascensione sul Monte Ventoso, in Provenza. Ma la conquista della verticalità, al cospetto di precipizi e ghiacciai, deve molto alla ricerca di una nuova esperienza estetica, il “sublime”

La conquista del Monte Bianco

I ghiacciai della valle di Chamonix (Foto: OT Chamonix - Mario Colonel)
I ghiacciai della valle di Chamonix (Foto: OT Chamonix – Mario Colonel)

In Europa la storia dell’alpinismo ebbe inizio con una competizione. Nel 1760 Horace Bénédict de Saussure, un nobile scienziato ginevrino ventenne, si trasferì nella valle di Chamonix alle pendici del monte Bianco. Lo scienziato era talmente affascinato dai ghiacciai che decise di dedicare il resto della sua vita al loro studio e, inoltre, istituì un grosso premio in denaro per chi avesse raggiunto per primo la vetta del monte Bianco, a 4810 metri di altitudine. Nel 1786, Michel Gabriel Paccard, un medico che risiedeva nella valle, raggiunse la cima con l’aiuto di un cacciatore della zona. Dopo quattro tentativi in solitaria falliti, Paccard decise di assumere Jacques Balmat, un forte scalatore che si guadagnava da vivere cacciando. Partirono per la cima in una notte di agosto senza l’attrezzatura all’avanguardia di oggi, ma solo con un paio di lunghi pali. Quando arrivarono alla terrificante Vallée de Neige, un profonda conca circondata da pareti di ghiaccio, Balmat pregò il medico di tornare indietro e di rinunciare, ma Paccard decise di proseguire.

Camminate (arrampicate) e… discussioni!

La cima innevata del Monte Bianco
La cima innevata del Monte Bianco

I due superarono la temibile valle inoltrandosi per primi oltre essa. Al mattino, quattordici ore dopo la partenza, arrivarono in cima. Impiegarono un’altra giornata per riscendere a valle, mal conciati dal sole e dal vento, ma trionfanti. Ma la storia non finì lì. A qualche giorno dall’arrivo Balmat cominciò a mettere in giro la voce di essere stato lui il vero e unico esploratore della cima del Bianco, dichiarando che Paccard aveva ceduto qualche centinaio di metri prima della cima. Il suo racconto andò gonfiandosi e diventò verità. Soltanto nel XX secolo si scoprì che quelle di Balmat furono solo calunnie e il medico Paccard poté avere il giusto riconoscimento. Al di là delle calunnie, l’ascesa di Paccard e Balmat ebbe subito una vasta eco. Appena fu dimostrato che il monte Bianco si poteva scalare, molti cercarono di conquistarlo. Alla metà del XIX secolo erano arrivate in vetta quarantasei squadre. La moda si diffuse anche alle altre vette alpine e piano piano tutte le cime furono conquistate.

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Avventure del “camminare in verticale”

La punta acuminata del Cervino
La punta acuminata del Cervino

Possiamo delimitare l’età dell’oro dell’alpinismo tra il 1854 e il 1865, gli anni in cui quasi tutte le vette delle Alpi furono scalate per la prima volta. Fu un’età dell’oro quasi interamente britannica. La metà delle prime ascensioni importanti dell’epoca è stata compiuta da ricchi dilettanti inglesi accompagnati da guide locali.

Nel 1865 fu scalato il Cervino, l’ultima cima importante delle Alpi ancora inviolata. Questa impresa però si accompagnò ad una sciagura che causò le prime condanne del nascente sport. Durante la scalata precipitarono e morirono quattro dei sette componenti della squadra. In Inghilterra l’alpinismo fu ripetutamente condannato dall’opinione pubblica perché ingiustificatamente pericoloso. La conquista dell’ultima vetta irraggiungibile e la sciagura che ne seguì segnarono la fine dell’età dell’oro dell’alpinismo. (12/04/10)

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