Giovedì 16 Maggio 2024 - Anno XXII

Garibaldi futuro duce delle Camicie Rosse

Prosegue e si conclude il “ricordo” dell’Eroe dei Due Mondi. Nelle puntate precedenti abbiamo visto Garibaldi sbarcare a Rio (1835) e procurarsi da vivere commerciando. Nel sud del paese i Gaùchos si ribellano all’imperatore Pedro II e il Peppino nazionale corre in loro aiuto. L’incontro con Anita è amore a prima vista e impegno nella lotta per l’indipendenza del Rio Grande del Sud

Dalla “Casa de Garibaldi” ai grattacieli di Punta del Este

Il museo di Montevideo
Il museo di Montevideo

Montevideo e Garibaldi. Per rilevarne le tracce (fatta eccezione per il monumento dedicatogli nella parte moderna della capitale) occorre visitare la città vecchia, il porto, laddove se non restano tangibili ricordi del soggiorno di Josè, quantomeno è possibile configurarsi come visse. Del futuro duce delle Camicie Rosse si può visitare (ma trovarla aperta è un’impresa) l’umile casa, oggi trasandato “Museo Historico” (sotto questa scritta il curioso con buona vista potrà anche notare la quasi illeggibile precisazione “Casa de Garibaldi”). Una città vecchia, con il porto, che sa di antico, abbandonato: ai primi del ‘900 la grande ricchezza (un esempio, nella Plaza Independencia, il modernista Palacio Salvo) che fece dell’Uruguay uno tra i più evoluti Paesi del mondo quanto a leggi, sistema politico, riforme sociali, non proveniva dal mare bensì dall’interno, dagli opulenti allevamenti che aiutarono a sfamare l’Europa del secondo dopoguerra. Poi fu la crisi, i Tupamaros, adesso l’Uruguay langue.

Molto è quindi (e ovviamente) cambiato dai tempi di Garibaldi a quelli odierni. Resta però intatta l’insofferenza, non solo calcistica, degli uruguaiani nei confronti degli argentini, così opprimenti, invadenti e soprattutto “tanti” (ma sopportati se vanno a spendere soldi – come solo i sudamericani sanno fare – tra le megaville e i grattacieli di Punta del Este, famoso resort chic e mondano fin che vuoi, ma per certo non un fenomeno di bellezze paesaggistiche). (3- fine)

(24/03/2011)

“Josè e Anita”, miti sempre vivi delle Americhe

L'Eroe dei due Mondi a New York in Washington Square Park
L’Eroe dei due Mondi a New York in Washington Square Park

Ma l’Europa profuma di rivoluzione; è cominciato il “’48” e Garibaldi, preceduto da Anita con prole, lascia l’Uruguay salpando da Montevideo per l’Italia sul brigantino ‘Speranza’ con 63 fedelissimi a bordo. Non tornerà più nel sud America, ma oramai Josè è leggenda, non solo per gli italiani emigrati (in prevalenza veneti e trentini, nel Santa Catarina una Nova Trento si è recentemente gemellata con la nostra Trento). Nel Rio Grande do Sul una città è chiamata Garibaldi; il suo nome appare nelle Calles e Plazas di tante località, non solo brasiliane o ‘uruguagie’: l’Eroe dei due Mondi è ricordato con lapidi e statue in tutta l’America, dal Nicaragua a New York.

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Un “cult” in cui si inserisce il mito di Anita, ovviamente preponderante nella sua terra natale. A Laguna, un museo ne raccoglie cimeli e reliquie. Nel sud del Brasile club femminili ricordano l’eroina “gaùcha” durante pittoresche adunate, beninteso a cavallo; persino una telenovela della tivù brasileira, ‘A Casa Das Sete Mulheres’, la ricorda al lato di Josè. E quanto da Anita compiuto come madre, compagna, combattente, prima in America e successivamente in Italia (umile e silenziosa, per questo non meno eroica) fa pensare che in occasione di feste e ricordi del secolo e mezzo di Unità (e nella sbandierata vicenda delle obbligatorie “quote donna”) un filino in più di evidenza Ana Maria Ribeiro de Jesus se lo sarebbe meritato.

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