Streghe proteiformi. Preghiere, seggiole e treppiedi
Spesso ingaggiate da malviventi a scopi diversi, quali l’eliminazione di individui scomodi o la combinazione di matrimoni, le streghe osservavano, nella loro metamorfosi, un vero e proprio rituale di trasformazione. Al ritmo delle più disparate formule magiche, i corpi delle malintenzionate in questione non assumevano le sembianze di vecchiette rugose dal cappello a punta e dal lungo mantello, abili cuciniere di pozioni magiche, ma, abbandonando completamente l’aspetto umano, si trasformavano in gatti, mosche, uccelli, serpenti e persino oggetti, avidi di sangue umano e dispensatori di veleni letali, con una vera e propria predilezione per i neonati. In un eccesso di superstizione, dopo aver pronunciato le doverose preghiere del caso, si ricorreva ad antidoti pagani di vario tipo. I riti di scongiuro che servivano a tenere lontane le streghe iniziavano, per i più scaramantici, dal letto della partoriente, sotto il quale veniva posizionato un treppiede. L’esorcismo proseguiva poi, ogni notte, fuori dalla porta di casa, dove ogni famiglia rovesciava un treppiede, una scopa o una seggiola, facendo particolare attenzione a non prendere quest’ultima per l’estremità dello schienale e farla ruotare su un piede, cosa che avrebbe prodotto l’effetto boomerang di attirare immediatamente il terribile olfatto delle cogas. I più sospettosi, o probabilmente i più malcapitati, intensificavano i loro rituali con la recita dei “rebus”, antiche preghiere magiche tramandate, a mo’ di mito, di generazione in generazione.