Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Estate 2011: non c’è più religione…

Mille fatti e fatterelli (alcuni seri scambiati per barzellette) altri “minimali” e gossipari (interpretati come assolute verità) e l’estate se ne va. Con poco riposo e rinnovate angosce esistenziali

Estate 2011: non c'è più religione...

Gh’è pü de religiún”, non c’è più religione, lamentavano “a quei – anzi, ai miei – tempi”, dalle parti di Novara, i vecchi del cosiddetto popolino. Gente che fortunatamente è da tempo scomparsa (nel senso che ha evitato tante tosature, come sempre – non meno che stranamente – destinate nominalmente ai ricchi e ai loro Suv ma alla fine della fiera assottiglianti la spesa degli sfigati) sennò, oggidì, più che lamentare potrebbe solo disperare. Ma perché tanto scoramento?

Beh, date solo un occhio a quanto “accaduto” (non “improvvisamente’”, si poteva prevedere da tempo) “l’estate scorsa”. Vicende (turistiche, di costume, lubriche e non) che avrebbero certamente impensierito (fino a far loro escludere che nel Belpaese fosse rimasta anche una sola parvenza di religione) i citati vecchietti novaresi d’antan. E passo al dettaglio.

Low-Cost ecclesiale

Roma, San Pietro
Roma, San Pietro

Qui giunti molliamo la Roma marrazziana ma restiamo in quella fulvochiomata brambilliana: sembra infatti che aumentino le presenze turistiche nella Capitale, ivi incluso quel 90% di viaggiatori fregati (ai tasse-paganti padroni di alberghi e pensioni) dalle strutture religiose grazie a un (molto) low cost reso possibile pagando poco o nulla il personale (esempio qualche suorina del Bangla Desh) e nullapagando le tasse (ma siccome chi crede, ogni tanto va anche a votare ecco che nessun partito osa fare un plissé appetto a questa “stranezza” del turismo romano, e va là che va bene così, anche perché – a conforto degli antichi vecchietti novaresi – almeno lì “gh’è la religiún” ancorché non soggetta al Fisco).

Verità… “sfumate”

Estate 2011: non c'è più religione...

A un più arioso livello nazionale apprendiamo invece (“lo dice” il Corriere) che Trenitalia ex FFSS ha proibito (massime se si tratta di treni Eurostar) la parola “Guasto” (tant’è che la capotreno che ha notificato ai viaggiatori questa “stranezza”, criminosamente chiamandola “guasto deviatorio”, si è cuccata un bel 20 euro di multa). Il “manuale degli annunci” di Trenitalia ex FFSS prevede infatti espressioni più sfumate, tipo “controllo tecnico sulla linea” (e se il personale preferisce evitare le multe dimentichi la parola “incendio” sostituendola con “intervento dei Vigili del Fuoco”). Niente (comunque) di nuovo sotto il sole del Belpaese. Chi ha fatto in tempo a invecchiare ricorderà infatti che nella seconda Guerra mondiale, a dar retta ai Bollettini di Guerra (forse, chissà, li redigeva il nonno di chi oggidì scrive il Manuale di Trenitalia ex FFSS) il nostrano Regio Esercito non arretrava, non si ritirava mai, bensì, più sfumatamente “si attestava sulle posizioni prestabilite” (e così facendo si arrivò all’8 settembre quando ad attestarsi in Italia furono sia i tedeschi che gli Americani & C.). Ma sul carattere un filino stravagante dei sudditi della Repubblica italiana (“guasto” e “ritirata” a parte) è forse il caso di glissare.

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