Martedì 30 Aprile 2024 - Anno XXII

India, gita nello Stato del Gujarat

L’India è un immenso Paese, popolato, anzi densamente popolato, da uomini e donne di razze religioni lingue e dialetti diversissimi tra loro. Ma con una interessante storia alle spalle e notevoli possibilità di sviluppo per il futuro

Un’India o tante Indie?

Taj Mahal
Taj Mahal

È infatti impossibile non essere vaghi facendo riferimento a un subcontinente grande quasi undici volte il Belpaese e contenente più di un miliardo e 100 milioni (quasi 20 volte i sudditi italiani) di esseri parlanti, un numero assai corposo di lingue e dialetti; non parliamo poi delle religioni che vi praticano: una sfilza. Sarebbe pertanto il caso (a mio modesto parere, per di più entusiastico perché, secondo me, nel suo piccolo, è già corretto riferirsi alle “Romagne”) di parlare di “Indie”, da cui si evince che chi facesse riferimento a un viaggio programmato o compiuto dovrebbe puntualmente aggiungere uno straccio di precisazione. Esempio: “vado, o sono stato” nell’ “artistico” Rajasthan (il più gettonato, imperdibile ‘highlight’ Jaipur a cui aggiungesi nel vicino Uttar Pradesh la Agra del Taj Mahal, dalla magnifica cupola scopiazzata al Sacre Coeur di Montmartre); o nella “religiosa” pianura del Gange, che sempre Uttar Pradesh è, ma orientale; o nello “storico” (inizi della dominazione inglese) Bengala; e andrebbe infine detto – invece di parlare tout court genericamente di India – “sono stato o vado nel Kerala” (tanto meridionale quando oggidì di moda nel Belpaese, eppoi c’è quella cosa, ah sì, la medicina ayurvedica che fa tanto chic citare, poco importa se, ancorché provvisoriamente quello stato è chiacchierato, per la vicenda dei due marò incolpati di grilletto facile…).

Portoghesi e Inglesi nelle “molte” Indie

India, gita nello Stato del Gujarat

Ulteriori invasioni nei primi secoli del cosiddetto evo moderno aumentarono le diversità nel subcontinente asiatico, soprattutto quelle religiose. A induismo, giainismo e buddismo si aggiunse l’Islam con l’immenso e glorioso impero dei Gran Mogol nel centronord. Con quei magici scopritori portoghesi di Enrico il Navigatore che – proibitagli dal trattato di Tordesillas l’esplorazione di terre americane in esclusiva agli spagnoli – superato il capo tempestoso eppoi di Buona Speranza finirono sulle coste indiane ad arricchirsi commerciando spezie e altre ricchezze appetite in Europa (per lasciare Goa, Diu e Daman solo una cinquantina di anni fa). Quanto all’impero Britannico, si sa già, chi ha letto molto su Gandhi, chi ha visto solo il film, e agli indiani resta solo il compiacimento di aver ‘insegnato’ il colore kaki all’esercito di S.M. la regina (che God la Save).

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E dopo tutto ‘sfaccimme’ di cui sopra, con tutte quelle diversità provocate in India dalla storia, c’è ancora chi parla di India e non Indie?

(22/03/2012)

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