Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

Si fa presto a dire Turismo …

Dopo la Giornata Mondiale del Turismo (27 settembre scorso), qualche accorata e scorata meditazione sui controsensi (prevedibili e inflazionati) dei viaggiatori e dei vacanzieri e, soprattutto, sul “senso” del “fare turismo”. Cominciando dall’Outgoing

Si fa presto a dire Turismo ...

 

Il 27 settembre si è celebrata la canonica “Giornata Mondiale del Turismo” (una delle tantissime Giornate che non ho ancora capito bene cosa sono, cosa fanno, combinano o se trattasi solo di un’idea a capocchia di qualche ispirato funzionario dell’Onu?) eccomi pure io a dire la mia su questa recente (nemmeno due secoli) attività umana coinvolgente il costume e talvolta anche la cultura (mica tutti vanno a perdere il tempo su una spiaggia). E non per polemica, preciso che sarebbe meglio parlare di Turismi perché a mio parere ne esistono due, quasi opposti: l’incoming, i viaggiatori in arrivo dall’estero (a cui aggiungere, se non per la statistica per il business, il cosiddetto turismo interno); e l’outgoing, alias gli italiani in viaggio all’estero. Ed entrambi i Turismi possiedono ovviamente le loro brutture, che passo a esporre in due puntate. 

Outgoing. Viaggiare per imparare (anche)

Si fa presto a dire Turismo ...

Non sono molte le magagne del Turismo outgoing ma almeno un paio meritano un cenno. Trovo, ad esempio, stupidina la condanna di chi compie viaggi all’estero appioppata dai mezzibusti delle tivù nostrane e culminante con l’immancabile, gnagneroso “per quelli che se lo possono permettere” (chissà perché non esternato quando fanno vedere un paio di infradita o mutande firmate costanti indegni importi). E non si dimentichi il j’accuse rivolto a chi va a spendere i danée all’estero, facente il paio (in ossequio al populismo e ai princìpi autarchici predicati dal cav. Benito Mussolini) con il biasimo rivolto a chi nel Belpaese gira in Citroen o Volkswagen e non in Fiat. Solo che, per la proprietà transitiva dell’uguaglianza, potrebbe accadere che i tedeschi girino solo su Volkswagen (e restino a godersi le ferie in Germania) e parimenti ciò accada a francesi (in giro in Francia su Citroen) e così via (inglesi, svizzeri ecc. ecc.). O solo i sudditi del Belpaese devono stare a casa loro beninteso girando soltanto su auto fabbricate dalla famiglia Agnelli? Mah!). 

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I cosiddetti “esperti”? Puah!

Si fa presto a dire Turismo ...

Povero Turismo, dunque, e proseguo a parlare di outgoing, ridotto a modesto argomento di discussione nelle solite cenette, eppure trattasi del più importante business del mondo, la cosiddetta Industria senza Ciminiere. E povero anche chi col Turismo ha a che fare, ci bazzica: tour operator, agenti di viaggi, scribi (e per fortuna nel Belpaese non esistono i travel consultants, chissà perché assai considerati nei Paesi anglosassoni, guarda caso in quei posti dove cominciarono per primi a viaggiare). Persone, campanti sui viaggi, ridotte a mere comparse quando si parla del loro know how, expertise o quel che l’è. Ma se si parla di professionisti che ne sanno meno del volgo, quelli del Turismo non sono soli. Nel caso dei farmacisti, ad esempio, se a tavola si parla di unguenti e medicine (non parliamo poi di sonniferi e tranquillanti) tutti sanno tutto (solo che, poi, i farmacisti i loro prodotti li vendono, provate voi a farvi un’aspirina o un preservativo, mentre la sciuretta i viaggi se li organizza  da sola o almeno ci prova). 

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