Domenica 12 Maggio 2024 - Anno XXII

Si fa presto a dire Turismo …

Dopo la Giornata Mondiale del Turismo (27 settembre scorso), qualche accorata e scorata meditazione sui controsensi (prevedibili e inflazionati) dei viaggiatori e dei vacanzieri e, soprattutto, sul “senso” del “fare turismo”. Cominciando dall’Outgoing

A ciascuno la sua (specialità)

Si fa presto a dire Turismo ...

Solo dei Nesci, dunque, gli esperti di Turismo (e ho aggiunto i farmacisti) e poco serve incazzarsi constatando che, invece, sono da sempre consultatissimi professionisti (oltre alle ragazze manipolanti e dipingenti le unghie delle signore, new entry, negozi affollati), coiffeurs e (con tutto il rispetto) pedicures (non conosco madame che si fanno la messa in piega da sole e tanto meno si affettano la pelle morta dei piedi).

(10/10/2013)

Bla-bla-bla turistici

Si fa presto a dire Turismo ...

Altro problemino dell’outgoing: l’estrema sicumera della cosiddetta gente quando si parla di viaggi & vacanze: tutti lì a dire la loro, tutti sanno tutto, bofonchiano, declamano. E a ‘sto punto chiedo come può psichicamente reagire un anziano signore che, dopo più di mezzo secolo di giri nel mondo, una sera si ritrova a cena la solita sciuretta (ma può anche capitarti un bancario reduce da un viaggio a Parigi col Cral) tornata da una settimana alle Maldive (è stanca, la filippina non basta in casa) che gli conta dov’è, cos’è e com’è un posto, nonché come, quando e quanto costa andarci. Ma non basta! All’ascolto di tanto sfizioso argomento ecco zompare il resto dei commensali a dare i numeri, nel senso di sparare cifre, quantomeno delle tariffe aeree, la cui conoscenza è di gran moda nei salotti, non parliamo poi se si tratta di loucost. Da cui si evince che ogni volta che sento “parlare di Turismo” ricordo ammirato quel magnifico aforisma di La Bruyère dedicato ai saccenti, oggidì più noti come tuttologhi;“Avec cinq ou six termes de l’art, et rien de plus, l’on se donne pour connaisseur en musique, en tableaux, en batiments et en bonne chère; l’on croit avoir plus de plausi qu’un autre à entendre, à voir et à manger; l’on impose à ses semblables, et l’on se trompe soi-mème” (Con cinque o sei parole appropriate, non di più, ci si fa passare per conoscitori di musica, pittura, architettura e gastronomia; si crede di avere più piacere di altri ad ascoltare, vedere, mangiare; ci si impone ai propri simili e si inganna sé stessi). Grande!

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