
“Noi, popolo indiano, dopo aver solennemente deciso di costituire l’India come una Repubblica indipendente, laica, democratica e socialista …”. Così ha inizio il documento che il 26 novembre del 1949 l’Assemblea Costituente ha redatto dando origine alla moderna Repubblica federale dell’India. E non è un documento da poco, anzi; forse è la Costituzione più lunga del mondo: contiene 448 articoli suddivisi in 22 parti, 12 principi e 118 emendamenti. È redatta in due versioni ufficiali: Hindi e Inglese ed è entrata in vigore il 26 gennaio del 1950. Per completare il quadro, si può aggiungere che questa importante ‘Carta’ contempla i principali fondamenti politici; stabilisce le strutture, le procedure, i poteri e i doveri delle istituzioni governative, i diritti fondamentali e i doveri dei cittadini. Un documento onnicomprensivo, verrebbe da dire. Ad ogni modo, per chi è stato in India o per chi ne conosce comunque le importanti fasi storiche e politiche che ha attraversato nel corso dei secoli, balza evidente la presenza significativa del vocabolo: ‘laico’. Uno stato che ufficialmente non riconosce alcuna religione, dunque. Quasi un controsenso, per un paese abitato da un miliardo e trecento milioni di persone che, in percentuale da elezioni bulgare (93%!) si riconosce membro effettivo di una qualche fede religiosa.
Il ‘mondo’ religioso indiano

La scelta indiana trova però logica giustificazione proprio nel fatto che il cosmo religioso del paese è infinitamente vasto, incredibilmente sfumato nelle sue sovrapposizioni, tenacemente ancorato alle proprie tradizioni, tutto sommato rigido e sospettoso nei confronti di fedi diverse, pur se nella stragrande maggioranza dei casi risulta essere tollerante. La fede dominante è l’Induismo, ricco delle più diverse credenze, con una percentuale che supera di poco l’80% della popolazione. L’Islam vanta una percentuale superiore al 13% dei residenti indiani, mentre sappiamo che è preponderante nei due paesi confinanti (Pakistan a ovest e Bangladesh a est) un tempo uniti all’India all’epoca del dominio britannico. Le percentuali delle altre fedi sono decisamente inferiori: poco più del 2% per i Cristiani e poco meno per i fedeli Sikh; non raggiunge a sorpresa l’1% il Buddismo mentre il Jainismo sfiora lo 0,5%. Il panorama dei credi religiosi praticati in India non si esaurisce certo qui. C’è il Mazdeismo (o Zoroastrismo), proveniente originariamente dall’odierno Iran e l’Ebraismo. Non mancano tradizioni di origini tribali minori, quali il Santal, il Sanamahismo, quelle Adivasi e numerose forme di Animismo. Un panorama davvero composito di ‘contatti’ con le entità supreme.
Le grandi religioni monoteistiche

Sono oltre 75 milioni gli indiani di fede musulmana e si può ben dire che i precetti rigidi di questa religione, entrata nel sub continente con la conquista che ha avuto luogo dal XIII secolo, prima sotto il Sultanato di Delhi e quindi con l’Impero Moghul, non siano riusciti ad intaccare granché le usanze, le cerimonie, i precetti della forte cultura induista. Sono attivi, in alcune zone, solo alcuni costumi islamici; ad esempio l’uso del narghilè e il purdah, che impone l’isolamento domestico alla donna che in pubblico deve presentarsi con il viso coperto. Le manifestazioni figurative dell’induismo contrastano con l’avversione del pensiero musulmano in tal senso; ecco perché i fedeli dell’Islam tendono progressivamente ad assimilare il costume e il credo religioso indù. A completare il quadro delle tre grandi religioni monoteistiche restano il Cristianesimo e l’Ebraismo, entrambe approdate in India nella zona di Goa e del Kerala. Infatti San Tommaso, discepolo poco convinto di Cristo, riposa a Kochi. Pare vi sia giunto nell’anno 52 d.C. e pare altresì che nei tre secoli successivi il Cristianesimo e in parte l’Ebraismo, in quella zona abbiano avuto una certa diffusione. Oggi in India il Cristianesimo è presente nelle sue varie forme: Cattolicesimo Romano, specie negli stati orientali (si pensi al grande influsso esercitato da Madre Teresa di Calcutta), Chiesa Ortodossa Orientale e Protestantesimo.