Dalla nascita dell’automobile vi sono stati eventi in cui sono protagonisti oltre che le persone anche le stesse automobili, tanto che quando si ricorda quel tale episodio si collega immediatamente anche il modello della macchina. Vogliamo presentare alcune delle auto che sono legate a particolari eventi o personaggi storici.
La Citroën DS del generale De Gaulle

L’uomo politico più importante di Francia nel XX secolo. il generale Charles de Gaulle, Presidente della Repubblica francese fino al 1969, ebbe un rapporto speciale con la marca Citroën, e in particolare con l’ammiraglia DS, che in un’occasione gli salvò addirittura la vita.
Salito all’Eliseo, spinse il governo a rinnovare la flotta di automobili in uso al Presidente della Repubblica e ai ministri e puntò sulla DS, che all’epoca era in circolazione da circa 3 anni. La sua DS personale di serie di colore nero, non apparteneva però alla flotta pubblica, bensì era di proprietà: il generale aveva preteso di comprarsela personalmente dal suo concessionario di fiducia.
Il presidente scampato all’attentato terroristico

Qualche mese dopo la fine della guerra d’Algeria, il 22 agosto 1962, la Citroën DS 19 di de Gaulle lasciò il Palazzo dell’Eliseo per portare il generale e sua moglie a prendere un aereo. Durante il percorso, fu oggetto di un attentato terroristico da parte di un gruppo paramilitare dell’Oas, contraria all’indipendenza dell’Algeria).
Bersagliata di proiettili di mitragliatrice e pur con due gomme afflosciate (una anteriore e l’altra posteriore), la DS del Presidente riuscì, grazie alla prontezza di riflessi e all’abilità dell’autista, ma soprattutto grazie alle leggendarie caratteristiche stradali della DS e delle sue sospensioni idropneumatiche, a portare in salvo de Gaulle.
L’episodio costituì una pubblicità formidabile per la marca del double chevron. De Gaulle fu finalmente convinto ad adottare una vettura blindata, fino a quel momento categoricamente rifiutata dal generale. La nuova “Presidentielle”, non convinse il Generale che la usò solamente tre volte: per i trasferimenti di tutti i giorni, de Gaulle preferì sempre la sua nuova DS, una 21 Pallas, come le precedenti acquistata di tasca sua presso l’amico concessionario.
La Ferrari del maresciallo Spatafora

La vita professionale di Armando Spatafora si è identificata con la storia del pronto intervento della Questura di Roma nel periodo alquanto burrascoso degli anni ’60 e ’70, un sottufficiale ben noto e forse anche rispettato dalla malavita romana, un uomo minuto con un occhietto vispo che la criminalità capitolina identificava con il soprannome di “Lince”.
Durante una riunione si rivolse al Prefetto con queste “semplici” parole: “Ci vorrebbe una Ferrari, Eccellenza”;

Nel mese di novembre di quello stesso anno vennero date in dotazione alla Questura di Roma due Ferrari 250GT/E 2+2 nere; carrozzate Pininfarina, 3000 di cilindrata, 240 cavalli, velocità di punta 280 chilometri orari, motore anteriore. Sulle porte recavano la dicitura “Squadra Mobile”; sul passaruota anteriore il simbolo della Pantera.
L’accoppiata Spatafora-Ferrari 250 entra nella leggenda, impazzando tra il dicembre del 1962 e il 1968 per tutta Roma in rocamboleschi inseguimenti da film, e conseguenti arresti, senza farsi più seminare dai malviventi braccandoli dai larghi viali di periferia alle stradine del centro e di Trastevere, Via Veneto, via Nomentana, sotto San Pietro (“Ma con le sirene spente, per non svegliare il Papa…”).
Inseguimento e cattura dello “Zoppo”

Una notte del mese di marzo del 1964, nei pressi di Piazza Navona, Spatafora incrocia una vettura che accelera non appena si accorge della Ferrari. Il brigadiere riconosce subito l’uomo alla guida, è un inafferrabile e ben noto ladro di auto conosciuto come Lo Zoppo.
Parte l’inseguimento tra stridore di gomme, controsterzi, freni a mano, derapate e l’urlo lacerante della sirena. Non riuscendo a seminare la Ferrari, “Lo Zoppo” tenta un’ultima carta lanciandosi giù per la scalinata di Trinità dei Monti, certo che Spatafora avrebbe evitato di danneggiare la sua preziosa Ferrari.
Ma il brigadiere non ci pensa due volte e si lancia a sua volta giù per i gradini fino a Piazza di Spagna dove l’auto dello Zoppo si arresta di colpo per i danni subiti a causa dei violenti sobbalzi. Mentre lo ammanettano lo Zoppo non può esimersi dall’esclamare: “Brigadiè, ammazza come corri!”
Una volta cessato il servizio della Ferrari si perdono le tracce. Viene data per scomparsa, forse demolita. In realtà la macchina era stata comprata da un collezionista a un’asta di mezzi militari e tenuta a lungo al sicuro, in garage. Oggi la macchina si chiama come il suo grande pilota: Ferrari Spatafora. Spesso è protagonista delle mostre di mezzi di Polizia.
La Hispano-Suiza e re Alfonso XIII

Alfonso XIII, il monarca che adorava le auto ha svolto un ruolo importante nella crescita della Hispano-Suiza un’azienda nata a Barcellona. Il re, grande appassionato di automobili, restò immediatamente affascinato dal modello da 20 CV che guidò per la prima volta nel 1905, innamorandosi del marchio.
In quell’anno infatti il monarca intraprese un viaggio per visitare il castello di Sagunto, nei pressi di Valencia.
A scortare il sovrano e il suo seguito, si offrì un amico di famiglia, Francisco Abadal, che si presentò al volante di una vettura della casa spagnola, all’epoca non molto conosciuta anche perché fondata solo l’anno prima. Il re rimase molto impressionato dalle prestazioni della vettura diventando grande appassionato della casa ed in seguito anche un azionista acquistando nel 1910 l’8% della società.
La T45 conosciuta come Hispano Suiza Alfonso XIII

Una Hispano-Suiza fu anche battezzata in suo onore nel 1911: si trattava di un modello sportivo a due posti, con un motore a quattro cilindri in linea di 3.619 cc, con 60 CV di potenza, che riusciva a raggiungere i 120 km/h. Era la Hispano-Suiza T45, meglio conosciuta come Hispano Suiza Alfonso XIII, fondamentalmente una spider, ma a richiesta la si poteva avere anche con altre carrozzerie.
Vettura di fascia molto alta, era caratterizzata dai grossi fari circolari, racchiusi fra i grandi parafanghi anteriori che racchiudevano il cofano motore a dodici feritoie verticali per lato e andavano ad unirsi ai predellini e ai parafanghi posteriori, in coda era presente una ruota di scorta, a raggi come le ruote montate di serie.
Tale modello consacrò la Hispano-Suiza come vera concorrente di marchi prestigiosi come la Rolls-Royce e la Isotta Fraschini. Infatti, oltre al Re Alfonso XIII, i veicoli del marchio spagnolo furono scelti da aristocratici, intellettuali e artisti tra i più rinomati al mondo, come Gustavo V di Svezia, Carlo II di Romania, Luigi II di Monaco, Pablo Picasso, André Citroën, Coco Chanel, René Lacoste, Paul McCartney e Albert Einstein.
Infine, una curiosità: fra il 1906 e il 1911 un giovane meccanico e pilota italiano giunto da Milano, Paolo Zuccarelli, nella sua pur breve esperienza alla Hispano-Suiza impresse alla produzione della casa spagnola una significativa evoluzione sul piano tecnico.
La spider rossa e il biondino

Il 6 maggio 1971, Milena Sutter, figlia tredicenne dell’imprenditore Arturo Sutter uscì dall’istituto privato che frequentava, nel pieno centro di Genova. Era attesa a casa, non vedendola rientrare, la madre telefonò a scuola e alle amiche, più tardi, non ricevendo alcuna notizia, il padre chiamò dapprima gli ospedali e quindi la polizia.
La pista su cui ben presto si concentrarono gli sforzi fu quella legata al ripetuto avvistamento, da aprile in poi, sia nei pressi della villa dei Sutter, sia presso la Scuola Svizzera, di un’autovettura Spider rossa con la capote nera e la carrozzeria segnata da molte ammaccature.

I giornali iniziarono a parlare della Spider rossa, che la polizia identificò nell’Alfa Romeo Giulietta Spider intestata a Lorenzo Bozano all’epoca venticinquenne, appartenente alla borghesia genovese poiché imparentato con la famiglia degli armatori Costa.
Bozano fu fermato ma si dichiarò estraneo alla vicenda: nacque così il soprannome di “biondino della Spider rossa”.
L’Alfa Romeo Giulietta Spider è una due posti in produzione dal 1956 al 1962, con ottime prestazioni, dimensioni e peso ridotti, che nella versione “Veloce” ebbe un notevole successo anche nelle gare. Furono prodotte circa 14.300 Spider e circa 2.800 Spider Veloce, suddivise in tre serie.
In quegli anni nasceva il boom delle “scoperte”: Italia, Inghilterra e Germania erano particolarmente attive. La Giulietta Spider è riconosciuta come una delle spider esteticamente e tecnicamente più riuscite grazie anche alla carrozzeria disegnata da Pinin Farina, forse il più noto carrozziere italiano.
Leggi anche: