Il più bell’arcobaleno della mia vita m’è apparso all’improvviso nel cielo irlandese di Kilkenny, a sud est di Dublino. E chissà che alla fine di quell’arco iridato non ci fosse davvero la pentola piena d’oro di cui parla la leggenda In verità, la sua pentola d’oro l’Irlanda l’ha trovata da più di un decennio: i pronipoti di quei Kennedy o di quei Kelly che furono costretti a emigrare negli States (la bellissima Grace era d’origine irlandese, e una volta divenuta principessa di Monaco tornò in pellegrinaggio al poverissimo cottage da cui suo padre era partito in cerca di fortuna) hanno spinto a fondo il pedale dello sviluppo. Per accorgersene basta passare mezza giornata a Dublino, dove si tocca con mano il fervore d’una città che attorno alla sua celebre, antica università – il Trinity College – vede riflettersi le sagome dei palazzi di vetro del nuovo quartiere finanziario.
La Dublino di Joyce, del crepuscolare “The Dead” – il film che il grande regista statunitense John Huston ha tratto da uno dei suoi racconti più belli – è oggi una metropoli giovane, vitale, allegra, in grande crescita economica, di cui il turismo è una delle componenti essenziali. Ma San Patrizio, il patrono della cattolicissima Irlanda di cui sono omonima, non m’ha condotto a Kilkenny facendo leva sulla semplice curiosità di ogni viaggiatore, ma su tre mie grandi passioni, che in questo Paese hanno punte di assoluta eccellenza: i cavalli, i giardini, e gli scrittori, così tanti e così importanti che basteranno cinque nomi a darvene un’idea: Jonathan Swift, Oscar Wilde, Samuel Beckett, James Joyce e George Bernard Shaw, di cui quest’anno si festeggia il centocinquantenario della nascita.
Contea di Kilkenny, campioni d’equitazione
Sicché, per me che amo i cavalli tanto da dedicar loro molti dei miei romanzi, Kilkenny non è soltanto la cittadina del meraviglioso castello medioevale, ma è soprattutto la regione degli allevamenti di Hunter irlandesi, meravigliosi soggetti che hanno primeggiato sui campi di gara di tutto il mondo. L’equitazione italiana, e i suoi più grandi cavalieri – dai fratelli Piero e Raimondo D’Inzeo a Graziano Mancinelli – devono gran parte delle loro vittorie ai cavalli irlandesi: il grigio “Ambassador”, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Monaco; “the Rock”, medaglia d’argento ai Giochi di Roma e due volte primo al King George di Londra; “Balinool”, sul podio ai campionati europei che si svolsero a Parigi nel Cinquantotto, vengono tutti da questa terra. E non a caso: per ogni irlandese, anche il meno abbiente, il cavallo è un vero componente della famiglia, di cui è difficile fare a meno; dietro il cottage c’è sempre un recinto dove pascola una giumenta con il suo puledrino, e non c’è giornata che non sia accompagnata dallo scalpitio degli zoccoli. Tant’è che una quindicina d’anni fa, nei quartieri popolari di Dublino, scoppiò una vera rivolta quando per ragioni di igiene e di viabilità si vietò di tenere i cavalli nei cortili dei condomini intensivi.
Contea di Kilkenny, cavalli “Irish DOC”
Petto ampio, zoccoli grandi, arti robusti, tempra fortissima, indole indomita: non c’è cavallo irlandese che non abbia queste doti, unite a un carattere sereno. E così, anche a un’amazzone amatoriale come me, può accadere di ritrovarsi in sella a un imponente grigio di nome Henry, in un bosco della tenuta di Mont Juliet. Le scuderie del “Mount Juliet Estate” sono all’altezza della fama di uno dei più eleganti hotel-resort d’Irlanda. Ma non c’è cittadina della zona – e dell’intero paese – che non abbia un maneggio per ogni tipo di cavaliere: che voglia fare degli stage, godersi una passeggiata, o darsi all’avventura con escursioni lunghe anche una settimana. Non occorre salire in sella per capire come mai i cavalli e l’Irlanda siano fatti l’uno per l’altra: ampi pascoli, buoni terreni dove gli zoccoli e i tendini non si risentono, un clima che non scende mai sotto lo zero e che non sale mai sopra i ventotto gradi, la verde Irlanda, che non a caso ha per simbolo un trifoglio, è il paradiso dei cavalli e dunque anche dei cavalieri.
Contea di Kilkenny, irlandesi dal “pollice verde”
Ma – seconda passione – è anche il paradiso dei giardini: si sa che in ogni giardino, anche il più modesto, abita l’idea di reinventare un mondo a misura della propria anima. “E l’errore più grande che può fare chi ne progetta uno, è quello di non intonarlo al panorama circostante” raccomanda Ippolito Pizzetti, il più grande paesaggista italiano. In Irlanda ciò non accade mai, nel fazzoletto di terra davanti al cottage di una famiglia operaia come nel meraviglioso giardino della storica Dower House, una magione settecentesca che si trova a Rossanagh, nella Contea di Wicklow, dove ha soggiornato persino Thomas Moore.
Mrs. Patricia Butler (la mia omonima irlandese è, ça va sans dire, rossa di capelli e piena di efelidi) mi scorta nel suo bellissimo giardino monocromatico, tutto virato sul bianco – e chissà che Vita Sackwille West non abbia preso proprio da qui ispirazione per il suo giardino a “stanze monocromatiche”, dove si rincorrono rododendri, magnolie, camelie japoniche. Se il candido garden di Dower House è assolutamente indimenticabile, che dire allora del meraviglioso e sconfinato giardino e del bosco di Woodstok House, che si trova nel villaggio di Inistioge, nella contea di Kilkenny? Della casa ottocentesca non è rimasto che il rudere della facciata, ma il giardino, pubblico e curatissimo, sfoggia un’esplosione di rododendri in fiore, così grandi da diventare vere e proprie sculture naturali, ed è scandito da viali di araucarie, arricchito da fontane, da angoli rocciosi gravidi di felci. Una sorta di enciclopedia dell’arte del giardino, con un piccolo angolo – il meno fascinoso in verità – dedicato anche alle ordinate e disegnate siepi di bosso del giardino all’italiana.
Fiori da “rubare”…
Ma è nelle strade provinciali, nei piccoli villaggi, nelle casette con appesa la scritta “bed & breakfast” che la vocazione botanica degli irlandesi mostra tutto il suo splendore: io che m’affanno a far prosperare in un giardino dell’Italia centrale la rustica ma capricciosissima clematide montana, quando mi son trovata di fronte intere mura completamente coperte dai fiori rosa pallido di questa pianta, ho avuto una sorta di ubriacatura in cui si mescolavano in egual misura ammirazione e invidia. Tant’è che nel giardino di Marfield House, una bellissima dimora in stile “regency” divenuta un piccolo hotel de charme, non ho resistito: un fiore della “clematis” che avvolge in un roseo abbraccio l’antica serra in vetro e ferro battuto, ora dorme nella mia rubrica: ormai secca, con il suo disegno elegante e il suo colore lieve, mi ricorda che l’intera Irlanda – Paese con una bassa densità abitativa e così intelligente da privilegiare un’industria leggera che non alteri i paesaggi – è un magico luogo di fiori, di boschi, di torrenti e di prati. Da percorrere, se si vuole, anche a piedi: con la sua faccia da montanaro, e la sua intrepida cagnetta Pixie, Christopher Stacey è una guida capace di condurvi in una serie di tour di uno o più giorni, graduati secondo il vostro grado di allenamento e la resistenza delle vostre gambe. Per quel che mi riguarda gli ho scarpinato dietro per mezzo pomeriggio sulle rive del fiume Little Arrighe, che costeggia i resti del millenario monastero di Glendalough, nella campagna della contea di Wicklow.
Leggi anche:
Frutti di mare, stufati, birra stout. I sapori d’Irlanda
Taste of Ireland. Sapori d’Irlanda
Alla ricerca de “Il Trono di Spade” in Irlanda del Nord
Poeti e scrittori, la “voce” di un popolo
Oscar Wilde, a cui è dedicato un monumento nel centro di Dublino, detestava la campagna, che definiva con uno dei suoi paradossi “un luogo umido dove volano uccelli crudi”. Pure – siamo giunti alla mia terza passione – anche lui ha coltivato quell’indole ribelle che fa degli scrittori irlandesi un crogiolo di passioni e un incessante laboratorio di ricerca stilistica. Con una singolare attenzione al mondo femminile: la Molly Bloom dell’ “Ulisse” di Joyce è ormai un patrimonio universale, così come la protagonista di “Giorni felici” di Samuel Beckett. Per non dire della fioraia Eliza Doolittle, protagonista del “Pigmalione” di George Bernard Shaw, che noi ricordiamo con il volto di Audrey Hepburn, nella versione musicale “My Fair Lady”. Sì, il vero paradosso è che, nella cattolicissima Irlanda, la pressione imposta sulle donne dalla tradizione ha prodotto una risposta forte, di grandissimo impatto. Che oggi, ad esempio, ha il nome di Catherine Dunne, l’autrice dublinese divenuta celebre in tutto il mondo alla fine degli anni Novanata con il romanzo “La metà di niente”, il cui ultimo libro (uscito un mese fa per i tipi della Guanda) si intitola “L’amore o quasi”.
Guardando il mare – l’Irlanda è e resta un’isola – ai piedi del ventoso faro di Hook, mi son chiesta quale sia il segno segreto di questo Paese, a cui un regista di culto come Ken Loach ha dedicato il suo ultimo film, vincitore della Palma d’oro a Cannes: “The winde that shakes the barley”. E mi son detta che sarebbe stato presuntuoso e superficiale cercare un’unica, univoca risposta. In Irlanda, chi è in cerca di un mondo, lo trova.
Ed è questo a renderla unica.
Trekking a cavallo nel Connemara e sulle isole dell’Atlantico
Il trekking sulle Isole dell’Atlantico che si trovano di fronte al Connemara, la regione più affascinante d’Irlanda, come Clare Island e Inishbofin, è senza dubbio uno dei modi migliori per scoprirne la straordinaria bellezza. Per cinque giorni, insieme a guide e archeologi che vi faranno da accompagnatori, scopriremo tutti quei piccoli tesori di bellezze naturalistiche, ambientali e storiche racchiuse su quegli appezzamenti di terra che emergono solitari ed orgogliosi in mezzo all’Atlantico. E ricordatevi che in Irlanda e, soprattutto, nel Connemara sarete sempre “Cead Mile Failte”, che in Gaelico (la lingua che ancora si parla in questa regione) significa “mille volte benvenuti”!
Trekking a cavallo nel Connemara
Un viaggio alla scoperta del Connemara, la regione più affascinante d’Irlanda, insieme agli splendidi Connemara Pony.
Per una settimana saremo guidati dalla famiglia Leahy attraverso prati dalle mille tonalità di verde, torbiere, laghi, colline ricoperte d’erica che dolcemente scendono fino all’Atlantico, spiagge dorate, foreste ed una serie di siti storici come abbazie, castelli in rovina e ferrovie oramai abbandonate.
Un’occasione unica per conoscere l’Irlanda, un viaggio che vi colpirà per come la natura e l’ambiente intorno a voi sapranno coinvolgervi creando un’atmosfera magica.
Alla sera sarà un’esperienza tutta da vivere ritrovarsi al pub, davanti ad un fuoco di torba, per scambiare idee e suggestioni e ascoltando musica tradizionale con una buona pinta di Guinness.
Per saperne di più: www.ardea.toscana.it – naturadavivere@ardea.toscana.it
Informazioni utili
Per i tour a cavallo nella contea di Kilkenny:
Warrington top flight equestrian centre – Warrington Kilkenny: telefono 0056 777 22682, fax 0056 777 0792 – tfwarrington@eircom.net
Per il centro equestre del Mount Juliet Estate:
Thomastown Kilkenny. telefono 0056 777 3044
Per i tour a cavallo in Irlanda:
Ufficio per il turismo dell’Isola d’Irlanda – Milano – informazioni@tourismireland.com
www.irlanda-travel.com
Per i tour a piedi:
Trooperstow-roundwood. County Wicklock-Ireland – telefono e fax 00353 404 45152 – cstacey@iol.ie
Per i giardini:
Woodstock Gardens & Arboretum. Inistioge County Kilkenny – telefono 00353 56 7758797 – www.Woodstock.ie
The Dower House, Rossanagh, Ashford, County Wicklow
telefono e fax, 00404 40168 – patriciaannebutler@yahoo.ie
Marlfield House. Gorey Co Wexford, Ireland
telefono 0053 9421124 – fax 0053 9421572 – info@marlfieldhouse.ie