Sabato 11 Maggio 2024 - Anno XXII

Langhe, intima geografia delle parole

“Nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” (Cesare Pavese). “Nelle ventose colline delle Langhe, scocca inevitabile l’ora della nostalgia e della riflessione” (Beppe Fenoglio)

Beppe Fenoglio

Beppe Fenoglio insieme alla madre
Beppe Fenoglio insieme alla madre

Il più grosso ed evoluto di tutti i paesi delle basse Langhe” scrive Fenoglio (1922-1963) “ha preso riflesso dall’attigua e prospera pianura, che ha il suo ‘leading feature’ nella grande piazza centrale dove si respira aria cittadina”.
Permeato da una tensione astrattiva, anche Fenoglio si allontana da modelli letterari coevi, spingendosi verso innovazioni stilistiche ardite. La sua lingua, dopo penosi rifacimenti, si fa azione, gesto, nel ritmo narrativo. Scrive per un’infinità di motivi e non per divertimento, ma piuttosto “with a deep distrust and a deeper faith” (con profonda sfiducia e più profonda fede). S’ispira a una lingua, biblica ed omerica, mediata dalla letteratura anglosassone, sua lingua d’elezione, praticata come esercizio mentale e usata con grande inventiva, tanto da coniare, secondo il critico Saccone, un vero “fenglese”.
Nel grande affresco di ambientazione contadina langarola “La Malora”, la sua tormentata scrittura dà vita a un’epica paesana e a un dibattito vivo dei rapporti tra lingua e dialetto. Il senso della “malora” perseguita i contadini da secoli e le sue pagine rivelano l’accorato travaglio. Qui, lo stile e la struttura prevalgono sull’ideologia.

Il partigiano Johnny

La copertina de
La copertina de “Il partigiano Johnny”, Einaudi

La Valle del Belbo rappresenta il terreno su cui dopo la spensierata stagione adolescenziale, prende corpo la vicenda del solitario Johnny nelle deserte colline. Uno scenario prezioso di spunti e temi cui Fenoglio dà una consistente dignità letteraria. Le Langhe si rivelano – secondo Maria Corti – una “mappa del mondo”, un microcosmo di sentimenti universali dove accanto all’avventura esistenziale del protagonista si profila il futuro corso degli eventi e del modello americano, preponderante su quello della vecchia civiltà anglosassone. Ma già nella prima edizione del 1968 di “UR Partigiano Johnny” – con nove capitoli stesi in inglese, per certi versi autobiografico – emerge un enzima poetico, amaro e acuto della guerra. Tema privilegiato diventano persino le raffiche e i buchi iper reali, astratti e quasi segreti, prodotti dai colpi. E in battaglia al protagonista “gli pareva non di correre sulla terra, ma di pedalare sul vento delle pallottole”. Un rifugio ideale, dove con la delusione si consuma l’utopia rigeneratrice del puritano Johnny, fatalmente destinato alla sconfitta.
Nel 2000 esce una significativa versione cinematografica del romanzo. Nell’ultimo scorcio di guerra Fenoglio realizza il sogno della sua vita, quello d’incontrare gli inglesi e tenere i collegamenti con la missione inglese nel Monferrato. La sua visione pessimistica, la complicità del paesaggio di Langa, alto e selvaggio, differiscono dal sentire pavesiano del mito. Gli antichi richiami di un primitivo universo collinare, sono percepiti dallo scrittore come un mondo in antitesi, vibrante tra una forte attrazione e una inevitabile repulsione.

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Santo Stefano Belbo

Santo Stefano Belbo in una cartolina di inizio '900
Santo Stefano Belbo in una cartolina di inizio ‘900

Situato nella parte sud orientale del Piemonte, Santo Stefano Belbo è uno dei duecentocinquanta Comuni appartenenti alla Provincia Granda. Il fazzoletto di terra, poco più di ventitre chilometri quadrati, si sviluppa ai margini delle Langhe, su un territorio in gran parte collinoso, costituito da marne calcaree e arenarie, che scivolano nella piana alluvionale formata dal torrente Belbo.
Il millenario abitato posto in posizione strategica all’inizio della strada che si snoda lungo la valle e la dorsale Belbo-Bormida, incrociando la strada proveniente da Alba, risale all’anno mille, se non prima. L’insediamento originario d’epoca romana era un posto militare fortificato lungo la strada di collegamento con Asti (Hasta) e Alba (Alba Pompeia) con i centri della Riviera di Ponente: Varazze (Varagine), Albisola (Alba Sextilia), Albenga (Alba Ingauna). Rimangono testimonianze del borgo costruito in epoca medievale e il castello (castrum) sulla collina di Santa Libera oltre che del convento benedettino (San Gaudenzio) edificato sui resti di un più antico tempio dedicato a Giove. Il corso del Belbo suddivide il territorio in due parti: a nord la Bassa Langa o domestica, tratteggiata da Pavese e a sud la Langa selvaggia.
La coltivazione della vite è la principale risorsa del paese e dei dintorni. Mentre la Bassa Langa monopolizza la vite come nel Monferrato, l’alta Langa è caratterizzata da boschi, pascoli e da un’agricoltura diffusa.

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