Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Atmosfere lombarde del Lodigiano

Un viaggio nella bassa Padana dimenticata che offre bellezze naturali, artistiche e una tradizione gastronomica tuttora viva. Da Zelo Buon Persico a Pizzighettone

Chiesa di San Francesco
Chiesa di San Francesco

La rassegna di opere d’arte contenute nella basilica sarebbe lunga: ricordiamo, nella cripta, il Compianto del Cristo morto del XV secolo, scultura in legno policromo di grande carica espressiva e il mosaico dell’abside, realizzato nel 1964 da Aligi Sassu.
Chi ama la ricchezza di affreschi e decorazioni non può perdere il rinascimentale Santuario dell’Incoronata, forse una delle chiese più note in città; o, ancora, il barocco della chiesa di Santa Maddalena. Per chi predilige le linee semplici e ne trae motivo di meraviglia per quanto riescono a evocare in religiosità e compostezza, può visitare la chiesa in romanico lombardo di San Lorenzo, del dodicesimo secolo, o il romanico gotico della chiesa di San Francesco, del Trecento.
Non deve poi dimenticare il castello Visconteo, con parti delle antiche mura, il torrione, la porta dei Torriani. O semplicemente, può passeggiare per il centro storico della città, sempre molto frequentato e movimentato. 

Al castello, il museo del pane

Castello di Sant'Angelo Lodigiano
Castello di Sant’Angelo Lodigiano

Sant’Angelo Lodigiano, immersa nella campagna lombarda, è una cittadina a tredici chilometri da Lodi di insospettabile fascino. Insospettabile, perché ha un castello duecentesco con tre collezioni storiche: quella di Morando Bolognini, il museo del pane e di storia dell’agricoltura. Da marzo a luglio e da settembre a metà novembre le mura del castello tornano a parlare della storia locale: una lunga tradizione agricola e di lavorazione del latte, da quando, nel tredicesimo secolo, lodigiani e milanesi costruiscono il canale della Muzza e trasformano la palude in terra coltivabile.
Il museo Bolognini prende il nome dall’ultimo proprietario dell’edificio, il conte Morando, ed è stato realizzato nel primo Novecento. Comprende le stanze della residenza storica dei Bolognini, una biblioteca con scaffali in legno ricca di duemila libri, una sala delle armi con trecento pezzi dei secoli XVI e XVII.

LEGGI ANCHE  Oslo, approdo sicuro di un popolo navigatore
Il cortile interno
Il cortile interno

Il museo lombardo di storia dell’agricoltura è invece un viaggio nella vecchia Lodi: ripercorre le origini della vita nei campi sin dall’antichità, per concentrarsi però su utensili e strumenti della regione, conservati con un spirito da “come eravamo”.
Il museo ricostruisce gli ambienti di una casa contadina esponendo anche indumenti, mobili, strumenti per la lavorazione del latte, gli attrezzi da fabbro e da falegname, la bigattiera per allevare i bachi da seta.
La terza collezione è meta preferita per le gite scolastiche: il museo del pane, aperto dal 1983, prima esposizione nazionale dedicata a tutte le fasi che dalla coltivazione del grano portano in tavola la pagnotta. Il museo espone tra i reperti di maggiore interesse, il trebbiatoio Bolognini, datato 1854, opera del conte Gian Giacomo Attendolo e fra i primi esempi di attrezzatura moderna per lavorare il grano.
La terza delle cinque sale dell’esposizione raccoglie più di cinquecento forme di pane, sia italiane sia di paesi europei e extraeuropei.

Condividi sui social: