Sabato 18 Maggio 2024 - Anno XXII

Guadalajara, vivace “innamorata” messicana

“Ay, Jalisco, Jalisco, Jalisco! Tu tienes tu novia que es Guadalajara, muchacha bonita, la perla mas rara, de todo Jalisco es mi Guadalajara!”. Queste le prime strofe di una popolare canzone messicana, in gloria della città che rivaleggia con la capitale

Mural Hidalgo Incendiario
Mural Hidalgo Incendiario

Al contrario del Mural sullo scalone del Palacio del Gobierno, apertamente dipinto contro le violenze delle dittature (tra svastiche e fasci è riconoscibile Benito Mussolini) i cinquantasette murales di Orozco nell’Instituto Cabañas (inquietante il capolavoro, l’Uomo in Fiamme, nella cupola della cappella) spaziano da scene di vita pre-ispanica a bigie figure di Conquistadores (non manca un perfido Cortès) a crudeli rappresentazioni della lotta per l’indipendenza. Domina, nelle opere di Orozco, un esasperato anticlericalismo, accentuato dal fatto che agli inizi del secolo scorso Guadalajara e il Jalisco furono teatro di sanguinosi scontri tra lo Stato laico e i Cristeros, una sorta di associazione di fondamentalisti cattolici sconfitti a metà anni Trenta.

Artigianato, gastronomia, calcio e musica. A Guadalajara

Una delle Birrias
Una delle Birrias

Più prosaici, poco distanti dall’Instituto Cabañas, il Mercado Libertad o di San Juan de Dios e la Plaza de los Mariachis. Sui tre piani del Mercado, il più tipico di Guadalajara, si acquista buon artigianato, indumenti (“sarapes”, i tipici “ponchos” multicolori , scialli e “morrales”, mantelli) e si assaggia la gastronomia tapatìa in una delle fondas o Birrias; quest’ultime nulla hanno a che vedere con la birra: si tratta di ristorantini in cui è servita, ghiottoneria locale, la capra, il “chivo”.
E Chivas sono chiamati i giocatori della amata squadra di Calcio (fondata nel 1906 da un commerciante belga).
A Guadalajara sono presenti altre due squadre, ma la grande “aficiòn” è rivolta alle Caprette, undici volte campioni del Messico e acerrimi avversari dell’America, la più forte squadra della capitale.
Nella Plaza de los Mariachis (come a Città del Messico nella piazza Garibaldi) ecco esibirsi i “valientes” suonatori, una delle tre citate e vantate Glorie (con la Charreria e il Tequila) del Jalisco e della sua novia Guadalajara. Minibande di musicisti che con svariati strumenti (violino, chitarra, contrabbasso, tromba, arpa e “vihuelas”, una chitarra con cinque corde) visitano l’infinito mondo della canzone messicana (amori, tradimenti, machismo, morte, politica, gelosia, rivoluzioni; e non mancano gli animali, vedi la rivoluzionaria Cucaracha).

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Mariachis dal “ricco” sombrero

Uomo con l'inconfondibile sombrero in testa
Uomo con l’inconfondibile sombrero in testa

Le loro vicende risalgono a metà del XIX secolo, nel sud del Jalisco, ma il nome Mariachi è tuttora materia di studio: c’è chi assicura che derivi dal francese Marriage (perchè richiesti alle feste nuziali); secondo altri è dovuto alla loro presenza a una antica Festa in onore e della Virgen Maria H (Mariaa hàce). Dei Mariachis è almeno nota l’origine del vestito, simile a quella del Carro: tante, vistose, borchie d’argento su giubbetto e pantaloni, immenso e decoratissimo sombrero ricco di fregi e lustrini. Immagine visiva e musicale del Messico (divenuti popolari grazie al cine e alle esibizioni con i grandi cantanti Jorge Negrete e Pedro Infante) i Mariachis sono presenti nelle manifestazioni ufficiali nazionali (e non può mancare, in settembre, un loro Festival, ovviamente a Guadalajara). Chi non si accontenta di ascoltare i (quasi sempre) baffuti cantori di Cielito Lindo nella loro Plaza, può continuare le audizioni in alcuni locali cittadini: musica a gogò dal pomeriggio a notte fonda alla Casa del Mariachi (ricca la proposta di cocktails, uno si chiama “Orgasmo”) più casereccio e familiare il Mexicanisimo, con fanciulli dormienti tra virtuosismi di guitarrones e stacchi di tromba.

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