Venerdì 3 Maggio 2024 - Anno XXII

Georgia, diario di bordo

Siamo a Tbilisi, nel cuore della regione caucasica. Una terra conosciuta più per i suoi conflitti. Maura Morandi – da anni vive e lavora in Georgia – ci accompagna alla scoperta del Paese attraverso percorsi che si snodano tra cultura, natura, assistenza umanitaria e racconti di vita di tutti i giorni in una tipica famiglia del posto. Ecco un assaggio del suo diario di viaggio nel volume “Georgia: viaggio nel cuore del Caucaso”, edizioni Polaris

Venditore di frutta secca al mercato di Tbilisi
Venditore di frutta secca al mercato di Tbilisi

Tbilisi, 8 agosto 2008

La situazione in Ossezia del Sud è deteriorata nel corso della notte. Ormai credo si possa parlare di guerra. Ieri sera un messaggio di Saakashvili alla nazione che invitava i sud-osseti a deporre le armi, poi nel corso della notte attacchi a Tskhinvali e nei villaggi intorno alla cittadina. Da parte georgiana, in uso anche le forze aeree. Per ora si parla di quindici morti e decine di feriti. La Russia ha chiesto una sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza ONU per questa mattina, che è ancora in corso.

 

Tbilisi, 11 agosto 2008

Qui in Georgia come potete immaginare la crisi umanitaria è gravissima. Inizialmente si stimavano spostamenti di 40.000 persone verso l’Ossezia del Nord e verso la restante parte della Georgia. Ora le ultime stime ci fanno pensare a 80.000 che potrebbero arrivare a 140.000 persone. Le fonti da Gori dicono che la città è stata abbandonata quasi completamente dai civili. Non sono dati ufficiali, non si possono avere, per ora, dati ufficiali. La registrazione e l’accoglienza dei profughi sono in corso a Tbilisi e nelle altre aree della Georgia. Il flusso degli sfollati è prevalentemente verso Tbilisi, dove molti hanno parenti e amici, ma i profughi si distribuiscono anche in altri villaggi. Stiamo organizzando l’assistenza umanitaria, cercando una sistemazione ai profughi in arrivo e distribuendo beni alimentari e non. Tskhinvali è irraggiungibile e le informazioni che provengono dalla gente del posto con cui siamo in contatto raccontano di una città completamente distrutta, senza acqua, luce, gas e senza prodotti alimentari. La gente è molto impaurita e ancora chiusa nelle cantine dove ha trovato rifugio nei giorni scorsi.

LEGGI ANCHE  Trans Europa Express. Nel cuore del Continente
Un'anziana donna di Ushguli,
Svaneti
Un’anziana donna di Ushguli,
Svaneti

Tbilisi, 13 agosto 2008

Medvedev ha appena dichiarato che la Russia depone le armi. Tbilisi tira un sospiro di sollievo. Questa mattina qui in città l’atmosfera era tesissima. Il rincorrersi delle informazioni contrastanti che da ieri ci arrivavano dai media georgiani, russi e internazionali hanno creato un clima di tensione – talvolta di panico – nella popolazione. Nelle strade di Tbilisi stamattina le auto erano sporadiche, nessuno passeggiava a piedi. Strano, la via sulla quale si affaccia l’ufficio dove lavoro è sempre trafficatissima, tanto che dobbiamo tenere le finestre chiuse per il rumore. I volti dei miei colleghi georgiani sono segnati dalla stanchezza per la notte insonne, e dalla preoccupazione per i figli e per il futuro del proprio Paese. Una collega mi dice in lacrime “Abbiamo paura di un’altra Grozny”. […] Poi l’annuncio ufficiale da parte russa della fine dei combattimenti. Gli amici e colleghi georgiani attorno a me ritrovano il sorriso, qualcuno anche con qualche lacrima di commozione. E si stringono – mi stringono – in un abbraccio fraterno e di liberazione dalla paura che stava crescendo giorno dopo giorno.

Condividi sui social: