Venerdì 4 Ottobre 2024 - Anno XXII

Bahia, “terra da felicidade”…

Largo_do_Pelourinho-foto Andre Urel

La prima grande città del Brasile, attraversato l’Atlantico, forse la più affascinante, adagiata com’è fra terra e mare. Antica capitale ricca di storia e religiosità. Tutto qui pulsa di vita: musica, colori e profumi

Bahia

Salvador da Bahia de Todos os Santos“. Se gli Spagnoli nel battezzare le località scoperte non scherzavano (il nome completo di Los Angeles occupa quasi un paio di righe) i loro cugini Portoghesi non gli erano da meno. Nella concitata era del jet, degli acrostici e delle sigle sbrigative (negli States la sullodata Los Angeles é ormai soltanto L.A. (El Ei tout court) il tempo é money, era giocoforza che il nome della più intrigante città del Brasile si restringesse in Bahia. Denominazione accorciata, ma intatto resta il grande fascino della città, che è stata per 214 anni la prima capitale politica del Brasile e da sempre ne é la capitale spirituale, un universo a parte nella storia di questo enorme Paese, 28 volte lo Stivale, abitato da una popolazione soltanto 4 volte superiore alla nostra.

“Santi” in arrivo da ogni continente
Bahia

Del Brasile – scoperto nel 1500 da Pedro Alvarez Cabral che ancorò da queste parti – Bahia (come detto, di Tutti i Santi perché avvistata da Amerigo Vespucci il 1° Novembre 1501) custodisce la storia, detiene le tradizioni, incarna l’anima più popolare e genuina. Essere baiano non significa soltanto nascere a Bahia, ma designa anche e soprattutto una forma mentis, una concezione della vita e del tempo derivata da una cultura estremamente composita. Punto d’incontro di razze e costumi, a Bahia si sono mischiati il sangue bianco, negro e indigeno, le differenti religioni hanno dato vita a un sincretismo che venera i santi provenienti dalla penisola iberica insieme agli Orixà, Candomblè, Iemanjà portati dall’Africa e alle Iàras e ai Caboclos sbucati dalle foreste e dai fiumi dell’interno.

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Città dai colori tenui e carnosi
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Moqueca – foto Di DAR7 e Eloy Olindo Setti – 

I santi Cosma e Damiano continuano a essere destinatari di profondo culto da parte dei cattolici, ma nel tempo sono divenuti pure importanti divinità negre, a tal punto da essere inseriti tra i patiti, gli ammiratori della cucina baiana: nel giorno loro dedicato, in settembre, si preparano espressamente in loro onore manicaretti a base di olio di palma efò, caruru e vatapà (il tutto elaborato con gli elementi base: cocco, manioca e peperoncino).

Da tanta tradizione e cultura – e dall’innegabile benessere, purtroppo estremamente circoscritto, prodotto da una terra ricchissima quale fu il Brasile fin quando le sue risorse naturali e l’allevamento sfamarono l’Europa – Bahia ha ricavato monumenti di grande bellezza e un magnifico centro storico, perfettamente preservato e restaurato, con strade di acciottolato, case dai colori pastello, botteghe ridondanti di aromi e profumi di spezie, tra gente vociante e agghindata in un arcobaleno di colori.

Ori, argenti e antiche frustate
Bahia

Nel Terreiro de Jesus domina la facciata romanico rinascimentale della Catedral Basilica (XVII secolo, interessante il museo con argenti del XVI secolo) e merita una visita per il bel rococò la Igreja da Ordem Terceira de Sao Domingos. La più celebre chiesa (e convento) di Bahia resta comunque Sao Francisco, dall’immancabile foto sui dépliants turistici: costruita nel 1587 in stile barocco spagnolo, grazie alla ricostruzione nel 1686 è oggi possibile ammirare una sinfonia di oro e argento (non si contano le quantità impiegate) trasferiti su magnifiche sculture di legno di palissandro e altre splendide opere di artisti baiani.

Il cuore di Bahia, la sua memoria storica, resta comunque il Largo, la piazza do Pelourinho, un palo (alias patibolo) dove gli schiavi negri venivano frustati. Dettaglio inquietante: dai balconi dei palazzi dai variopinti colori pastello, opulente residenze di nobili e di proprietari di zuccherifici, le sanguinose punizioni dei negri costituivano un diversivo goduto financo da vergini signorinette.

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Bahia, “coraçao do Brasil”
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Pelourinho Salvador di Bahia – foto Paul R. Burley 

Meglio dimenticare tanta brutalità passeggiando sulla Rampa deMercato, tra cesti ricolmi di ogni tipo di frutta tropicale, multicolore e profumata. Dopo un aperitivo o una forte cachaça liscia, si affronta l’appetito nei ristoranti del Mercato Modello (Maria de Sao Pedro, Camafeu de Oxòssi) o gustando una moqueca alla bancarella di una allegra baiana.

Avrà un suo fascino (comunque non turistico) l’incasinata non meno che “italiana” San Paolo; potranno anche piacere certi posti del nord del Brasile (ma francamente tanti “lanci” e proposte dei tour operator non sembrano aver riscosso grosso successo, nonostante costi bassi per minor “volato” e inferiori costi alberghieri) con tutto il rispetto per Rio, Copacabana, Ipanema e i tangas delle garotas cariocas. Ma Bahia (de Todos … ecc. ecc.) vuoi mettere?

Una chiesa al giorno, leva il diavolo di torno
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Nosso senhor do BonfimFoto Di André Urel  

Nella città bassa, il cui ingresso dall’Atlantico è controllato dal rotondo Forte del Mare, va visitata la popolare chiesa (1772) del protettore Nosso senhor do Bonfim (da lì provengono i nastrini colorati che si lega al polso – fino a consunzione totale – ogni zelante turista in visita a Bahia). Impressionanti gli ex voto, molti segnati dalla povertà, alcuni simbolo della grande ricchezza (oro, soprattutto argento, pietre preziose) prodotta dal Brasile fino all’indipendenza dal Portogallo. Nella città vecchia il barocco è presente in tante delle 76 chiese (un numero già elevato, ma nulla in confronto alle 365, una per ogni giorno dell’anno, che una leggenda popolare assicura essere esistite nel XVII e nel XVIII secolo).

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