Sabato 27 Aprile 2024 - Anno XXII

Dall’Africa alla Cambogia, la speranza scorre sull’acqua

Vite in viaggio per amore e desiderio di riscatto. Comincia nella foresta tra i pigmei l’avventura di “Papà Mekong”, Infinito edizioni. Il primo capitolo del libro fa da preludio alla storia che seguirà. Una donna cercherà la verità sulla vita del padre. Attraversando Vietnam, Birmania, Thailandia e Cambogia incontrerà missionari e prostitute, ex guerrigliere e avventurieri. Sulle rive del più affascinante fiume d’Asia

Dall'Africa alla Cambogia, la speranza scorre sull'acqua

Adesso cercava di consolare la sua compagna.

«È stato bello – le disse – Tra due giorni partiamo».

E sospirò, fingendo un malinconico dispiacere. Poi aggiunse: «Meno male».

Scoppiarono a ridere. E Silvia, soprattutto, non riusciva a smettere. Si girava nel letto e dava grandi manate sulle spalle di Luigi. «Ma che hai? – le chiese – Non è che il cervello di scimmia ti ha fatto impazzire? ».

 

Silvia rise ancora di più. Si alzò in piedi e cominciò a battersi il petto con le mani strette a pugno, come avevano visto fare ai gorilla di montagna che avevano raggiunto nella foresta. Poi lanciò un urlo, che non svegliò nessuno soltanto perché erano gli unici clienti dell’albergo. «Vedrai domani – riuscì a balbettare – cosa ti ho organizzato». E fu travolta da nuove, inarrestabili risate. Luigi cominciò a preoccuparsi. Conosceva l’estro avventuroso della sua donna, ma non sapeva cosa immaginare. La guardò carico di un’ansia che era insieme preoccupata e divertita.

 

Silvia si fece seria all’improvviso. Scese dal letto e lasciò che la camicia da notte le scivolasse lentamente fino ai piedi. Nuda era bellissima: seni grandi e sodi, la pancia piatta come il ponte di una portaerei, gambe lunghe e modellate da anni di sport. La pelle ambrata, conquistata da ore passate al sole, le regalava un tocco di erotismo in più. Si guardarono in silenzio. «Domani ti faccio fare Tarzan – disse Silvia – Alle sette e mezzo arrivano i pigmei, andiamo alle cascate». E risero, di nuovo, come pazzi.

Dall'Africa alla Cambogia, la speranza scorre sull'acqua

Tarzan c’era stato davvero su quelle cascate, usate come sfondo per alcune scene di uno dei film della serie. Ma da allora, era la prima metà del Novecento, nessuno aveva più disturbato quella porzione di mondo. Era l’Africa della potenza della natura, l’Africa delle sfide, del coraggio e della bellezza. L’Africa che riconsegna l’uomo ai desideri primordiali, lo libera dalle costrizioni, lo restituisce alle sue origini. Capitò così anche a loro.

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Le cascate erano in mezzo alla giungla, a questa cattedrale verde che avvolge e imprigiona chiunque ci si trovi dentro. Ce n’era di cammino da fare, prima di arrivare alla radura dove l’acqua faceva salti spettacolari. E c’era anche un ponte di liane da attraversare, uno di quei giochi da equilibristi che a Luigi non piacevano affatto. Bisognava mettere un piede dopo l’altro su una corda larga come un polso: cadere era difficile, ma certo chi non era abituato non poteva sentirsi sicuro. C’erano le corde per tenersi con le mani, ma ritrovarsi a quindici metri da terra affidati a un intreccio di liane e al proprio equilibrio non era affatto rassicurante. Luigi tacque, per non insultare Silvia. E anche Silvia restò zitta, per non provocare Luigi. Si parlarono alla fine, quando entrambi si ritrovarono, sani e salvi, dall’altra parte.

«Grazie» disse Silvia.

«Prego» ruggì Luigi.

Quel ponte era il confine fra due mondi. Dieci metri dopo cominciarono a sentire il fragore dell’acqua. I quattro pigmei che li accompagnavano parlavano tra di loro: imitavano il verso delle scimmie schiacciando il naso con le dita e facendo un suono simile a un miagolio. Ridevano. Silvia e Luigi no.

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