Corrado Lopresto, architetto, inizia a collezionare auto d’epoca 40 anni fa, e oggi possiede una delle più importanti collezioni al mondo di prototipi italiani. È diventato negli anni un punto di riferimento per la ricerca, la storia e la cultura del car-design italiano. Lopresto noto per il suo approccio innovativo e rivoluzionario, celebra il genio e lo stile italiani occupandosi di restauri filologici organizzando e promuovendo attività culturali in tutto il mondo.
La collezione e i premi
Nel corso degli anni Corrado Lopresto ha raccolto oltre 150 auto di marchi italiani. Molte di queste, costruite in un unico esemplare (prototipi o fuoriserie) o con caratteristiche speciali (esemplari rari, serie speciali, telai numero 1, auto di persone famose).
Le auto della collezione, sempre presenti ai più importanti eventi in tutto il mondo con un palmares di oltre 300 premi compresi più di 60 Best in Show, coprono l’intera storia dell’industria automobilistica italiana, dal 1901 ai nostri giorni. Accanto ai nomi più noti anche auto di marchi ormai dimenticati, come Ansaldo, Diatto, Bianchi, Stanguellini, Isotta Fraschini, Cisitalia, Osca, De Tomaso, Iso Rivolta. La Collezione non raccoglie solo auto ma anche oggetti, trofei, documenti e interi archivi, raccolti studiando la storia di ogni auto.
La filosofia del restauro
Già all’età di 18 anni, cimentandosi personalmente nel suo primo restauro, Corrado Lopresto ha scoperto l’arte del restauro filologico, che applica a tutte le sue auto. Studi approfonditi consentono di ricostruire ogni dettaglio della storia di ogni auto per procedere a un restauro il più possibile accurato. Attraverso processi del tutto nuovi, alcune delle auto della Collezione sono state restaurate con un approccio totalmente conservativo, senza sostituire nessun dettaglio. È il caso dell’Alfa Romeo Giulietta SZ Coda Tronca o della SCAT del 1913, rimaste originali in tutto.
Nel 2016 a Villa d’Este, l’Alfa Romeo Giulietta SZ Coda Tronca ha ricevuto un premio dalla FIVA con il patrocinio dell’UNESCO, come esempio di approccio da seguire nel restauro.
Il restauro delle due Isotta Fraschini Monterosa è stato premiato con il “Personal Achievement of the Year” di Octane.
Diversa invece la storia della Montreal verde che ha subito un restauro integrale in quanto nel tempo verniciata in altro colore, ma all’interno del cassettino portaoggetti è stato trovato un rivestimento in pelle verde. Da questa minima traccia si è provveduto a ripristinare il colore originale e quindi ad un restauro integrale sempre però nel rispetto delle procedure definite.
Recupero, conservazione, valorizzazione
Abbiamo chiesto a Corrado Lopresto come e in base a cosa decide un restauro conservativo o integrale. La sua risposta: … il tutto avviene dopo uno studio e una ricerca approfondita sulla storia della vettura. Il metodo e la filosofia sono riassumibili in tre parole: recupero, conservazione, valorizzazione.
Dal 2018, l’esperienza di Lopresto è messa a disposizione dei collezionisti che desiderano restaurare le loro automobili. Tra le auto curate dall’Atelier Lopresto ci sono la Lamborghini Miura usata nel film “The Italian Job“, premiata a Pebble Beach nel 2019, la Osca MT4 1450 Frua ex-Bill David vincitrice della Menzione d’Onore a Villa d’Este nello stesso anno e la Abarth 1000 Bialbero Record Pinin Farina del 1960.
La mostra presso ADI Design Museum
Nel mese di gennaio ADI Design Museum di Milano, con lo scopo di illustrare l’evoluzione del design automobilistico italiano, ha ospitato la mostra “La Collezione Lopresto – Storia del car design e restauro dell’auto d’epoca”, realizzata dalla Collezione Lopresto con l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli-IED Network di Como. Durante la mostra i giovani studenti di Accademia Galli si sono impegnati nel restauro conservativo di una Fiat 2100 con carrozzeria fuoriserie Savio del 1961, uno dei tanti esemplari unici della collezione. Le studentesse del corso di Restauro hanno eseguito il restauro attraverso diverse fasi lavorative e alcune di esse sono state effettuate proprio durante la mostra alla presenza dei visitatori.
Esposti 6 esemplari unici
Attraverso 6 esemplari unici esposti, disegnati dalle firme più celebri del design automobilistico del ‘900, si è ripercorsa l’evoluzione a partire dai primi anni del dopoguerra. Allora si è cominciati con le fuoriserie per arrivare ai prototipi degli anni 70-80. Un grande cambiamento avvenuto nell’arco di pochi decenni, nello stile e nei processi di creazione dell’automobile.
Partendo dall’Alfa Romeo 6C 2500 SS Bertone del 1942, esemplare unico allestito su un telaio da corsa dell’anteguerra per la Scuderia Milan, il disegno è opera di Mario Revelli, il più celebre designer automobilistico italiano degli anni ’30. C’è poi la Lancia Florida Pinin Farina del 1955, Prototipo della Lancia Flaminia, che è una pietra miliare del design italiano, con le sue linee tese e spigolose rivoluzionò il modo di disegnare l’automobile.
La Osca 1600 GT Touring del 1961, uno di due esemplari costruiti sul telaio prodotto dai fratelli Maserati con Carrozzeria speciale Touring, presenta brevetti innovativi come il lunotto concavo e la ruota di scorta estraibile dalla portiera. Poi l’Alfa Romeo Montreal Bertone del 1970 secondo esemplare costruito e prototipo ufficiale della Motreal di serie, presentato al Salone di Ginevra 1970 dopo il successo della concept car omonima all’esposizione universale in Canada nel 1967.
A seguire l’Alfa Romeo Giulietta SZ Zagato del 1961 prototipo della versione «coda tronca» della Giulietta SZ, sviluppata da Ercole Spada per Zagato sfruttando le teorie aerodinamiche di Kamm. L’auto, premiata dall’Unesco per il restauro conservativo nel 2016, presenta la particolarità di avere una metà lasciata nelle condizioni del ritrovamento e l’altra restaurata con i criteri di conservazione di Lopresto.
Infine una curiosità, la Fiat Panda Valentina Scioneri 1990 esemplare unico realizzato dal carrozziere Scioneri su base Panda 75S e rivestito in tessuto, con dettagli fuoriserie, presentata al Salone di Torino 1990 come prototipo dimostrativo della carrozzeria.
Esempio di restauro: la Fiat 2100 Savio
La Fiat 2100 Savio del 1962, oggetto durante la mostra di un restauro conservativo, utilizzando tecniche mutuate dal mondo delle opere d’arte, è stata riportata al suo originale splendore senza le sostituzioni e i rifacimenti tipici dei restauri più comuni. Lo scopo era di conservare gli elementi costitutivi della vettura senza introdurre elementi estranei, fatta eccezione per quelle parti formali e strutturali che hanno in gran parte perso la loro funzionalità originaria.
Al termine della mostra è stato presentato l’intero intervento di restauro conservativo con tutte le fasi di lavorazione e una sintesi del risultato finale. Ma anche tutte le fasi operative di cui si è composto il restauro, sia con riferimento diretto alla vettura (puliture a secco e con soluzioni acquose, consolidamenti stratigrafici, integrazione pittorica etc.) che presso il laboratorio interno al museo (analisi diagnostiche al microscopio ottico, trattamenti con convertitori antiruggine).
Tutte le auto della collezione Lopresto hanno una storia da raccontare; sono esemplari unici, fuoriserie o in qualche modo speciali. Sempre alla ricerca di storie uniche e affascinanti da raccontare, il collezionista non ha voluto svelarci quale è il suo prossimo progetto.
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