Il famoso “rosso pompeiano” dalle ghiandole di molluschi
Tra gli edifici meglio conservati la Palestra, il Collegio degli Augustali, due stabilimenti termali e il Teatro. Tra le abitazioni sono da ricordare in primo luogo la Casa del Bicentenario, la Casa dei Cervi e la monumentale Villa dei Papiri, situata appena fuori città, ancora in fase di scavo e di studio, dove stati rinvenuti oltre duecento papiri. L’antico Teatro, saccheggiato dai primi scopritori del Settecento, è ancora oggi sepolto sotto uno spesso strato di tufo ed è possibile osservarne alcune strutture solo addentrandosi per scale e cunicoli. E proprio in questi anfratti capita oggi, a volte, di fare un curioso incontro: con falchi e falconieri impiegati da qualche anno per proteggere questo luogo classificato dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità” dalla nidificazione selvaggia e dal guano acido di colombi ed altri uccelli che sporcano e distruggono gli affreschi e le statue.
“Ercolano ci ha restituito anche molti tessuti; quelli più frequentemente impiegati all’epoca erano la lana, il lino e la canapa. Esisteva un’altra fibra naturale prodotta in zona che derivava dalle piante di ginestra. Spesso, per le colorazioni, si impiegavano tinte naturale di piante presenti in zona. Il color porpora era poi un vero e proprio status symbol: questo a causa dell’elevatissimo costo. Per ottenere qualche grammo di colorante, bisognava infatti lavorare decine di migliaia di molluschi, nelle cui ghiandole era contenuto il pigmento”.