Reperti organici a “raccontare” la vita di un tempo
Tra gli scaffali del laboratorio della professoressa Ciarallo, sono migliaia i reperti organici provenienti dagli scavi. Erbe, conchiglie, semi e legni che ci permettono di ricostruire le coltivazioni, i traffici, le abitudini alimentari, perfino le ricette cosmetiche e di cucina. È materiale preziosissimo che si pensa di rendere completamente fruibile a beneficio del visitatore e che per ora racconta agli studiosi dettagli straordinari ed evoca, in chi ha la fortuna di curiosare, emozioni uniche. È il caso di un paio di pagnotte carbonizzate che danno ancora l’impressione di odorare di forno e di vita, così come sembrano vive e frequentate le stanze delle case private e degli edifici pubblici di Ercolano.
La colata piroclastica ha cementato l’antica città in un tufo biancastro che rende da sempre difficile lo scavo, ma che proprio per questo ha preservato gli edifici in uno stato di conservazione migliore rispetto a Pompei, con molti piani superiori delle abitazioni pervenuti intatti. Così ci si imbatte di frequente in quanto resta di travi e strutture di legno carbonizzato, che dimostrano come questo materiale venisse usato anche per impieghi strutturali. “Questi scavi ci offrono anche una testimonianza di come andava mutando l’impiego del vetro” aggiunge Ciarallo “proprio nel primo secolo assistiamo alla produzione di lastre, che potremmo definire ‘industriali’. Fino ad allora il vetro era soffiato e i vetri per le finestre erano di dimensioni molto ridotte, come quelli trovati a Pompei. Ercolano ci ha tramandato, invece, delle strutture di legno che sostenevano lastre di discrete dimensioni. Questo testimonia che la lavorazione era, appunto, cambiata e permetteva di realizzare delle ampie vetrate per i giardini d’inverno che adornavano le case più ricche”.
Centro di villeggiatura, per i ricchi della vicina Neapolis
A differenza di Pompei, le pietre dei cardi e dei decumani non sono incise dalle tracce delle ruote delle carrozze e delle bighe; segno che questa cittadina era meno caotica. Gli abitanti di Ercolano si dedicavano certamente alla pesca e in città veniva svolto soltanto il piccolo commercio. La posizione geografica e il clima mite ne fecero un luogo di villeggiatura, soprattutto per i ceti più ricchi della vicina Neapolis. Sorsero così splendide dimore, ricche di decorazioni marmoree, statue, mosaici e affreschi. La Villa dei Cervi è certamente un esempio del gusto estetico di allora. Tra il 1981 e il 1993 sono stati rinvenuti, vicino al recinto sacro dedicato a Venere nei pressi della spiaggia, circa trecento scheletri di fuggiaschi, rimasti sepolti dalla prima pioggia di materiale vulcanico ad una temperatura di quattrocento gradi. I corpi si trovano nei fornici che sostengono le terrazze sovrastanti, ad una quota inferiore al livello del mare. Anche in considerazione delle difficoltà di conservazione, sono stati realizzati calchi di alcuni di questi corpi, vicino ai quali sono stati ritrovati oggetti preziosi, gruzzoli di monete e finanche una borsa con strumenti medici. Cose utili e preziose per chi scappa. Una fotografia della tragedia e di un’umanità che ci accomuna, al di là del tempo.
Notizie utili
Per visitare gli Scavi di Ercolano
Apertura dal 1° novembre al 31 marzo: tutti i giorni dalle ore 8.30 alle ore 17.00; ultimo ingresso alle 15,30.
Dal 1° aprile al 31 ottobre l’ingresso è giornaliero, dalle ore 8.30 alle ore 19.30; ultimo ingresso alle 18.
Giorni di chiusura: 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre.