Mercoledì 8 Maggio 2024 - Anno XXII

Gujarat: Leoni asiatici, templi e notti da Nababbi

A zonzo nelle città e cittadine del Gujarat, fra templi dalle scalinate altissime, musei con auto di lusso, alberghi ex palazzi preziosi di Maharajà ricchissimi. Con la speranza, delusa, di incontrare il famoso “Leone Asiatico”

Scalinate fino al cielo

Gujarat: Leoni asiatici, templi e notti da Nababbi

‘Highlights’, attrazioni locali: nel policromo mausoleo (Mahabat Maqmara) di metà ‘800, un gran bel mixage di architettura indo-euro-islamica; all’Uparkot Fort si arriva in salita per poi scendere in due plurisecolari pozzi a gradini eppoi l’attività fisica prosegue con il giro della possente muraglia; a Girnar Hill, distante 10.000 (pure irregolari) gradini di pietra, vorrà recarsi, ad ammirare natura e misticismo, chi non ha già previsto (solo 7200 gradini) la scarpinata all’ancor più importante santuario Giainista di Palitana (vedi avanti). Dopo un elefante (di probabile ‘impiego turistico’) avvistato in una strada di Ahmedabad, alcuni cammelli (ad ‘uso agricolo’) in campagna e gli entusiasmanti Asini Selvatici rincorsi nel Ranno of Kutch, i miei contatti con la zoologia del Gujarat proseguono nel Sasan Gir National Park alla (possibile) scoperta del Panthera Leo Persica o Leone Asiatico (da non confondersi con il Panthera Leo Leo alias Leone Africano).

Un Leone (asiatico) con voglia di “privacy”

Gujarat: Leoni asiatici, templi e notti da Nababbi

Un tempo comune dalla Siria all’India orientale, riconoscibile per la criniera meno folta ma più espansa, il leone detto anche del Thar sarebbe scomparso (ne erano rimasti 12) se all’inizio del secolo scorso l’ecologo (ma in precedenza ne aveva accoppati parecchi) Nawab/nababbo di Junagadh non avesse istituito questo Parco. All’attuale anagrafe si contano 440 leoni e leonesse, tutti assai restii a farsi vedere (voglia di privacy, prole a cui pensare, problemi di prede, sempre più rare, e il leone asiatico mangia solo carne fresca, mica l’africano che assente la carne fresca non disdegna le carogne). Foto, quindi niente – meglio gli Asini del Rann dei Leoni del Gir – ricorro alla fantasia (non erano ubicati in India quei salgariani racconti di cacce dall’elefante e tigri zompanti?) non senza dubitare sui safari turistici rompenti le balle agli animali (non è forse meglio andarli a vedere in un – comodo e spazioso – zoo, o in subordine ammirarli mediante belle foto in 3D?).

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Templi e scale, di fronte al Mare Arabico

Gujarat: Leoni asiatici, templi e notti da Nababbi

Dalla natura alla fede, al tempio hindu di Somnath, una sosta dovuta per diversi motivi: la millenaria storia (è stato ricostruito almeno sette volte) del ‘complesso’ monumento, così come lo è tutta l’architettura hindu; il lingam (simbolo fallico) di Shiva, oggetto di enorme culto non solo locale; la bella posizione su una spiaggia, da cui, finalmente, il primo sguardo sul Mar Arabico. Dalle acque di questa parte dell’oceano Indiano approdarono i portoghesi a Diu – raggiunta dopo lo stop a Somnath – una delle tre località coloniali lusitane in India (tanto importante da dedicarvi tutta la prossima puntata).

La notte noble and snob di Gondal è rivissuta a Bhavnagar al ‘Nilambag Palace’, 1859, qui invece del museo delle regie vetture è esposta una carrozza del treno usato per le gite del Maharajà. Oltre la augusta dimora, di due Museums più che il Gandhi Smriti si consiglia di soffermarsi al Burton, solo una vecchia e polverosa biblioteca di arredamento assai coloniale, ma quanto profumo di British Empire. E da Bhavnagar il minibus mi porta a Palitana, una sorta di Capo Canaveral perché di lì comincia l’ascesa dei pellegrini Giainisti ai non so quanti veneratissimi templi costruiti in più di dieci secoli sull’altura di Shatrunjaya. La distanza (ovviamente coperta cunt i scarp de tènis, perché da giovine zompai fino alla Capanna Margherita, Monte Rosa, eppoi quei 50 euro di trasporto in portantina, quando mai! )? Non so quanti metri né il dislivello, mi basta il numero dei gradini eliminati in circa quattro ore tra un banfone e l’altro: 3.500, ovvio idem al ritorno, da cui ‘circa’ 7.000, quando si dice l’acido lattico. Da Bhavnagar ad Ahmedabad, con breve sosta a Lothal (scavi e museo di 4.000 anni fa, prima che quei conquistadores degli Ariani approdassero in India dalla Persia a creare quella tanto chiacchierata razza (detta anche Caucasica) celebrata dal dottor Goebbels (oltretutto nella vicenda degli Arya era già compresa pure la svastika). Fine della gita nel Gujarat, India occidentale (sul Mare Arabico e ai confini col Pakistan). (19/04/2012)

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