Venerdì 3 Maggio 2024 - Anno XXII

Dopo BIT: grazie per le cortesi attenzioni!

Per la serie “Magna & Bevi”. Embé, che c’è di male? Anzitutto per lenire un po’ le malinconie dovute al lento (mica troppo) decadimento della “manifestazione BIT”. Poi perché ritrovare gli amici che ti parlano della loro terra, facendotene gustare il meglio, fa bene al cuore (e al gargarozzo)

Critiche (eventuali): je m’en foute … I don’t care

Dopo BIT: grazie per le cortesi attenzioni!

P.S.: I soliti puristi (per fortuna pochini, in quanto minoranza tra i miei già scarsi lettori, ma mi va bene così, perché è bello dire quel che si pensa) mi accuseranno di vacuità e stolta leggerezza perché nelle suesposte righe non v’è traccia di dotte e seriose descrizioni, di quanto accaduto nella Borsa del Turismo. E ce credo. Provate voi a tornare in un posto laddove hai vissuto epiche vicende (stand faraonici in padiglioni il doppio di quelli attuali, gente a gogò – e a metà pomeriggio arrivavano pure le orchestrine jazz del mio amico Gino Valdegrani – lo scrivente che nello stand inventava pure gustose magnatine innaffiate dai vini dell’Oltrepò portatimi dal mè amìs Giuliano – chi ha mai avuto un vinaio personale in una fiera del turismo? – tanta allegrìa e bonomìa e ancor più affari….). E adesso ti ritrovi tra (pochi) raffazzonati stand (io, poi, visti alla Fitur quelli mega di alcuni Paesi del centrosud America e i loro minifigliocci della Bit non potevo che intristirmi), distribuiti così, alla pene di segugio (stavolta frego chi mi accusa di dire sconcezze) fosse solo per riempire lacrimevoli vuoti (un giornale con le pagine bianche rallegra forse qualcuno?). Che male c’è, dunque, se ho bevuto per dimenticare?

(27/02/2014)

Delizie Adriatiche

Dopo BIT: grazie per le cortesi attenzioni!

Ma eccomi nel Belpaese (e la parte migliore! tutte le regioni visitate si affacciano sul mio diletto Adriatico). Quei sadici  pugliesi del Movimento Turismo del Vino mi hanno obbligato a subire un doppio turno sibaritico, andata e ritorno, in casa (Bit) e in trasferta (una show room di via Larga): nel primo tempo del match, orecchiette e mozzarella, come farle, nel secondo tempo come papparle, innaffiate (dicevasi antan) dai saporiti non meno che decisi (ri-dicevasi antan quando il nettare raggiungeva robuste gradazioni) vini di Puglia. Nelle Marche sono stato accolto  a grattate di tartufo nero dalle amiche di Elabora (mie anfitrione ad Ascoli Piceno e dintorni quando nel dicembre scorso imperversò un’epoca glaciale che avrebbe fatto tanto piacere ai putiniani organizzatori delle Olimpiadi invernali di Soci). Sul tartufo, vini (rossi, perché, come dico sempre col Paolo Figna , “il vino è rosso” – “nero” per quelli nati prima del ’38, e il “bianco è una bibita”). Ma, ahimè, quelle eccelse olive all’ascolana di Donna Rosa a Roccafluvione (alla Bit) posso solo sognarle. 
Infine, last but not least, ultimo ma non meno importante, dicono i british, e stavolta pure il più importante, fosse solo per le ascendenze (e vabbè, anche per le lasagne, i garganelli, il grana, il porsùt, la piè al secolo piadina, il Sangiovese e l’Albana – uno dei pochi bianchi a non esser “bibita”) le mie apparizioni (un filino di disinteressata umanità non guasta mai) a salutare la Lina e il Vanni Dolcini nello stand della Romagna–Emilia. Hony Soit chi vuol pensare male, ma in tutti e tre giorni mi capitava di ‘passare di lì’ verso l’una.

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