Workshop: tavolini, dépliants e spazi angusti
Arrivo e vengo indirizzato al bel salone centrale ma non trovo dove sedermi, troppi i clienti dell’hotel più i soliti noti della Banda della Tartina. Alla sosta eretta segue il workshop ma anch’esso in piedi: non è infatti facile fare adagiare 70 culi su 56 superfici piatte. Parla l’ospite invitante e come accade a molti brasileiros crede di ‘falar’ in italiano ma non si capisce una fava o quasi; in compenso mostra quel che vuol vendere proiettando sullo schermo un filmino che si vede male (e si continua a non capire). Dovrebbero seguire i tète-à-tète, i contatti diretti, ma nel citato minispazio c’è posto solo per 4 tavolini mentre i poareti che vorrebbero vendere la loro merce sono (almeno, ma non è chiaro) 5 o 6 ai quali vanno aggiunti i sullodati 70 circa venuti per comprare. Un bel casino.
All’hotel o in Osteria? Questo è il dilemma!
E si passa a ‘Lu Magnare’. Da una porticina che si apre in un minicorridoio conducente alla minuscola sala del workshop (lì si degusterà) escono 2 o 3 camerieri con piccoli vassoi di modesta capienza. A quel punto gli Sbafanti in s.p.e. e la task force della Banda della Tartina capiscono al volo che se non bloccano gli approvvigionamenti alla fonte finiranno digiuni. Presidiano pertanto la porticina sgraffignando quei pochi mangiarini che i camerieri tentano di trasportare ai work-scippati. E da bere? Qualcosa c’è scappato, ma se per una Caipirinha un pover crist deve lottare più di un Marine a Iwo Jima, beh, sarà vita?
Non so com’è finito il “sorteggio”.
P.S. Ma (adesso che non ci sono più danée, e considerato che è dura fare i signori senza i soldi) sarà mica possibile finirla con queste trite e ritrite seratine promozional-turistiche? Inventare cosine, incontri, posti un filino più semplici, diversi, naturali dei soliti alberghi con i soliti (improbabili, tristanzuoli) canapè e spumantini? Una bella osteria, ampia; allegria, pan e salam, magari anche un umile stracotto (eppoi vabbè il “sorteggio”); tutto questo: proprio no?
(02/02/2012)
Turismo: riti promozionali
E la professionalità, l’andare a queste manifestazioni per fini di bottega, imparare? Ma mi faccia il piacere! Sì, vabbè, nella liturgia del programma (accoglienza, discorsino, filmino, drinks e sbafatina) ci sarebbe anche un po’ di tempo per il workshop: ma un po’ perché, grazie a internet sai già tutto, un po’ perché la persona che cerchi tu è sempre impegnata, va a finire che ti ritrovi al tavolino di fianco solo perché c’è posto e ti fa pena il solitario promotore di una città o regione sfigata di cui però non ti frega assolutamente niente. Al termine della suesposta critica la cortese aficiòn lettrice avrà per certo afferrato che a questi happening di promozione turistica vado raramente. Un bravo scriba, però, deve pur sempre aggiornarsi, documentarsi costantemente, senza contare che possiedo pure (nella vita, dicunt a Milano, “gh’è el so bel e el so brut”, c’è il bello e il brutto) una mogliera sedicente tour operator, che una tantum mi chiede di condividere i suesposti orrori. E avendo recentemente partecipato a una di queste sbafatine passo a descriverla. Mi reco sempre con piacere nell’albergo ospitante il mio ultimo colpo di vita, un hotel peraltro poco usato per ‘cocktails’ e promozioni, dicono per motivi di spazio, spero non perché vecchio (per me, antico pensatore decadente e aficionado alla storia, una dote, un ‘plus’, che in questo caso si configura in eleganza di altri tempi, arredamento d’epoca, calore e accoglienza come è giusto attendersi in un edificio del romantico ’800).
In effetti scopro che l’albergo di spazio per indottrinarvi una settantina di persone ne ha pochino, e se a problemi di movimento dei gomiti si aggiunge una certa precarietà del servizio rimpiango la bottiglieria sottocasa che non se la tira.